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Quest’oggi andremo a vedere un riassunto del comunismo molto dettagliato, approfondendo i vari gerarchi dell’ideologia comunista, anche quelli che vengono chiamati comunisti pur non essendolo.
Il comunismo è stato un movimento politico e un sistema di governo molto controverso e discusso. Il primo paese ad adottarlo è stata l’Unione Sovietica, la federazione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche nata in seguito alla Rivoluzione d’Ottobre per mano dell’avvocato Vladimir Il’ic Ul’janov detto Lenin, la cui vita e pensiero vi abbiamo raccontato nell’articolo dedicato alla Rivoluzione Russa. In questo riassunto sul comunismo, vedremo come questo movimento politico è nato, come si è sviluppato, e come è morto.

Comunismo riassunto


Chi ha inventato il Comunismo


Il comunismo è una forma esagerata di socialismo e, come possibile forma di governo di uno stato, fu concepito nel diciannovesimo secolo dal filosofo tedesco Karl Marx e dal sociologo, suo connazionale: Friedrich Engels.


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I due pensatori erano convinti che le differenze che c’erano fra il proletariato industriale (la classe più povera e sfruttata degli operai industriali, che non possedevano alcun bene a parte i loro figli) e la borghesia capitalista (i cosiddetti “padroni”, quelli che erano definiti come sfruttatori) si dovessero alla fine risolvere con una rivoluzione (la “lotta di classe”), in cui la classe degli operai sarebbe senz’altro uscita vincitrice. Sarebbe così nata una nuova società, senza classi sociali, senza differenze e senza oppressione. Tutte queste idee, vennero incluse in un trattato, ” Il Manifesto del Partito Comunista“, che Marx ed Engels pubblicarono nel 1848, cui seguì nel 1867 un’altra importante opera, “Il Capitale”, in cui Marx illustrò tutti i punti del suo pensiero.

L’avvocato Lenin studiò bene queste opere e ne fece la base della sua politica, che divenne la Forma di Governo della sua Unione Sovietica quando egli prese il potere nel 1917.

 Il  comunismo di Lenin


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Come abbiamo detto, la Rivoluzione Russa del 1917 aveva destituito lo Zar e stabilito un nuovo tipo di governo in Russia, guidato da Lenin e dai Bolscevichi, organizzati in Soviet, da cui il nome Unione Sovietica, che sostituì ben presto il nome “Russia”, quando le altre “repubbliche socialiste sovietiche”  si unirono alla Russia per contribuire alla causa. 

Una volta salito al potere, Lenin fu capace di creare un governo stabile e forte, anche grazie al grande sostegno popolare di cui godeva. Lenin riuscì a ridistribuire le vaste terre coltivabili ai contadini e a rilanciare la produzione industriale grazie alla sua NEP  (La Nuova Politica Economica, approvata nel 1921). I bolscevichi erano fortemente convinti che, visto il successo della politica di Lenin, anche i paesi occidentali avrebbero preso parte alla rivoluzione Bolscevica, e che il comunismo si sarebbe diffuso in tutta Europa. In parte ci riuscirono, nel senso che negli anni ’20 nacquero in giro per l’europa numerosi partiti comunisti, su tutti, quello Italiano, fondato nel 1921 da Antonio Gramsci e Amedeo Bordiga, e quello tedesco, ma non riuscirono mai a imporsi con una forte rivoluzione come quella russa. Ci provarono in Italia, nel cosiddetto “Biennio Rosso“, ma senza successo; in Germania, dopo qualche successo alle elezioni, il Partito Comunista Tedesco venne sventrato dai Nazionalsocialisti di Hitler, cioè dal Nazismo, una volta che questi fu salito al potere.
Il grande successo di Lenin, però, durò poco, perché nel 1922 sopraggiunse la malattia, che lo condusse alla morte nel giro di un paio d’anni. Ciò portò ad un periodo di instabilità dovuto al vuoto di potere, e alla lotta tra chi appoggiava i due diversi candidati alla Segreteria Generale del Partito: Lev Trotskij e Josif Dzhugashvili detto Stalin. Nel suo testamento, però, Lenin metteva in guardia gli alti esponenti del partito dall’affidare la segreteria a quest ultimo, perché affidargli un potere eccessivo sarebbe potuto essere dannoso per la Russia; nonostante ciò, Stalin fu eletto Segretario Generale del Partito e, con il consenso e l’approvazione degli altri membri, estromise l’avversario Trotskij, il quale venne poi espulso dal partito e esiliato. Trotskij sarebbe poi morto in Messico, dove si era rifugiato, nel 1940, ucciso da sicari mandati da Stalin.

Il comunismo di Stalin

Josif Vissarionovic Dzhugasvili, detto “Stalin”, che significa “l’uomo d’acciaio”, nacque il 18 dicembre 1878 a Gori, un piccolo villaggio della Georgia, da un ciabattino di origine ebraica e da una lavandaia. Ottenne il suo soprannome durante la rivoluzione. Prima di diventare un rivoluzionario e unirsi al partito di Lenin intraprese gli studi in Seminario, ma li lasciò proprio per dedicarsi alla politica. Il suo ruolo nella rivoluzione non fu fondamentale ma comunque importante, ma una volta ottenuto il potere, sostenne di essere stato un leader della rivoluzione e di essere stato il braccio destro di Lenin. 
Il suo comunismo fu esagerato e dispotico: sostituì la NEP di Lenin, che stava portando buoni frutti, con i cosiddetti Piani Quinquennali: il primo fu lanciato nel 1928 e aveva come scopo l’aumento della produzione di carbone e acciaio, oltre che di macchinari e attrezzature agricole, privilegiando questi settori alla produzione di oggetti domestici e indumenti. Per poter controllare meglio la riuscita di questi piani, volle che tutta la produzione industriale fosse fortemente controllata dallo Stato e per attuare ciò, ordinò che tutte le industrie diventassero di proprietà statale, abolendo di fatto la proprietà privata. Gli operai impiegati venivano pagati a cottimo, cioè in base a quanto riuscivano a produrre e il minatore Alexei Stakhanov, che secondo la leadership sovietica fu in grado di estrarre da solo, in un solo turno, una quantità di carbone quindici volte superiore a quella dei suoi colleghi, venne preso a modello da tutti gli operai, portando alla nascita del cosiddetto “Stakhanovismo“.
Anche il settore agricolo venne reso comunista. Stalin, infatti, voleva che la produzione agricola fosse sufficiente per nutrire tutti gli operai delle città, in modo da poter far avanzare rapidamente la produzione industriale. I contadini, quindi, già in precedenza una delle classi più sfruttate e misere, vennero costretti a cedere allo stato le terre appena ottenute grazie a Lenin, e a lavorare in grandi cooperative agricole (kolchotz) gestite dallo stato stesso. La classe dei Kulaki, i proprietari terrieri benestanti che potevano permettersi di assumere dei braccianti, venne completamente smembrata, i loro  beni furono espropriati dallo stato e loro vennero condotti a lavorare nelle cooperative agricole insieme ai loro ex braccianti. Questa collettivizzazione forzata dell’agricoltura riuscì ad ottimizzare il processo produttivo, creando degli esuberi di manodopera, che fu inviata a lavorare nelle fabbriche. Chi si rifiutava, veniva giustiziato o inviato ai campi di lavoro forzato, detti GULAG, dalla sigla che identificava la polizia che li controllava. 
Negli anni ’30, Stalin si dedicò fortemente all’eliminazione di tutti i suoi avversari politici, che faceva trucidare o condurre nei GULAG, e a istituire un vera e propria propaganda, basata principalmente culto della sua personalità.

La Guerra Fredda e la Fine Del Comunismo

Stalin partecipò e uscì vincitore dalla Seconda Guerra Mondiale e rimase al potere fino al 1953, anno in cui morì. Dopo la guerra, in tutti i paesi dell’Europa Orientale (Polonia, Cecoslovacchia, Ungheria, Romania, Bulgaria, Jugoslavia, Albania e anche la Germania Orientale, la DDR, nata dopo la divisione della Germania tra le potenze vincitrici) si instaurarono regimi politici a modello sovietico, che prendevano ordini direttamente da Mosca. Anche in Asia si diffuse il comunismo, ad adottare questo sistema furono la Cina di Mao Tse-Tung, la Cambogia degli Khmer Rossi di Pol Pot, la Corea del Nord, nata in seguito alla Guerra di Corea e il Vietnam del Nord di Ho Chi Minh, che dopo la Guerra del Vietnam estese il comunismo a tutto il paese. Il comunismo non riuscì a sfondare in Africa, anche se qualche tentativo ci fu, come per esempio il regime di Hailé Mengistu, detto il “Negus Rosso”, in Etiopia. In America, il rivoluzionario Ernesto Che Guevara destituì il capo di stato di Cuba Fulgencio Batista e venne instaurato nell’isola un governo comunista, che dura ancora adesso anche se il paese ha aperto agli Stati Uniti D’America.
Tutti questi paesi, componevano il cosiddetto “blocco comunista“, cioè il blocco di tutti i paesi alleati dell’Unione Sovietica, contrapposto al “blocco occidentale“, composto dagli alleati degli USA.
Il periodo dopo la Seconda Guerra Mondiale fu fortemente caratterizzato dallo scontro ideologico e tecnologico tra le due superpotenze americana e sovietica. Questo periodo fu chiamato “Guerra Fredda“, perché non si trattò di una vera e propria guerra (anche se gli scontri armati ci furono, la Guerra di Corea e la Guerra del Vietnam ne sono un esempio). Tutto ciò si concluse quando, il 9 novembre 1989, crollò il muro che separava in due la città di Berlino. Questo evento segnò definitivamente la morte del sistema comunista e negli anni successivi l’Unione Sovietica si smembrò, lasciando il posto alla Federazione Russa attuale.

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