(adsbygoogle = window.adsbygoogle || []).push({});
Prima di iniziare, ci tengo a dire che quest’opera è poco apprezzata dai giovanissimi, perché sono costretti a studiarla, ma nel prosieguo della vita molti hanno deciso di rileggerla e ne sono rimasti molto affascinati, questo perché la maturità di una persona adulta è molto più sviluppata rispetto a quella di un adolescente a cui frega poco e niente di storia ed ideali.
Don Abbondio e i Bravi |
Riassunto e commento capitolo 1 Promessi Sposi
(adsbygoogle = window.adsbygoogle || []).push({});
È il 7 novembre del 1628, ci troviamo in quella parte di campagna lombarda situata intorno alla città di Lecco. La descrizione di Manzoni, abile come uno dei migliori registi cinematografici, parte dal generale, parte dal lago e tocca i monti, l’Adda, il Resegone, la città (o meglio il grande borgo) di Lecco, la campagna e una stradicciola che conduce a un villaggio. La Lombardia è ormai da più di un secolo una terra appartenente all’impero Spagnolo, perciò a Lecco risiede, o meglio “ha l’onore di alloggiare” un comandante spagnolo che può vantare di possedere una stabile guarnigione di Lanzichenecchi spagnoli. Questi soldati offrono tantissimi servigi alla gente di quelle zone: “insegnano la modestia” alle donne e alle fanciulle, “accarezzano le spalle” ai padri e ai mariti e alla fine dell’Estate si recano alle vigne per “alleggerire a’ contadini le fatiche della vendemmia”. Che carini, direte voi, ma in realtà sono mostri senza scrupoli e vivono vessando la povera gente; Manzoni, che è un maestro dell’ironia antifrastica, ci rende alla perfezione questa situazione.
(adsbygoogle = window.adsbygoogle || []).push({});
A questo punto si apre la prima digressione a carattere storico, che è anche la prima di tutto il romanzo. Ce ne saranno molte altre, alcune occuperanno anche interi capitoli. Si tratta di uno dei topoi del genere letterario del romanzo storico, genere che mescola eventi realmente accaduti e documentati e invenzioni dell’autore. Questa in particolare riguarda il fenomeno dei Bravi e le “gride”, gli inutili interventi del governo spagnolo per estirparlo. Le gride, citate direttamente così come sono state scritte dall’autore, sono un perfetto esempio dell’ampollosità barocca seicentesca; ciò è un esempio di come il linguaggio della giustizia può essere usato per creare confusione nella povera gente (la stragrande maggioranza della popolazione non sapeva né leggere né scrivere, questi interventi venivano urlati nelle pubbliche piazze. Per esempio, a Vinovo, in provincia di Torino, paese ahimè tristemente famoso per essere il quartiere generale della Juventus, esiste ancora la “Piazza delle gride”, che costituisce il centro di questa cittadina). Manzoni, sfruttando ironicamente la tecnica dell’elencazione e dell’accumulo, evidenza un aspetto fondamentale: nessuna di queste “leggi” è davvero riuscita e estirpare il problema, perché questo fenomeno in realtà faceva comodo alla classe dirigente spagnola. In questo modo, infatti, la popolazione era terrorizzata e quindi più facile da governare. Il fatto che Manzoni scelga proprio questo periodo della storia Lombarda, in qualche modo si può leggere anche in chiave risorgimentale: la Lombardia spagnola ricordava molto la Lombardia austriaca in cui vive, dominata dal sentimento antiaustriaco e costellata da insurrezioni e rivolte.
I due bravi comandano ad Abbondio che il matrimonio, che il curato avrebbe dovuto celebrare il giorno successivo, tra Renzo Tramaglino e Lucia Mondella non doveva essere celebrato: “Questo matrimonio non s’ha da fare, né domani, né mai”. Per completare l’opera, aggiungono anche il nome di Don Rodrigo, che fa gelare il sangue al povero prete, il quale non può che piegarsi al volere di quei due “… Disposto… disposto sempre all’ubbidienza.”.
Personaggi capitolo 1 Promessi Sposi: Don Abbondio
Significativa è a questo proposito la metafora secondo la quale don Abbondio si trovava “come un vaso di terra cotta, costretto a viaggiare in compagnia di molti vasi di ferro”. Don Abbondio, divenuto prete per proteggersi, mette in piedi una psicologia tutta sua, quella della “neutralità disarmata in tutte le guerre”: in un confronto tra parti, egli tende a non schierarsi, e se proprio deve cerca di mettersi con il più potente, in modo da non avere nessun problema. In questo modo era arrivato ai sessant’anni. Abbondio detesta quei suoi confratelli che si ostinano a prendere le parti dei più deboli e degli oppressi.
Il povero prete quindi, sconvolto da quanto accadutogli, non trova altra soluzione che correre a casa, non trovando altra via d’uscita che la recriminazione nei confronti dei poveracci che si sta apprestando a tradire. Con estremo vittimismo, Abbondio li definisce “ragazzacci, che, per non sapere cosa fare, s’innamorano, voglion maritarsi, e non pensano ad altro…”.
Entrato a casa, trova ad aspettarlo la sua cara e amata serva Perpetua, con la quale, non senza riserva, non può fare a meno di confidarsi, raccomandando comunque di mantenere il segreto perché “ne va…ne va la vita!”. Perpetua, che per non saper né leggere né scrivere ha una sua etica e una sua intelligenza, suggerisce al suo padrone quella che è la soluzione migliore: scrivere una bella lettera al suo superiore, il cardinal Borromeo, per chiedere protezione, del resto è diventato prete per questo. Vince però la paura e don Abbondio, dopo essersi nuovamente raccomandato con Perpetua di mantenere il segreto, non può far altro che ritirarsi nelle sue stanze.