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Il socialismo è una teoria politica nata come conseguenza della rivoluzione industriale. Di esso in molti parlano fermandosi però solo alla superficie, il che rende questa teoria molto discussa e spesso incomprensibile.
Il nostro intento però non è quello di far politica, non vogliamo che nessuno si senta forzato a “convertirsi” al socialismo, né mettere in discussione le vostre idee politiche. Noi qui vogliamo solamente trasmettere cultura, e arricchire le vostre conoscenze, non vogliamo assolutamente far politica, non è il nostro intendo e mai lo sarà. Questo blog sarà sempre apolitico.
In questo riassunto sul Socialismo, vedremo come e quando questo è nato, come si è diffuso e quali sono stati i principali leader socialisti. Fino a raggiungere l’impostazione odierna dei paesi socialisti ancora esistenti, o meglio i paesi che ancora adottano il socialismo come idea politica.

Socialismo riassunto

Che cos’è il Socialismo?


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Tanto per cominciare, bisogna aprire una parentesi storica: si inizia a parlare di “Socialismo” già nei primi decenni dell’Ottocento, precisamente nel periodo in cui si era già esaurita la Rivoluzione Francese e in Inghilterra era già esplosa quella Industriale.

Durante la Rivoluzione Francese nacque il motto, che ancora oggi è il motto ufficiale della Repubblica Francese, di “Liberté, Egalité, Fraternité“, in Italiano: libertà, uguaglianza, fratellanza Queste tre virtù sono considerate anche la base del socialismo moderno, che sostanzialmente è quell’ideologia politica che prevede l’abolizione delle classi sociali, rendendo così tutti gli uomini liberi e uguali tra di loro. 
Nella nuova società industriale il concetto di socialismo si rafforzò e divenne l’ideologia politica che più si avvicinava alle istanze della classe operaia: esso infatti prevedeva la limitazione del diritto di proprietà, in modo da porre il potere economico nelle mani degli operai e l’incoraggiamento alla nascita di una nuova morale basata sulla solidarietà e sulla cooperazione. Proprio per questi motivi, all’inizio veniva vista come un’ideologia sovversiva e quindi veniva osteggiata, ma in realtà l’ideologia socialista in sé non è mai stata rivoluzionaria e radicale, bensì riformista: i socialisti volevano modificare e rendere più equo il sistema capitalista, non eliminarlo del tutto.
La storia del socialismo si divide sostanzialmente in quattro periodi: il socialismo utopistico, il socialismo scientifico (o radicale), la socialdemocrazia e il socialismo moderno.

Il Socialismo Utopistico

Questa prima fase del socialismo è stata un fenomeno soprattutto Inglese e Francese e si riferisce a quella corrente di pensiero nata intorno agli anni ’30 del XIX secolo. I principali pensatori di questo tipo di socialismo sono stati l’inglese Robert Owen, che è considerato il padre del socialismo, e i francesi Pierre-Joseph Proudhon, il quale è anche considerato come il primo teorizzatore dell’Anarchia e Charles Fourier, l’autore del saggio “Teoria dei Quattro Movimenti“, considerato il manifesto del socialismo.

Questi pensatori criticavano in maniera molto accesa la nuova società nata dopo la Rivoluzione Industriale, in primo luogo perché lo ritenevano umanamente ingiusto, dal momento che la classe degli imprenditori e dei commercianti si arricchiva molto sulle spalle della classe operaia, che era sfruttata e costretta a condizioni di vita al limite dell’umano; in secondo luogo lo ritenevano inefficiente anche dal punto di vista economico, perché non ottimizzava la produzione di beni necessari privilegiando quella di beni di lusso, causando spesso problemi di sovrapproduzione e sottoconsumo (in pratica gran parte dei beni prodotti non venivano venduti).

Gli utopisti, infine, proponevano il pensiero Socialista come una reazione al Liberalismo sfrenato e individualista, caratteristica della società capitalista, che era un modo di fare caratterizzato da un forte egoismo e dalla totale mancanza dell’idea di benessere collettivo.

Il nome “utopistico” si rifà al trattato che il filosofo inglese Thomas More scrisse nel ‘500, intitolato appunto “Utopia”. In questo volume, More teorizzò una società idilliaca, in cui non esistevano differenze sociali e in cui era abolita la proprietà privata.

Questa idea di pensiero, però, fu molto criticata e osteggiata non solo dalla classe dirigente capitalista, che la riteneva un’ideologia sovversiva, ma anche da esponenti interni alla corrente socialista,  tra cui i noti intellettuali tedeschi Karl Marx e Friedrich Engels e il russo Michail Bakunin, i quali alla metà del secolo elaborarono un nuovo tipo di pensiero socialista: il Socialismo Scentifico, da cui si originarono il comunismo e l’anarchia.

Il Socialismo Scientifico, il Comunismo e l’Anarchia

Questa è una parte un po’ complicata, cercherò di semplificarla il più possibile. Nell’eventualità, potete consultare il riassunto sul Comunismo, in cui grossomodo questa parte è già stata affrontata.
Allora, Marx e Engels erano filosofi materialisti, esponenti cioè di quella corrente di pensiero che sostiene che la realtà sia una combinazione di materia e movimento. Marx, in particolare, applicò questa teoria alla correlazione tra storia ed economia: proponeva infatti un modello di sviluppo della storia basato sulle trasformazioni economiche.
Alla luce di questo, Marx e Engels sostenevano che la società capitalista del loro tempo fosse il risultato di un processo storico caratterizzato da una continua lotta di classe in cui prevaleva sempre il ricco. L’unico modo per eradicare il capitalismo, secondo i due, doveva quindi essere una nuova lotta di classe di tutto il proletariato, attraverso un processo di auto-emancipazione. 
In questo modo, il socialismo smetteva di essere un’utopia e diventava una vera e propria teoria scientifica, con regole precise basate sull’analisi storica e economica. 
Alla fine del secolo, la versione Marxista divenne la versione ufficialmente adottata da quasi tutti i partiti socialisti europei e fornì la base per la nascita del pensiero Comunista.
Un’altra versione radicale e estrema di socialismo è l’anarchia, teorizzata in primis dal francese Proudhon e perfezionata dal russo Michail Bakunin. Secondo questa ideologia, l’unico modo per sconfiggere la società capitalista era la creazione di una società senza stato. Questo pensiero ebbe molto successo e furono molte le persone che l’abbracciarono, tanto che tra otto e novecento molti regnanti e potenti del mondo morirono in attentati anarchici, per esempio il re d’Italia Umberto I, ucciso a Monza nel 1898 dal militante anarchico Gaetano Bresci, lo Zar di Russia Alessandro II e il presidente degli Stati Uniti William McKinley.

La Socialdemocrazia e il socialismo oggi

Alla fine dell’Ottocento, in Germania, alcuni pensatori si opposero fermamente alle teorie di Marx, considerandole errate e troppo estreme. Tra questi c’era un certo Eduard Bernstein, che nel 1890, con il suo “programma di Erfurt“, diede origine a un nuovo tipo di pensiero: la Socialdemocrazia.
Bernstein prese nel 1890 le redini del partito socialista tedesco e propose una revisione del pensiero marxista, rendendolo in un certo senso più “a misura d’uomo”: i suoi obbiettivi infatti erano il suffragio universale, la parità sociale e giuridica tra uomini e donne, l’introduzione del cosiddetto “stato sociale” e quindi l’introduzione delle pensioni di anzianità e invalidità, la riduzione della giornata lavorativa a otto ore e la legalizzazione delle organizzazioni sindacali, osteggiate in precedenza dal cancelliere Bismarck, grande conservatore e fortemente antisocialista. Questa nuova idea fu subito apprezzata e divenne la nuova base teorica della maggior parte dei partiti socialisti in Europa, ma laddove vigeva un regime dispotico (come ad esempio in Russia) continuava a essere forte l’idea marxista della lotta di classe.

Anche se la socialdemocrazia si era imposta, i partiti socialisti non si dissociarono mai definitivamente dal Marxismo, anzi nel complesso lo accettarono ma lo ridimensionarono, rendendolo più conforme alle norme della democrazia. Tuttavia con lo scoppio della rivoluzione russa si creò una spaccatura: nel 1920 fallì definitivamente la Seconda Internazionale dei Lavoratori (la seconda volta in cui tutti i principali esponenti del socialismo a livello internazionale si riunirono, la prima durò dal 1867 al 1880 circa e fallì a causa degli attriti tra i seguaci di Marx e i sostenitori dell’ideologia utopistica) e si crearono due diversi tipi di partito: i partiti comunisti, che si riconoscevano pienamente negli ideali di Marx e della Rivoluzione Russa erano contrapposti ai partiti socialdemocratici, che invece appoggiavano le idee di Bernstein. Le differenze si accentuarono molto col passare del tempo e a un certo punto i comunisti diventarono quasi un’entità totalmente sconnessa da quello che era il socialismo originario.

Negli anni ’30 e ’40 in Europa sorsero prepotenti i regimi di stampo Fascista e Nazista e a quel punto ci fu una nuova riconciliazione tra comunisti e socialdemocratici, che si unirono per riportare i paesi a una situazione di libertà e democrazia. Dopo la guerra, quando i movimenti di Resistenza acquisirono il potere, le parti socialdemocratiche e quelle comuniste si divisero di nuovo e la divisione continuò fino al crollo dell’Unione Sovietica e quindi del sistema comunista in generale. Oggigiorno i partiti socialisti moderni hanno un’impostazione prevalentemente socialdemocratica.

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