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Oggi vedremo un riassunto sulla Grande Depressione. Con “Grande Depressione” si intende la crisi economica che ha colpito gli Stati Uniti d’America e il mondo a partire dal 1929 e per gran parte degli anni ’30. Fu un periodo molto duro della storia Americana e mondiale, un periodo terribile in cui l’economia di tutto il mondo ebbe un crollo verticale e le conseguenze che esso portò furono molto tragiche, non solo a livello sociale (ascesa vertiginosa del tasso di disoccupazione, con tutto ciò che porta) ma anche a livello politico (molti storici vedono la nascita e l’ascesa del Nazismo in Germania proprio come una conseguenza della Grande Depressione). 

Adesso, in questo riassunto sulla Grande Depressione, vedremo nel dettaglio tutti gli eventi di questa tremenda crisi che non pochi studiosi paragonano a quella che il mondo sta vivendo in questi anni.
La grande depressione riassunto

Le cause della Grande Depressione

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Le cause che scatenarono la Grande Depressione sono state molte, ma principalmente bisogna ricercarle nella situazione mondiale negli Anni ’20, ovvero nel decennio successivo agli orrori del primo conflitto mondiale, e in special modo in quello che accadde in quegli anni negli USA.

Durante gli anni ’20, gli Stati Uniti vivevano il periodo dei cosiddetti “Roary Twenties”, ovvero dei Ruggenti anni ’20: un’età di prosperità economica caratterizzata da un generale sentimento di spensieratezza e euforia. In questo periodo, gran parte dei cittadini americani, forti dell’agiatezza economica in cui vivevano, cominciano a fare debiti acquistando automobili, elettrodomestici e beni di consumo d’ogni tipo e iniziano anche a giocare in borsa, investendo grosse cifre. Contemporaneamente, l’agricoltura si indebolisce, perché patisce la concorrenza dell’agricoltura europea, che si era ripresa dopo la Guerra. 
Contemporaneamente, in Europa, la Germania si ritrova a fare i conti con l’inflazione galoppante e si ritrova a dover chiedere enormi prestiti soprattutto alle banche americane per poter pagare i debiti di Guerra. In Gran Bretagna, invece, perdura un cronico stato di agitazioni sociali, che culmina nello sciopero generale del 1926.

Il crollo di Wall Street

Dopo cinque anni di “boom” che duravano dal 1924, Giovedì 24 ottobre 1929, giorno passato alla storia come “Black Thursday” (Gioved’ nero), Il New York Stock Exchange (la borsa di Wall Street) comincia ad entrare in crisi. Ciò porta immediatamente a un rapido processo di vendita di azioni: tutti quelli che ne possedevano iniziano a recarsi alle banche per cercare di recuperare i propri soldi. Questo processo però non fa nient’altro che prosciugare la liquidità degli istituti bancari e porta come conseguenza ciò che succede il martedì successivo, il 29 ottobre, quello che gli storici americani chiamano Black Tuesday, in cui la borsa di Wall Street crolla definitivamente.
Il crollo della borsa provoca una serie di reazioni a catena: le banche statunitensi cominciano a fare pressione sugli stati esteri affinché restituiscano il denaro prestato, mentre molti clienti, via via sempre più numerosi cominciano a ritirare il loro denaro depositato, provocando così il collasso di molti istituti di credito. La mancanza di liquidità comporta una drastica riduzione degli investimenti nell’industria e una contrazione della domanda di prodotti industriali e agricoli. Ciò contribuisce ancora di più a contrarre il mercato creditizio, tanto da portare (entro il 1932) al fallimento di gran parte delle banche degli Stati Uniti 

Le conseguenze della Grande Depressione

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Il primo effetto della Grande Depressione è l’aumento vertiginoso della disoccupazione. La spirale della crisi, infatti, porta con sé una disoccupazione di massa senza precedenti: 14 milioni di disoccupati negli Stati Uniti, 6 in Germania, 3 in Gran Bretagna, mentre in Italia dalle 300.000 unità del 1929 si passa al milione di disoccupati del 1933. Anche il tenore di vita generale di abbassa un po’ ovunque. In Gran Bretagna, fino alla metà degli anni Trenta, circa un quinto della popolazione vive sotto la soglia della povertà, il che provoca lo scoppio nelle zone più depresse del paese delle cosiddette marce contro la fame (come il memorabile corteo di disoccupati che nel 1936 sfilò da Jarrow, nel nord-est dell’Inghilterra, fino a Londra). 

La depressione ha avuto conseguenze politiche dirompenti. In generale, quasi ovunque, gli stati fanno fronte alla crisi e riescono a uscirne soltanto portando avanti politiche economiche protezionistiche e in cui lo Stato interviene nell’Economia. Negli Stati Uniti, le nuove elezioni del ’33 portano alla Casa Bianca Franklin Delano Roosevelt, che riesce a far approvare una legge molto efficace per far fronte alla crisi, il “New Deal”. In Germania, nel 1933 il Partito Nazista vince le elezioni e Hitler diventa cancelliere. In Italia il regime fascista di Mussolini cerca di rispondere alla crisi con una politica autarchica e statalista, che prevede un piano di opere pubbliche e la creazione dell’IRI, l’Istituto per la Ricostruzione Industriale, con il compito di intervenire a sostegno di industrie e banche a rischio di fallimento. Regimi d’ispirazione fascista o ultra nazionalisti sorgono anche nei Balcani e nell’Europa danubiana. Un movimento filofascista sorge persino in Gran Bretagna per opera di Oswald Mosley, già membro del Partito laburista.
Nonostante le impegnative misure messe in atto in molti paesi per superare la Grande Depressione, dal varo di piani assistenziali a politiche economiche autarchiche, nessuno riuscì veramente a sconfiggere la crisi, i cui strascichi si protraggono per tutti gli anni Trenta e contribuiscono a fornire la base per lo scoppio della seconda guerra mondiale.

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