Con “Rivoluzione Industriale” indichiamo il periodo storico in cui, a partire dall’Inghilterra, l’attività industriale nacque, si diffuse e si sviluppò diventando una parte fondamentale dell’economia della società, che progressivamente iniziava ad abbandonare il lavoro nei campi. La analizzeremo in questo riassunto sulla rivoluzione industriale, che è stato uno dei più radicali cambiamenti nel corso della storia del genere umano, al pari della rivoluzione agricola avvenuta nella Preistoria.

La rivoluzione industriale

Quando e dove iniziò la Rivoluzione Industriale?

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Come datazione, possiamo collocare l’inizio della Rivoluzione Industriale verso la fine del XVIII secolo e possiamo identificare come luogo di “scoppio” di tale Rivoluzione: l’Inghilterra. In questo paese, però, già a partire dalla fine del Medioevo (XIV-XV secolo), i commercianti avevano capito che aumentando di molto la produzione di beni, soprattutto per quanto riguardava i prodotti derivati dalla lavorazione della lana, era possibile abbassare i prezzi, riuscendo quindi a vendere di più e aumentando di conseguenza i guadagni. La lana inglese era diventata quindi un prodotto competitivo e l’Inghilterra si stava avviando sempre più velocemente a imporsi come potenza commerciale mondiale. Una delle prime innovazioni che permise all’Inghilterra di raggiungere tale status fu l’introduzione del cosiddetto Domestic System, del “Sistema Domestico”, che funzionava in questo modo: il mercante, che già da tempo agiva da imprenditore e sovrintendeva a tutto il processo operativo, acquistava la materia prima (per fare un esempio, dato che ne abbiamo già parlato, la lana) dagli allevatori e la consegnava alle famiglie, insieme agli strumenti per la lavorazione (in questo caso, il filatoio e il telaio). L’attività coinvolgeva tutta la famiglia, perché più prodotto finito si riusciva a produrre (in questo caso la stoffa di lana) più si riusciva a guadagnare.

Col tempo però anche questo sistema si rivelò insufficiente, perché la richiesta di prodotti continuava a crescere incessantemente, complice anche la grande crescita demografica del ‘700 che interessava l’Europa. Per far fronte al problema era necessaria una forte rivoluzione tecnologica, scientifica e economica; ciò avvenne in Inghilterra intorno al 1780 e iniziò quindi quella che tutti conosciamo come Rivoluzione Industriale.

Le Caratteristiche della Rivoluzione Industriale.

Il primo e fondamentale cambiamento fu nell’organizzazione del lavoro: tutte le fasi operative vennero spostate dalle singole abitazioni degli operai in un unico luogo, la fabbrica: nella fabbrica, tutti gli operai lavoravano insieme e di concerto e ognuno aveva il proprio compito, che doveva svolgere perfettamente. 

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Il secondo fondamentale punto della rivoluzione industriale fu la meccanizzazione del lavoro: intorno al 1780 i maggiori scienziati e ingegneri in circolazione misero a punto macchinari formidabili, grazie ai quali venne velocizzato enormemente il processo produttivo, consentendo quindi l’aumentare della quantità e della varietà dei beni prodotti. La macchina più importante a essere messa a punto fu la macchina a vapore: questo macchinario, concepito già nel 1698 dall’ingegnere inglese Thomas Savery, migliorato decenni più tardi da Thomas Newcomen e perfezionato dall’ingegnere scozzese James Watt intorno al 1775, permetteva di trarre energia dal vapore generato dal riscaldamento dell’acqua, a sua volta dovuto alla combustione del carbone. Le applicazioni di questo principio furono tantissime: non solo diede inizio alla meccanizzazione delle attività industriali, ma intorno al 1820, ad opera dell’ingegnere inglese George Stephenson e di suo figlio, una macchina a vapore che azionava il movimento di ruote collegate ad essa diede origine alla prima locomotiva alimentata a vapore (la cosiddetta Rocket) e quindi al primo treno e vent’anni più tardi, la stessa macchina venne montata su una nave dando origine al primo piroscafo alimentato a vapore, invenzione che facilitò enormemente il trasporto via mare e che rese l’Inghilterra sempre più dominatrice del traffico marittimo.

La macchina a vapore, però, come ho detto, per funzionare aveva bisogno di carbone e dal momento che quasi ogni cosa veniva azionata da una macchina a vapore, la richiesta di carbone salì alle stelle. Anche l’estrazione del carbone, quindi, si industrializzò, diventando sempre più efficiente e coinvolgendo sempre più persone.

Gli effetti della Rivoluzione Industriale

Quali effetti portò la Rivoluzione Industriale? In primo luogo un progressivo svuotamento delle campagne, poiché l’agricoltura, che stava anch’essa avviandosi verso la meccanizzazione, necessitava di meno braccia per funzionare e i contadini venivano quindi costretti a trasferirsi in città, dove si trovavano le fabbriche, per cercare lavoro. Questo portò a un’insistente urbanizzazione: le città industriali, i porti commerciali e i centri minerari crebbero molto accogliendo i contadini diventati operai e nei pressi delle fabbriche nascevano veri e propri quartieri operai.

Anche la società cambiò profondamente: la conduzione delle attività industriali richiedeva una grande disponibilità di denaro, di capitali, quindi soltanto chi aveva questa disponibilità poteva avviare e condurre questo tipo di imprese. Nacque quindi la classe della borghesia capitalista, che comprendeva gli imprenditori, cioè le persone che potevano permettersi di condurre una fabbrica.
Tutti gli altri, i sottoposti, coloro che lavoravano, formavano la classe degli operai: questi erano spesso miserrimi, costretti a orari e condizioni di lavoro e di vita allucinanti e al limite dell’umano.

Oltre a questo, la Rivoluzione Industriale cambiò completamente il volto del mondo nel giro di pochissimi decenni: oltre all’economia, anche la scienza, la politica, il pensiero generale, l’arte e l’ecologia subirono un’enorme trasformazione e le profonde differenze societarie diedero origine a nuove ideologie politiche e filosofiche e il modo stesso delle persone di confrontarsi con il mondo era profondamente cambiato.

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