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La scuola scettica è stata, dopo quella epicurea e la Scuola filosofica stoica, la terza grande scuola filosofica dell’età ellenistica, come vedremo in questo riassunto. Il suo successo dura ancora oggi, infatti quando diciamo di “essere scettici su una questione” stiamo citando questa scuola e stiamo ragionando secondo il suo metodo. Essere scettici vuol dire sospendere il proprio giudizio in merito a una questione e in generale non esserne d’accordo; questo era il metodo dello scetticismo filosofico antico, una scuola di pensiero nata molto prima del periodo di Alessandro Magno ma che con l’espansione del mondo greco dovuta alle conquiste dell’imperatore macedone ha raggiunto la sua massima diffusione.
Riassunto Scetticismo
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Il nome della scuola scettica deriva dal termine greco σκέψις (sképsis), che si può tradurre con “ricerca”, “indagine”, “dubbio” e la sua posizione fondamentale di pensiero consiste nel rifiuto di qualsiasi verità presentata come definitiva e dogmatica. Anche per gli scettici lo scopo della vita è il raggiungimento della felicità e come per la scuola epicurea la felicità è nell’assenza di turbamento. Quello che li differenzia, però, dalla scuola di Epicuro è il loro atteggiamento indifferente, giustificato dal concetto che è impossibile definire esattamente ciò che è vero e ciò che è falso, cosa è bene e cosa è male.
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Per Pirrone, noi tutti possiamo dire di ogni cosa che “non è più di quello che è”, o che “è e non è”, oppure che “né è, né non è”. Questo avviene perché le cose sono per natura indeterminate, indiscriminate, “senza stabilità e senza differenze”. È impossibile, dunque, per l’uomo stabilire se le sue sensazioni nei confronti della realtà è giusta o sbagliata; quindi è felice non chi sa, ma chi non sa, chi rinuncia a dire quale sia la natura delle cose. Il saggio è dunque colui che è indifferente, cioè che non sceglie un’opinione; afasico, cioè silenzioso su ciò che appare vero o falso e, di conseguenza, imperturbabile, perché senza problemi.