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Annibale, o meglio Annibale Barca, fu sicuramente il miglior generale della storia cartaginese per la sua audacia e il suo coraggio, tali da impensierire seriamente addirittura il grande Impero romano.Annibale nacque a Cartagine nel 247 a.C. e fu il figlio di Amilcare Barca, altro importantissimo personaggio della storia cartaginese e protagonista durante la Prima guerra punica durante la quale mise in mostra le sue eccellenti doti militari e strategiche.
Dunque il piccolo Annibale crebbe in un ambiente già molto ostile a Roma e col passare degli anni era sempre più deciso a prendere il posto del padre per combattere e provare a sconfiggere la potenza romana, seppur le risorse a disposizione erano notevolmente disuguali.

Riassunto Annibale
La carriera militare di Annibale

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La grande carriera militare di Annibale cominciò nel 221 a.C. quando venne assassinato (in circostanze mai chiarite) il fratello di Annibale, Asdrubale, e dunque le truppe lo acclamarono come imperator, ovvero comandante (non imperatore).
Dal 221 a.C. si resa protagonista di diverse conquiste nella Spagna a sud dell’Ebro e nel 219 a.C. poteva dirsi dominatore della pensiola iberica; ma le conquiste in terra spagnola furono solo una rampa di lancio per quello che era il suo vero e proprio obiettivo: conquistare Roma.
L’offensiva cominciò con una scaramuccia, ovvero l’assedio a Sagunto, città spagnola ma sotto il controllo dei Romani che venne conquistata dopo circa 8 mesi, senza che Roma intervenisse (probabilmente sottovalutò l’accaduto).
I Romani inviarono però poi un’ambasceria che costringeva i Cartaginesi a restituire Sagunto e consegnare Annibale a Roma; naturalmente il senato cartaginese rifiutò dando l’inizio alla Seconda guerra punica.

Dunque nella primavera del 218 a.C. Annibale partì alla volta dell’Italia con circa 80000 fanti e più di 10000 cavalieri al seguito e nell’inverno dello stesso anno compì una delle più grandi imprese militari della Storia: attraversò le Alpi con un esercito di circa 60000 soldati e con 37 elefanti, aminali non molto adatti a questo tipo di viaggio.
Dunque nella primavera del 217 a.C. l’esercito cartaginese piombò quasi dal nulla sulla Pianura padana, riuscendo anche a stipulare alcune alleanze con popoli galli ostili a Roma.
La campagna militare in Italia iniziò nel migliore dei modi con due pesanti sconfitte inflitte ai Romani: la prima sulle rive del fiume Ticino e la seconda sul fiume Trebbia, che costrinse il rimanente dell’esercito romano ad una vergognosa ritirata a Picenza.
Successivamente, durante la discesa nel Lazio, sconfisse nuovamente i Romani in Etruria, dove nella battaglia del lago Trasimeno rimase ucciso anche il console romano Gaio Flaminio; la discesa però si complicò perché le popolazioni locali rimasero fedeli a Roma, contrariamente a come aveva sperato Annibale.

Nonostante la logorazione subita dai Romani comandati da Quinto Fabio Massimo, detto “il temporeggiatore”, Annibale si rese protagonista forse della peggior sconfitta mai subita dai Romani nella celebre battaglia di Canne, nella quali dei circa 60000 legionari romani ne morirono ben 45000, 10000 furono fatti prigionieri solo 3000 riuscirono a scappare.

Dopo questa devastante vittoria molti popoli del Sud decisero di appoggiare i Cartaginesi, che dopo circa tre anni di battaglie poterono riposarsi nella città di Capua, la più ricca della penisola.
Ma purtroppo l’occasione di conquistare Roma dopo la battaglia di Canne non fu colta dal generale che rimase nel Mezzogiorno per più di dieci anni, nei quali combatte diverse battaglie ma nessuna decisiva come fu quella presso Canne.

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Nel 211 a.C. tentò un disperato assedio alla Caput mundi senza però alcun effetto e la situazione divenne per lui drammatica dopo la caduta di Capua in mano romana; i Cartaginesi conobbero un periodo di crisi dovuto soprattutto alla mancanza di forze fresche che sostituissero i soldati stremati da tutti quegli anni di campagne militari.
Nel 203 a.C. Annibale fece ritorno a Cartagine con il suo esercito, ma trovò lì ad aspettarlo Publo Cornelio Scipione, che lo sconfisse nella battaglia di Zama nonostante un’altra prova di grande abilità militare mostrata da Annibale, che dovette però ritirarsi con gli ultimi superstiti.
Successivamente tornò a Cartagine ma nonostante il suo ottimo operato fu accusato dall’oligarchia di tradimento e allora scelse un volontario esilio. Gli ultimi dieci anni circa della sua vita li passò peregrinando in diverse corti orientali prima di suicidarsi a Lybissa a causa della sua scoperta da parte dei Romani che avrebbero voluto catturarlo per portarlo a Roma.

Questo era il riassunto su Annibale, uno dei più grandi e amati condottieri della storia, soprattutto per la sua incredibile tenacia in battaglia e fierezza per la sua origine e la sua patria.

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