Il Nazismo è stato un movimento politico, al pari del fascismo, caratterizzato da un esagerato sentimento nazionalista e razzista. Lo analizzeremo meglio in questo riassunto sul nazismo, nato a Monaco di Baviera nel 1921 sotto il nome di Partito Nazional Socialista dei Lavoratori Tedeschi, per mano di Adolf Hitler, il quale riuscì a sfruttare la situazione di miseria e oppressione che stava vivendo il popolo tedesco per raggiungere il potere assoluto e incontrastato.

Nazismo riassunto

Cosa vuol dire Nazismo?

Nazismo è la crasi (la fusione di due parole in una) di Nazionalsocialismo. Indica una forma molto radicale di socialismo, che però non ha niente a che vedere con quello che noi intendiamo per socialismo.

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Il Nazionalsocialismo è un socialismo caratterizzato da una forte componente nazionalista, che tende a identificare la propria nazione come superiore ed a esaltarla considerando inferiori tutte le altre, con tutto ciò che questo comporta: razzismo (tutte le altre popolazioni sono inferiori e devono essere escluse e eliminate), esaltazione del folklore e della cultura nazionale (per esempio, con la rinascita del culto pagano. Più volte Hitler nei suoi dicorsi fece riferimento per esempio al Walhalla, elemento della mitologia germanica) e naturalmente, populismo e demagogia fortissimi. 

Hitler puntò forte su questi punti per raggiungere il potere supremo in Germania. Ma…

Chi era Adolf Hitler? 

Adolf Hitler nacque il 20 aprile del 1889 a Braunau am Inn, nell’Alta Austria, al confine con la Baviera. Il padre di Hitler, Alois, era un ufficiale della dogana e la madre, Klara, molto più giovane del marito e mezza imparentata con lui, era totalmente sottomessa e subordinata al marito, tanto che sfruttò questa sua subordinazione per infondere al figlio l’idea che dovesse sentirsi superiore a tutto e a tutti. 

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In gioventù, a Hitler non interessava la politica, voleva diventare un grande artista. Si iscrisse quindi all’Accademia delle Belle Arti di Vienna, ma non portò a termine gli studi. Le sue opere, acquerelli sopratutto, sono ancora in circolazione e hanno un discreto valore, più storico che artistico però. A Vienna viveva come un artista bohémienne, fino a quando, nel 1913, si trasferì a Monaco di Baviera. Allo scoppio della guerra, si arruolò nell’esercito come soldato e si distinse abbastanza valorosamente nei combattimenti, tanto che gli venne conferita la croce di ferro. Tutto fino a quando, durante un’azione di guerra, venne ferito gravemente e rimase cieco per qualche momento.

Nel Mein Kampf, il libro in cui espose il suo pensiero e che diventò il manifesto della sua organizzazione politica, Hitler scrisse che in quel momento ebbe una visione, in cui gli venne detto che la Germania era stata sconfitta e che la causa di tutto fossero stati gli Ebrei e che era suo compito salvare la Nazione e il Popolo Tedesco da questa minaccia. Da quel momento, Hitler fu determinato a portare a termine questa missione. Da quel momento, si vedeva come l’unico salvatore della Germania, una specie di Messia che avrebbe portato i tedeschi a dominare il mondo.

Per attuare ciò, era costretto a ottenere il massimo potere. Finita la guerra, tornò quindi a Monaco, la sua città di adozione, e si unì al DAP (Deutsche Arbeiterpartei, Partito dei Lavoratori Tedeschi), una formazione di Destra fondata nel 1919 guidata da Anton Drexler e appoggiata dal 1923 anche dall’ex feldmaresciallo Erich Ludendorff.  Preso, nel 1921, il controllo di questo partito, ne cambiò il nome in NSDAP (Nazionalsozialistische Deutsche Arbeiterpartei, Partito Nazionalsocialista dei Lavoratori Tedeschi) e iniziò a progettare la sua scalata al potere. La prima, vera azione politica della nuova formazione è il cosiddetto Putsch della Birreria Di Monaco, un tentato colpo di stato che ebbe inizio nella birreria dove il partito aveva il suo quatriere generale. Il Putsch fallì e Hitler venne condannato a cinque anni di carcere, dei quali però ne scontò appena nove mesi, durante i quali ebbe l’occasione di mettere nero su bianco il suo pensiero, o come sostenne lui, la Sua Battaglia (in prima persona, il Mein Kampf).

I Nazisti prendono il potere in Germania

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Uscito di carcere, Hitler tentò più volte di ottenere il potere per vie tradizionali, proponendo la sua formazione alle elezioni. Le prime volte, il successo fu scarso, l’NSDAP venne superato perfino dagli odiati Comunisti, che Hitler odiava perché temeva che potesse esplodere una seconda rivoluzione bolscevica dopo quella russa, mandando a monte tutti i suoi obbiettivi. Per riuscire la scalata alla urne, Hitler si affidò alla personalità e all’abilità di Joseph Goebbels, che diventò il suo ministro della propaganda. Grazie anche alle sue campagne, all’inizio dei Trenta l’NSDAP riuscì a mandare qualche uomo al Riechstag, il parlamento tedesco. La formazione di Hilter stava acquistando sempre più consenso popolare, anche grazie al programma fortemente populista, che in tempi di crisi durissima faceva leva sugli strati più bassi della popolazione.

Forte di questo successo, Hitler si candidò alle elezioni presidenziali del 1932. Il suo avversario, però, era il generale Paul Von Hindenburg, un eroe della guerra che seppur molto anziano, era ancora amatissimo dal popolo che riponeva in lui la sua fiducia. Manco a farlo apposta, Hindenburg trionfa. Alle politiche che ne seguirono, l’NSDAP ottenne la maggioranza assoluta. Hindenburg però, all’inizio si rifiutò di nominare Hitler cancelliere, perché temeva che potesse essere pericoloso, sciolse quindi le camere e proclamò nuove elezioni, nelle quali però il partito di Hitler bissò il successo delle elezioni precedenti.

A questo punto, nel 1933, Hindenburg fu costretto a nominare Hitler cancelliere. Hindenburg morì un anno dopo e vennero indette delle nuove elezioni presidenziali; questa volta, Hitler fu sicuro di portare a casa il risultato. Venne infatti eletto presidente, e una volta salito al potere, dichiarò caduta la Repubblica e istituì il Reich, il terzo dopo il Sacro Romano Impero e dopo il Kaiserreich prussiano della Prima Guerra Mondiale. Hitler diventò così Fuhrer dei Tedeschi. L’obbiettivo di Hitler era quello di creare un’eredità maggiore di quella del Sacro Romano Impero, creando una nazione capace di durare per più di mille anni. Sappiamo benissimo che non ci riuscì.

Il successo di Hitler dipese soprattutto dalla disperazione che molti tedeschi provavano nei confronti dell’incapacità dei vari governi che si succedettero, che non furono in grado di attuare politiche efficaci per uscire dalla crisi economica che affliggeva la Germania. L’NSDAP si proponeva come una formazione forte, stabile, potente e unita.

La Politica Hitleriana: razzismo e persecuzione

Nella notte del 30 giugno del 1934, per “festeggiare” l’elezione di Hitler, le SS (Schutz-Staffeln, squadre di protezione), create da Hitler come guardia personale, assassinarono gran parte degli oppositori del nuovo Fuhrer. Molti di questi, appartenevano alle SA, le Sturmabteilung, squadre d’assalto, le camicie brune di Hilter, una sorta di esercito personale simile alle Camicie Nere fasciste, che Hitler stesso aveva fondato tredici anni prima, mentre si trovava ancora a Monaco. L’accusa fu di tradimento: Hitler annunciò che le persone uccise stavano cospirando ai suoi danni. Questo massacro passò alla storia come la “Notte dei Lunghi Coltelli“.
In quel momento, Hitler eliminò completamente le SA e gran parte delle sue mansioni fu affidata alle SS. Venne inoltre creata la Gestapo, la polizia segreta, pensata dal feldmaresciallo Hermann Goering, capo della Luftwaffe (l’aviazione tedesca) e considerato il braccio destro di Hitler.
SS e Gestapo furono incaricate per eliminare completamente qualsiasi forma di opposizione al regime, nel 1933 venne aperto il campo di concentramento di Dachau, vicino Monaco, esclusivamente per i prigionieri politici. Erano naturalmente perseguitati anche tutti coloro che non rispecchiavano la perfetta forma della “Razza Ariana” e tutti coloro che avevano qualche devianza sociale. Le SS e la Gestapo avevano poteri illimitati in materia di persecuzione ai danni di Ebrei, sindacalisti, comunisti, intellettuali di sinistra, ma anche pentecostali, testimoni di geova, zingari, disabili e omosessuali, considerati nemici del reich.
Contro gli ebrei, poi, vennero adottate misure particolarmente dure. Nel 1935 vennero pubblicate le leggi razziali di Norimberga, con le quali gli ebrei venivano esclusi totalmente da qualsiasi sorta di attività politica ed economica. Vennero di fatto privati della loro identità umana, considerati alla stregua di animali. La goccia che fece traboccare il vaso arrivò il 7 novembre del 1938, quando a Parigi uno studente polacco di origine ebrea sparò a un diplomatico tedesco. Goebbels sfruttò questo episodio a vantaggio del Fuhrer, invitando tutta la popolazione del Reich a ribellarsi contro gli ebrei. Il risultato fu la cosiddetta “Notte dei Cristalli“, in cui vennero demolite case, sinagoghe, negozi e attività gestite da ebrei in tutto il territorio tedesco. Il genocidio ebraico culminò durante la cosiddetta “soluzione finale”, in cui gli ebrei venivano condotti nei campi di sterminio e lì uccisi. Il regime nazista fu responsabile della morte di oltre 6 milioni di ebrei.

La Gioventù Hitleriana

L’opera di indottrinamento nazionale portata avanti da Hitler prevedeva anche un’educazione dei giovani che andasse d’accordo con l’ideologia nazista, più o meno come aveva fatto Mussolini in Italia con l’Opera Nazionale Balilla. I Ragazzi tedeschi, quindi, all’età di 13 anni dovevano entrare nella Gioventù Hitleriana. Venivano addestrati al combattimento, praticavano tra le altre cose attività sportive e di campeggio, stando rigorosamente in gruppo come una squadra e sottoposti a una rigidissima disciplina.  Le ragazze non erano escluse da tutto ciò, anzi, per loro esisteva la Lega delle fanciulle tedesche, dove le ragazze apprendevano la ginnastica e si preparavano alla maternità.

La propaganda: le olimpiadi di Berlino

Come abbiamo già accennato, alla base della riuscita degli obbiettivi di Hitler ci fu la grande opera propagandistica portata avanti da Joseph Goebbels, che istituì un vero e proprio culto della personalità del Fuhrer.
La massima espressione della propaganda nazista furono i giochi olimpici di Berlino del 1936: Goebbels vedeva i giochi come un’opportunità per mostrare al mondo la potenza degli atleti tedeschi, per dimostrare che appartenevano a una razza superiore. Quest’opera in parte fu un successo, la Germania conquistò il maggior numero di medaglie d’oro, ma fallì totalmente la componente razziale, poiché l’atleta afroamericano Jesse Owens riuscì a conquistare quattro medaglie d’oro. Hitler, indignato, si rifiutò di presentarsi alle premiazioni.

La Fine del Nazismo

La Seconda Guerra Mondiale, tanto voluta da Hitler, si rivelò invece un fallimento. Alla fine del 1944 la Germania era soverchiata a ovest dall’avanzata degli Alleati e a est da quella dell’Armata Rossa. Hitler però si rifiutava a cedere. Rinchiuso nel suo bunker sotto Berlino, il Fuhrer era convinto che la situazione sarebbe potuta rivolgersi a suo favore da un momento all’altro. Ciò non avvenne, e quando il 30 aprile le truppe russe già erano entrate a Berlino, egli si tolse la vita. Il Nazismo era morto con lui.

A guerra finita, tutti i principali gerarchi nazisti che non si erano suicidati furono processati e giustiziati nel Maxi processo di Norimberga per crimini contro l’umanità. Alcuni riuscirono a scappare, alcuni furono trovati e processati, come Adolf Eichmann, architetto della Soluzione Finale; altri invece morirono latitanti, come il medico di Auschwitz Josef Mengele, che morì in Sudamerica nel 1979.

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