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Con “Seconda Rivoluzione Industriale” si intende quel periodo storico, coincidente con le ultime decadi del XIX e le prime del XX secolo, in cui l’industria, nata appena un secolo prima, si trasformò in modo radicale raggiungendo pressoché l’aspetto attuale. Anche la società fu profondamente trasformata, anche grazie alle nuove trovate tecnologiche che migliorarono la vita delle persone e all’introduzione delle organizzazioni sindacali che tutelavano i lavoratori.

Vedremo tutto ciò in questo riassunto della Seconda Rivoluzione Industriale, un periodo fondamentale della storia contemporanea.
Senza la seconda rivoluzione industriale, il mondo non sarebbe mai giunto allo stato di sviluppo attuale, come adesso andremo a vedere.

L’inizio della seconda rivoluzione industriale

Seconda rivoluzione industriale


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Tra il 1873 e il 1895 circa i paesi che già avevano avviato un processo di industrializzazione (Inghilterra, Francia, Germania e Stati Uniti) entrarono in una profonda crisi conosciuta come “Grande Depressione“.  La Grande Depressione del primo sistema industriale non va però confusa con la Grande Depressione che colpì gli Stati Uniti nel 1929, che fu una crisi soprattutto finanziaria dovuta al crollo della borsa di New York.

Il primo sistema industriale stava subendo una fase di assestamento del processo di industrializzazione, dovuto soprattutto a fattori tecnologici (la rivoluzione dei trasporti aveva fatto sì che i prezzi di molti prodotti subissero una pesante diminuzione e la produzione di questi prodotti risultava così disincentivata) e a fattori di carattere monetario: la disponibilità di oro calò in seguito all’esaurimento di alcune miniere. Tutto questo, unito alla crescente contrazione di investimenti e scambi commerciali fece sì che il sistema industriale entrasse in crisi. 
Come se non bastasse, in Europa ci fu anche la crisi del settore dell’agricoltura: molti contadini, infatti, avevano abbandonato la terra per entrare nell’industria e il crescere del numero di lavoratori portò a una diminuzione dei redditi. 
Per trovare una soluzione alla pesante crisi, i Governi abbandonarono il precedente sistema commerciale basato sul libero scambio e adottarono il sistema del protezionismo doganale, che prevedeva il pagamento di tasse per il trasferimento di merci da un paese all’altro. 
A livello umanitario, si registrò in Europa un boom dell’emigrazione: milioni di persone, in questi anni, lasciarono i propri paesi d’origine per trasferirsi negli Stati Uniti soprattutto, ma anche in Sudamerica e in Australia. Tra questi c’erano anche molti italiani, provenienti soprattutto dalle regioni della Pianura Padana.

Le rivoluzioni tecnologiche

Nel 1896 l’economia mondiale iniziava ad entrare in una fase di ripresa. Ciò avvenne grazie all’introduzione di nuove invenzioni e tecnologie che facilitarono molto il mondo industriale.

La prima rivoluzione fu soprattutto energetica: la ricerca di una fonte di energia alternativa al carbone portò alla diffusione a macchia d’olio dell’elettricità, che venne dapprima usata per l’illuminazione degli stabilimenti, in modo da estendere gli orari di lavoro anche alle ore serali e notturne e poi per alimentare le macchine. L’elettricità veniva prodotta nelle centrali elettriche a partire dalla combustione di una nuova risorsa: il petrolio. Negli anni ’80 venne perfezionato anche il motore a scoppio e ciò diede l’impulso all’avvio dell’industria automobilistica: nel 1908 la casa statunitense Ford mise sul mercato la Model T, che fu la prima automobile “di massa”. Nel 1887, il chimico svedese Alfred Nobel (sì, quello del premio) mise a punto la dinamite: un’arma terribilmente distruttiva, ma che si rivelò utile nella realizzazione di importanti opere come trafori e gallerie che contribuirono in una nuova rivoluzione dei trasporti. Con l’invenzione dei meccanismi di refrigerazione, poi,  l’uomo fu in grado di trasportare anche prodotti alimentari deteriorabili. Nel 1914, le ferrovie si estendevano per più di un milione di chilometri.

Le invenzioni che hanno cambiato il mondo

Invenzione automobile

Alla rivoluzione dei trasporti seguì una rivoluzione dei meccanismi di telecomunicazione,  che permisero di mettere in contatto le diverse parti del mondo. All’invenzione del telegrafo, effettuata dall’americano Samuel Morse nella prima metà dell’Ottocento, seguì quella telefono, che permise la comunicazione istantanea tra luoghi non troppo lontani. Il telefono fu inventato dall’italiano emigrato negli USA Antonio Meucci, ma in seguito ad alcuni problemi economici, Meucci non riuscì a rinnovare il brevetto e quindi l’invenzione fu attribuita ad Alexander Graham Bell, che la perfezionò e la commercializzò. Nel 1895, un altro italiano, Guglielmo Marconi, mise a punto un sistema di comunicazione a distanza che fu la base della futura invenzione della radio. Nello stesso anno, i francesi fratelli Lumière costruirono il primo apparecchio cinematografico. Successiva, ma non troppo, fu l’invenzione della televisione.

Le conseguenze della Seconda Rivoluzione Industriale


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Oltre alle innovazioni tecnologiche, furono introdotti anche profondi cambiamenti anche nel sistema industria, che portarono a una crescita vertiginosa della produzione.

Il primo di questi cambiamenti fu operato dall’ingegnere americano Frederick Winslow Taylor: questi rivoluzionò i rapporti tra l’operaio e la macchina, cambiando radicalmente i criteri d’organizzazione del lavoro. Taylor pensò di assegnare un’unica mansione a un certo gruppo di operai, che dovevano compiere per tutto l’orario di lavoro quello stesso compito. Questo sistema, che prese il nome di Taylorismo, velocizzò la produzione eliminando progressivamente gran parte delle perdite di tempo e degli sprechi che caratterizzavano il sistema precedente. Il Taylorismo fu poi alla base del sistema della catena di montaggio, sistema che prese il nome di Fordismo perché fu adottato per la prima volta da Henry Ford nella sua casa automobilistica.
Cambiò anche la situazione a livello finanziario: per adeguare le imprese alle innovazioni tecnologiche era necessario studiare un modo per gestire le enormi quantità di investimenti nell’industria. In questo contesto si accentuò il sistema della concorrenza tra industrie: quelle più solide ricevevano più investimenti da parte dei gruppi bancari e dai grandi capitalisti e a lungo andare, le grandi industrie finirono per spazzare via dal mercato quelle più piccole. I capitali, quindi, si concentrarono nelle mani di poche persone e la produzione venne monopolizzata. Questo portò alla nascita del sistema dei cartelli e dei trusts. Il cartello era un sistema secondo il quale i grandi gruppi industriali riunivano in modo “orizzontale” tutte le fabbriche che si occupavano dello stesso prodotto, per esempio il cartello dell’acciaio comprendeva gran parte delle acciaierie. Il trust, invece, era un’organizzazione “verticale”: organizzava la produzione del prodotto controllando insieme l’intero processo produttivo, dall’estrazione della materia prima al prodotto finito. Con l’attuazione del meccanismo del dumping, poi, i grandi gruppi sfruttarono il protezionismo doganale per abbassare vertiginosamente i prezzi dei loro prodotti all’estero, internazionalizzando la concorrenza.
Per capire a cosa portò tutto ciò, ecco un po’ di numeri: la produzione mondiale del ferro ammontava a 12 milioni di tonnellate nel 1870 e arrivò a 78 milioni nel 1913; allo stesso modo l’acciaio passò dalle 700 mila ai 65 milioni di tonnellate e il carbone da 213 milioni a un miliardo e 342 milioni. Anche la popolazione mondiale aumentò passando da 1 miliardo e 100 milioni di abitanti nel 1850 a 1 miliardo e 650 nel 1914.
La società cambiò profondamente: andarono accentuandosi i contrasti tra la borghesia e il proletario e le differenze diventarono abissali. Ebbero molto successo le teorie marxiste, che portarono alla nascita della socialdemocrazia, basata sul revisionismo marxista di Bernstein, e al sindacalismo rivoluzionario di Georges Sorel. Nel 1891, Papa Leone XIII pubblicò l’enciclica Rerum Novarum (Delle Rivoluzioni) in cui criticava gli eccessi dei sistemi capitalista, liberista e socialista: ciò portò alla divisione dei cattolici tra Conservatori e Democratici Cristiani.
Per approfondire quest’ultimo punto: Il Socialismo riassunto.

Spero che questo riassunto vi sia stato utile e, in caso aveste dei dubbi, non esitate a esprimerli nei commenti. Saremo felici di risolverli!

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