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Martin Heidegger è stato uno dei più importanti filosofi del Novecento e per questo fa parte del programma di filosofia del quinto anno nelle scuole in cui si studia questa materia. Sono molti gli indizi per i quali potete aspettarvi una domanda sul suo conto alla vostra maturità, perché anche se come argomento non è dei più duri e corposi, presenta comunque un buon margine di collegamento con le altre materie: il fatto che aderì al Nazismo è un esempio.

Per questo è stato prodotto per voi questo riassunto su Heidegger, in cui potete trovare tutte le più utili informazioni sulla vita e sul pensiero di questo filosofo.

Vita di Heidegger

Martin Heidegger


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Heidegger nacque nel 1889 a Meßkirch, un villaggio della regione del Baden-Württemberg, in una famiglia cattolica. Il 1889, per la cronaca, è anche l’anno di nascita di Hitler e Wittgenstein. Fece studi cattolici: all’inizio studiò presso i gesuiti e poi si occupò di teologia. Con l’avanzare degli anni si rese però conto progressivamente che  il cattolicesimo non faceva per lui, quindi si avvicinò sempre più insistentemente al luteranesimo. Nel 1913 ottenne il dottorato in filosofia presso l’Università di Friburgo con una tesi su Kant, Durante gli anni universitari era stato allievo di Heinrich Rickert, un fervente neokantiano.

Dopo aver conseguito il dottorato, nel 1919 iniziò a collaborare con Edmund Husserl, il fondatore della Filosofia Fenomenologica, in progetti di ricerca che prevedevano lo studio di Aristotele, Kant e Fichte. Nel 1923 ottenne una propria cattedra all’università di Magburgo e, nel 1928, quando il maestro andò in pensione, Heidegger prese il posto di Husserl all’università di Friburgo.

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Nel 1933, quando in Germania Adolf Hitler divenne cancelliere, nostro Heidegger viene eletto rettore dell’università dal senato accademico. In quell’occasione, il filosofo dichiarò pubblicamente la sua adesione al Nazionalsocialismo, tenendo un discorso di rettorato in cui parlò della “inesorabilità di quella missione spirituale che obbliga e incalza il destino del popolo tedesco a forgiare la propria storia”. Ben presto, pero, si dimise dalla carica di rettore (nel febbraio del 1934, sei mesi prima della completa assunzione del potere da parte di Hitler), poiché non approvava la deposizione di due decani di facoltà non nazisti da lui nominati. Da quel momento si dedicò solo all’insegnamento e ai suoi studi. Successivamente visse una vita abbastanza tranquilla tra insegnamento accademico, scrittura di libri e conferenze e morì a Friburgo alla veneranda età di 87 anni, nel 1976.

Opere e pensiero di Heidegger

Essere e tempo (1927) e l’Esistenzialismo

L’opera più grande di Heidegger è senza dubbio “Essere e tempo“, pubblicata nel 1927. In quest’opera Heidegger piegò il metodo della fenomenologia di Husserl alla ripresa di un problema che, a suo giudizio,già si era presentato nella filosofia greca, dalle origini fino ad Aristotele, rimanendo però nell’oblio negli sviluppi successivi della metafisica: il problema del senso dell’essere. L’intenzione di Heidegger era di dimostrare che in tutta la storia della filosofia l’essere dei diversi enti, cioè di tutte le cose che “sono”, è stato pensato in base a una specifica dimensione temporale: il presente.
Riproporre il problema del senso dell’essere significava, secondo Heidegger, indagare quell’ente, l’uomo (da lui denominato ‘esserci’), che si contraddistingue per il fatto di vivere sempre in una determinata comprensione del suo essere e dell’essere delle cose che incontra nel mondo. Si trattava quindi di analizzare l’ “esistenza” dell’uomo, che Heidegger concepiva come un “essere-nel-mondo”, portando alla luce le sue strutture fondamentali, che il filosofo chiama gli ‘esistenziali’.

Gli esistenziali di Heidegger

Gli esistenziali principali sono la “situazione affettiva”, il “comprendere” e il “discorso” e distinguono sempre la maniera in cui l’uomo esiste ed entra in relazione con gli altri uomini e con gli oggetti di cui si prende cura. Questi oggetti, a loro volta, non sono mai soltanto delle “semplici presenze sotto mano”, ma in primo luogo degli “utilizzabili”, inseriti in un certo insieme di mezzi e di rimandi la cui trama costituisce il “mondo circostante” dell’uomo. Respingendo il dualismo della moderna epistemologia, Heidegger mette in luce come l’uomo non sia, diversamente da quanto presupponeva Cartesio, un soggetto virtualmente senza mondo, confinato nella sfera interiore delle sue rappresentazioni, da cui deve uscire per raggiungere le cose esterne, ma è già sempre in un rapporto di “familiarità” nei confronti del mondo, che l’uomo comprende e interpreta. La “comprensione”, quindi, diventa ora, nel nuovo tipo di fenomenologia che nasce con Heidegger, l’ermeneutica, la maniera fondamentale in cui l’”esserci” (l’uomo) entra in relazione con il mondo, prima di ogni elaborazione conoscitiva di carattere scientifico. 
Tuttavia l”esserci’ è “gettato” in un mondo che non ha creato lui stesso: egli costituisce un “progetto gettato”, il cui essere è anzitutto un “essere-per-la-morte”. Da qui nascono la precarietà e la finitezza dell’esistenza, che è sospesa tra le alternative dell”autenticità’ e dell’ “inautenticità”, tra un progetto responsabile di sé o l’adesione al vuoto conformismo della massa. Attraverso l’ “angoscia” e la ”chiamata della coscienza” l’uomo però si apre alla sua autenticità e scopre il radicamento temporale del suo essere. Egli infatti è sempre aperto al futuro e a partire dal suo progetto relativo al futuro tende a assumere responsabilmente su di sé il passato, portandosi nella situazione presente.

Con la teoria degli “esistenziali”, Heidegger diede vita al principale movimento filosofico del ‘900: l’Esistenzialismo, un movimento filosofico che già aveva in qualche modo però mosso i suoi primi passi già nell’ ‘800 con Kierkegaard.

Il pensiero di Heidegger dopo Essere e tempo

Dopo “Essere e Tempo”, Heidegger si aprì al problema di un rovesciamento della prospettiva fino allora praticata, ponendo al centro dell’indagine, anziché l”esserci’ (cioè l’uomo), l’ “essere” stesso.
Heidegger si rivolse all’interpretazione di particolari concezioni dell’essere sviluppate in Occidente. Contrariamente e quella che era stata la concezione degli antichi greci, la società tecnologica moderna ha favorito un atteggiamento puramente manipolatorio, che ha privato l’essere e l’esistenza umana di significato. L’umanità, per Heidegger, ha dimenticato la sua autentica vocazione, cioè quella di ritrovare la comprensione profonda dell’essere, avviata dai primi filosofi greci.
Tale comprensione rimane custodita solo nell’autentica opera d’arte o nel linguaggio, che Heidegger definiva “la casa dell’essere“: non si tratta però del linguaggio quotidiano, scaduto a semplice strumento di comunicazione, ma del linguaggio poetico, che mantiene la capacità di nominare originariamente le cose. Tutta la riflessione estrema di Heidegger è così rivolta sia al tentativo di una reinterpretazione di alcune parole originarie del pensiero greco, di cui egli suggerisce nuove etimologie. Da questo ne nacque un’interpretazione non convenzionale della poesia di autori come Hölderlin, Rilke e Trakl.
L’influenza che il pensiero di Heidegger ha portato al pensiero contemporaneo è enorme: spesso però è stato frainteso, come nel caso delle letture degli Esistenzialisti degli anni successivi alla seconda guerra mondiale, esso è però stato alla base delle nuove interpretazioni della filosofia greca e di Nietzsche.

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