Il Nazismo è stato un movimento politico, al pari del fascismo, caratterizzato da un esagerato sentimento nazionalista e razzista. Lo analizzeremo meglio in questo riassunto sul nazismo, nato a Monaco di Baviera nel 1921 sotto il nome di Partito Nazional Socialista dei Lavoratori Tedeschi, per mano di Adolf Hitler, il quale riuscì a sfruttare la situazione di miseria e oppressione che stava vivendo il popolo tedesco per raggiungere il potere assoluto e incontrastato.
Cosa vuol dire Nazismo?
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Il Nazionalsocialismo è un socialismo caratterizzato da una forte componente nazionalista, che tende a identificare la propria nazione come superiore ed a esaltarla considerando inferiori tutte le altre, con tutto ciò che questo comporta: razzismo (tutte le altre popolazioni sono inferiori e devono essere escluse e eliminate), esaltazione del folklore e della cultura nazionale (per esempio, con la rinascita del culto pagano. Più volte Hitler nei suoi dicorsi fece riferimento per esempio al Walhalla, elemento della mitologia germanica) e naturalmente, populismo e demagogia fortissimi.
Chi era Adolf Hitler?
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In gioventù, a Hitler non interessava la politica, voleva diventare un grande artista. Si iscrisse quindi all’Accademia delle Belle Arti di Vienna, ma non portò a termine gli studi. Le sue opere, acquerelli sopratutto, sono ancora in circolazione e hanno un discreto valore, più storico che artistico però. A Vienna viveva come un artista bohémienne, fino a quando, nel 1913, si trasferì a Monaco di Baviera. Allo scoppio della guerra, si arruolò nell’esercito come soldato e si distinse abbastanza valorosamente nei combattimenti, tanto che gli venne conferita la croce di ferro. Tutto fino a quando, durante un’azione di guerra, venne ferito gravemente e rimase cieco per qualche momento.
Nel Mein Kampf, il libro in cui espose il suo pensiero e che diventò il manifesto della sua organizzazione politica, Hitler scrisse che in quel momento ebbe una visione, in cui gli venne detto che la Germania era stata sconfitta e che la causa di tutto fossero stati gli Ebrei e che era suo compito salvare la Nazione e il Popolo Tedesco da questa minaccia. Da quel momento, Hitler fu determinato a portare a termine questa missione. Da quel momento, si vedeva come l’unico salvatore della Germania, una specie di Messia che avrebbe portato i tedeschi a dominare il mondo.
Per attuare ciò, era costretto a ottenere il massimo potere. Finita la guerra, tornò quindi a Monaco, la sua città di adozione, e si unì al DAP (Deutsche Arbeiterpartei, Partito dei Lavoratori Tedeschi), una formazione di Destra fondata nel 1919 guidata da Anton Drexler e appoggiata dal 1923 anche dall’ex feldmaresciallo Erich Ludendorff. Preso, nel 1921, il controllo di questo partito, ne cambiò il nome in NSDAP (Nazionalsozialistische Deutsche Arbeiterpartei, Partito Nazionalsocialista dei Lavoratori Tedeschi) e iniziò a progettare la sua scalata al potere. La prima, vera azione politica della nuova formazione è il cosiddetto Putsch della Birreria Di Monaco, un tentato colpo di stato che ebbe inizio nella birreria dove il partito aveva il suo quatriere generale. Il Putsch fallì e Hitler venne condannato a cinque anni di carcere, dei quali però ne scontò appena nove mesi, durante i quali ebbe l’occasione di mettere nero su bianco il suo pensiero, o come sostenne lui, la Sua Battaglia (in prima persona, il Mein Kampf).
I Nazisti prendono il potere in Germania
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Uscito di carcere, Hitler tentò più volte di ottenere il potere per vie tradizionali, proponendo la sua formazione alle elezioni. Le prime volte, il successo fu scarso, l’NSDAP venne superato perfino dagli odiati Comunisti, che Hitler odiava perché temeva che potesse esplodere una seconda rivoluzione bolscevica dopo quella russa, mandando a monte tutti i suoi obbiettivi. Per riuscire la scalata alla urne, Hitler si affidò alla personalità e all’abilità di Joseph Goebbels, che diventò il suo ministro della propaganda. Grazie anche alle sue campagne, all’inizio dei Trenta l’NSDAP riuscì a mandare qualche uomo al Riechstag, il parlamento tedesco. La formazione di Hilter stava acquistando sempre più consenso popolare, anche grazie al programma fortemente populista, che in tempi di crisi durissima faceva leva sugli strati più bassi della popolazione.
Forte di questo successo, Hitler si candidò alle elezioni presidenziali del 1932. Il suo avversario, però, era il generale Paul Von Hindenburg, un eroe della guerra che seppur molto anziano, era ancora amatissimo dal popolo che riponeva in lui la sua fiducia. Manco a farlo apposta, Hindenburg trionfa. Alle politiche che ne seguirono, l’NSDAP ottenne la maggioranza assoluta. Hindenburg però, all’inizio si rifiutò di nominare Hitler cancelliere, perché temeva che potesse essere pericoloso, sciolse quindi le camere e proclamò nuove elezioni, nelle quali però il partito di Hitler bissò il successo delle elezioni precedenti.
A questo punto, nel 1933, Hindenburg fu costretto a nominare Hitler cancelliere. Hindenburg morì un anno dopo e vennero indette delle nuove elezioni presidenziali; questa volta, Hitler fu sicuro di portare a casa il risultato. Venne infatti eletto presidente, e una volta salito al potere, dichiarò caduta la Repubblica e istituì il Reich, il terzo dopo il Sacro Romano Impero e dopo il Kaiserreich prussiano della Prima Guerra Mondiale. Hitler diventò così Fuhrer dei Tedeschi. L’obbiettivo di Hitler era quello di creare un’eredità maggiore di quella del Sacro Romano Impero, creando una nazione capace di durare per più di mille anni. Sappiamo benissimo che non ci riuscì.
Il successo di Hitler dipese soprattutto dalla disperazione che molti tedeschi provavano nei confronti dell’incapacità dei vari governi che si succedettero, che non furono in grado di attuare politiche efficaci per uscire dalla crisi economica che affliggeva la Germania. L’NSDAP si proponeva come una formazione forte, stabile, potente e unita.
La Politica Hitleriana: razzismo e persecuzione
La Gioventù Hitleriana
La propaganda: le olimpiadi di Berlino
La Fine del Nazismo
A guerra finita, tutti i principali gerarchi nazisti che non si erano suicidati furono processati e giustiziati nel Maxi processo di Norimberga per crimini contro l’umanità. Alcuni riuscirono a scappare, alcuni furono trovati e processati, come Adolf Eichmann, architetto della Soluzione Finale; altri invece morirono latitanti, come il medico di Auschwitz Josef Mengele, che morì in Sudamerica nel 1979.