Ciao a tutti voi lettori. Come avrete capito dal titolo in questo articolo cercherò di riassumere gli avvenimenti della Rivoluzione Russa, quel momento storico che caratterizzò la fine del potere degli Zar e la prima applicazione pratica delle teorie politiche sviluppate da Karl Marx. Questo argomento è già stato trattato da questo sito nell’articolo riguardante la Prima Guerra Mondiale e anche in quello riguardante la Seconda, in questo ultimo post, andremo ad approfondire e analizzare più nello specifico questo evento della storia.
“Morte sulla Neve” di Vladimir Makovskij, una delle più famose rappresentazioni della “Domenica di Sangue” del 1905.

L’impero Russo, il “gigante dai piedi d’argilla”

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Prima di iniziare, dobbiamo dire che a inizio ‘900 il grande impero Russo non se la passava affatto bene: anche se era di fatto la più grande nazione del mondo, la grandezza si limitava soltanto all’estensione territoriale, perché dal punto di vista politico, economico e sociale il paese era molto piccolo. Mentre nel resto dell’Europa l’assolutismo era morto dopo i moti post-restaurazione, in Russia la dinastia dei Romanov governava ancora secondo gli schemi dell’Ancient Régime, era ancora in vigore la servitù della gleba e l’industrializzazione arrivò molto più tardi rispetto agli altri paesi. Quando la Russia iniziò a muovere i suoi primi passi nell’età industriale, la classe contadina e quella operaia lottavano sul serio per la sopravvivenza e si indebitavano con lo stato a causa delle altissime tasse, le quali in parte venivano destinate alla costruzione di fabbriche e ferrovie (in questo periodo venne costruita la ferrovia Transiberiana, che richiese un annoso sforzo economico da parte dello Zar), le restanti tasse venivano letteralmente divorate dalla casa reale e dalla strettissima schiera di aristocratici che componevano la corte. Contadini e operai morivano di fame, lo Zar e la corte vivevano nel lusso. In mezzo, c’era la nascente classe borghese, la quale chiedeva maggiori diritti economici e l’instaurazione di un governo più simile a quello del resto d’Europa. Erano illegali tutte le congregazioni politiche, erano mal viste in particolare quelle di sinistra e ancor di più il Partito Socialdemocratico Operaio, perché cercavano, godendo della grande approvazione popolare, di rovesciare lo Zar dal trono e di creare una repubblica a conduzione popolare. Sorse poi anche un movimento più moderato di stampo liberale, in cui si riconosceva la classe borghese. Ad alimentare ancor di più il malcontento ci pensò la rovinosa e fallimentare guerra Russo-Giapponese del 1904-1905, cui seguirono ammutinamenti nell’esercito, tumulti anti-zaristi nelle città e moti nazionalisti in Finlandia e in Polonia. Procurarsi di che mangiare era sempre più difficile.

La prima rivoluzione: la “Domenica di Sangue”

Il 22 gennaio 1905, duecento mila operai russi marciarono pacificamente, senza la guida di leader rivoluzionari e senza armi, verso il Palazzo d’Inverno di Pietroburgo per chiedere riforme allo Zar. I malcapitati, però, furono attaccati dalla guardia imperiale e in molti rimasero uccisi. Questo massacro, che passò alla storia come la “Domenica di Sangue”, fu la scintilla che fece scoppiare la prima vera rivoluzione di tutto il popolo russo, dall’operaio al ricco borghese. La rivolta era sostenuta dalle assemblee popolari elettive (zemstvo), fortemente represse dallo Zar, e ci furono anche ammutinamenti militari importanti, come quello della famosissima Corazzata Potëmkin, passato alla storia per il celebre film di Sergej Michailovič Ejzenštejn e per l’altrettanto celebre commento al film fatto da Paolo Villaggio nelle vesti del ragionier Fantozzi Ugo nel film “Il Secondo Tragico Fantozzi” del 1976, ma ora torniamo alla storia. A ottobre, dopo un grande sciopero generale di tutta la nazione, lo Zar si vide costretto a concedere al popolo un Parlamento eletto, la Duma, al quale fu attribuito potere legislativo. Nonostante ciò, lo Zar e la sua limitatissima corte di privilegiati continuarono comunque a interferire nelle decisioni della Duma.
Per organizzarsi meglio durante le proteste del 1905 e per coordinare le attività rivoluzionarie, gli operai scioperanti si organizzarono in “gruppi d’azione”, consigli di rappresentanti dei lavoratori paragonabili ai nostri sindacati: i cosiddetti Soviet. Nel frattempo, nel partito Socialdemocratico Operaio si era aperta una profonda spaccatura tra i socialisti più radicali e anti-zaristi e quelli più moderati e vicini al liberalismo: i primi erano in maggioranza rispetto ai secondi, quindi erano conosciuti come i “Bolscevichi”, che appunto significa “coloro che appartengono alla maggioranza”, mentre gli altri, minori di numero, venivano riconosciuti come “Menscevichi”, che vale a dire “coloro che sono minori di numero”. Tra i primi si fece strada la figura di Vladimir Il’ic Ul’janov, noto ai più come “Lenin”.

Chi è Lenin?

Vladimir Ul’janov nacque il 22 aprile del 1870 a Simbirsk, vicino Astrachan, da una famiglia della piccola borghesia (il padre era un matematico che collaborò anche con il più famoso Lobacevskij nel concepimento di alcuni tipi di geometria non euclidea). Si dice che il soprannome “Lenin” derivi dal fiume Lena, uno dei grandi fiumi della Siberia e lo scelse perché scorre nel senso inverso al Volga, fiume più grande e più famoso. Il 1887, l’anno del suo diciassettesimo compleanno, fu un anno cruciale nella vita del giovane Volodja (prima di chiamarsi Lenin, in famiglia e tra gli amici era conosciuto con questo soprannome): nello stesso anno perde il fratello, arrestato e giustiziato per impiccagione dalla polizia con l’accusa di aver architettato un piano per uccidere lo Zar, e viene espulso dall’università di Kazan, cui si era appena iscritto, per i suoi “atteggiamenti troppo sovversivi”. Allontanato dall’Università, si dedicò allo studio dei classici del pensiero rivoluzionario europeo, in particolare del Capitale di Karl Marx, e cominciò a farsi un’idea personale su come si dovesse condurre una rivoluzione, prendendo le distanze dai populisti. Riammesso agli studi universitari, si laureò in giurisprudenza a San Pietroburgo nel 1891, quindi iniziò a esercitare la professione di avvocato al servizio dei più poveri nella città di Samara, sul Volga; infine, nel 1893 si trasferì a San Pietroburgo.

I Bolscevichi prendono il potere (1917)

Nel 1914, la Germania grazie al piano Schlieffen invase la Francia e diede inizio alla Prima Guerra Mondiale, la Russia, in quanto membro della “triplice Intesa”, dovette prendere parte ai combattimenti a fianco della Francia e della Gran Bretagna anche se al suo interno, la componente Bolscevica guidata da Lenin era contraria alla guerra perché avrebbe danneggiato ancor di più la classe dei più poveri; Menscevichi e borghesi, al contrari, erano favorevoli al conflitto e volevano prenderne addirittura il comando. Ad ogni modo, i già distrutti operai e contadini diventarono così soldati e furono mandati al fronte, le sconfitte furono inevitabili. In questo clima, nel  marzo del 1917 scoppiò una nuova rivoluzione, la “Rivoluzione di Febbraio”. 
Ma come è possibile, direte voi, se vi ho appena detto che scoppiò a marzo, che si chiami “Rivoluzione di Febbraio”? La risposta è che nell’arretrata Russia era ancora in vigore il calendario Giuliano, quindi l’8 marzo, il giorno in cui scoppiò la rivoluzione, per i russi era il 23 febbraio; così come la vera e propria Rivoluzione Bolscevica, passata alla storia come la “Rivoluzione d’Ottobre”, era scoppiata il 6 novembre, ma per i russi il 6 novembre era in realtà il 24 ottobre. 
Ma ora lasciamo da parte i numeri e torniamo alla nostra rivoluzione di Febbraio, o di Marzo, vabbè  quella lì.  

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Questa rivoluzione, portata avanti soprattutto dai borghesi e dai Menscevichi, riuscì a destituire lo Zar Nicola II (il nome è venuto fuori alla fine!) il quale il 15 marzo 1917 abdicò di fronte alla Duma riunita, e a instaurare un governo repubblicano a stampo liberale; ma a inizio novembre (24 ottobre con la conversione giuliana) i Bolscevichi presero il potere in seguito a uno sciopero in massa di operai, soldati e contadini contro il governo liberale, che andava incontro alle esigenze della classe borghese trascurando quelle dei poveri che erano la gran massa della popolazione. Il nuovo governo, con a capo Lenin, promise grandi cambiamenti, tra cui una nuova politica economica (NEP) su basi marxiste, e l’uscita della Russia dalla Guerra, con la seguente proclamazione d’indipendenza di tutte le nazioni che erano “costrette con la forza” a far parte dell’Impero. Nel 1918, lo Zar e tutta la sua famiglia vennero fucilati. Il seguito della storia potete trovarlo nella sezione “URSS” dell’articolo sulla Seconda Guerra Mondiale.

(Giulio Scremin)

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