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Fichte è il primo vero e proprio maestro della scuola Idealista tedesca del ‘7-‘800, il primo della malefica triade e associazione a delinquere Fichte-Schelling-Hegel. Naturalmente si scherza, ma quanti studenti a partire dalla riforma Gentile (che ha introdotto l’insegnamento della Filosofia nei licei) fino ai giorni nostri sono morti di studio a causa di questi tre? A parte gli scherzi, ora torno serio. Si tratta comunque di uno dei filosofi più complessi in assoluto tra quelli che figurano nei programmi di filosofia dei licei e si dà il caso che sia anche uno dei miei preferiti, quindi lo conosco piuttosto bene. Lo conoscerete anche voi dopo aver letto questo riassunto di Fichte nel quale affronteremo come tematiche: la sua vita, le opere, e il pensiero filosofico.

Fichte riassunto

Fichte riassunto vita e opere

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Johann Gottlieb Fichte è nato a Rammenau, in Sassonia, nel 1762. Da giovane studia teologia a Jena e a Lipsia. Fa il suo esordio sulla scena filosofica come seguace e allievo fedele di Kant e si professa acceso propugnatore delle sue teorie. Il suo attaccamento a Kant lo si può vedere in questo interessante episodio della sua vita: Fichte pubblica nel 1792 anonimamente un testo (il Saggio di una critica di ogni rivelazione) che era talmente simile per contenuti con le altre opere di Kant al punto da essere scambiato dal pubblico per un testo scritto dallo stesso Kant, il quale è dovuto intervenire per spiegare che quel libro non era suo. Al grande filosofo, però, c’è da dire che quel libro scritto da un anonimo che sembrava suo non è dispiaciuto affatto e per onestà intellettuale non se ne appropria, al contrario, trova l’autore e gli permette di diventare professore di filosofia a Jena. Raccomandato, verrebbe da dire. E invece no, perché lui a differenza di molti altri raccomandati lui le capacità le aveva veramente: pensate che pur venendo da una famiglia poverissima, grazie alla sua enorme statura intellettuale riesce a frequentare le migliori università. Quando si hanno veramente i numeri, un pizzico di raccomandazione non può che fare bene.

Il nostro caro Fichte, però, nel 1799 viene costretto a rassegnare le dimissioni dall’Università di Jena. L’accusa è di quella pesanti per l’epoca: ateismo. Continua comunque a scrivere e a tenere conferenze che diverranno celebri, tanto che nel 1805 ottiene la cattedra di filosofia a Erlangen e nel 1810 diviene il primo rettore elettivo della Nuova Università di Berlino. In quegli anni, gli ultimi della sua vita, l’indipendenza degli stati tedeschi veniva minacciata dalle ambizioni espansionistiche di Napoleone: Fichte approfitta della situazione per fare avanti energicamente (nei Discorsi alla nazione tedesca) l’idea della nascita di una coscienza nazionale per il Popolo Tedesco.

Le principali opere filosofiche di Fichte sono: i Fondamenti dell’intera dottrina della scienza (scritto nel 1794, ma soggetto a numerosi rifacimenti successivi), i Fondamenti del diritto naturale (1796-97), Sul fondamento della nostra fede in un governo divino del mondo (1798), La missione dell’uomo (1800).

Riassunto Pensiero di Fichte

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Fichte sosteneva che la filosofia dovesse essere una scienza assoluta, dedotta in maniera sistematica da un’unica proposizione autoevidente, in seguito a un indagine scientifica. In questo modo, Fichte vuole porre in luce il fondamento primo dell’esperienza, che considera fondamentale per formare la conoscenza. Egli condivideva nel complesso il metodo critico di Kant, ma rifiutava la sua dottrina della impossibilità dell’uomo a conoscere il Noumeno e la divisione tra ragion pura e ragion pratica. 

Secondo Fichte, occorre ritrovare l’attività pura e spontanea dell’Io prima di qualsiasi indagine sull’esperienza. L’Io di Fichte è da intendersi come Io assoluto, ovvero come la base, la radice di ogni singolo io empirico. L’Io è caratterizzato dall’intuizione della sua libera attività come autoaffermazione e come attività infinita, il che lo porta inevitabilmente a scontrarsi con il ‘non-Io’, il suo ‘contrario’, ossi con l’alterità costituita dal mondo circostante e in generale dalla natura. 
Da questo derivano i primi tre principi della Dottrina della scienza di Fichte: 
  • ‘l’Io pone se stesso’ (si crea da solo)
  • ‘l’Io oppone a se stesso il non-Io’
  • ‘nell’Io infinito, all’io limitato, finito, si contrappone un non-io finito’. 
L’ultimo principio in particolare vuole centrare l’attenzione sul fatto che dall’opposizione generale fra Io e non-Io nascono tutti i soggetti empirici e gli oggetti reali. La coscienza che contraddistingue ognuno di noi, e che è sempre in contraddizione con quei determinati oggetti che ne limitano le possibilità conoscitive, Fichte la inserisce all’interno dell’attività dell’Io infinito, il quale pone, sempre, in continuazione dei limiti dentro se stesso in modo da poterli superare incessantemente. Questa attività dell’Io si spiega riconducendola all’esigenza etica per cui l’attività dell’Io è principalmente un’azione morale, che si esplica inoltre sotto forma di  ‘sforzo’ di vincere ogni ostacolo e di conseguenza realizzarsi in maniera del tutto libera. 
Per questo suo contenuto, possiamo dire che la filosofia di Fichte sia una filosofia etica.  Ciò traspare in particolare nella maniera in cui egli intende l’idealismo come opposizione al realismo dogmatico: Fichte infatti definisce il vecchio dogmatismo come ‘un carattere fiacco di natura, ‘infiacchito e piegato dalle frivolezze, dal lusso raffinato e dalla schiavitù spirituale, non potrà mai elevarsi all’idealismo’. 
La filosofia di Fichte ha infatti contribuito a influenzare non solo il romanticismo tedesco, e in particolar modo le riflessioni di Friedrich von Schlegel, ma è alla base degli sviluppi successivi della grande scuola dell’Idealismo tedesco (Schelling e Hegel, anche se questi si distanzieranno notevolmente dalle sue posizioni).
Nella filosofia di Fichte possiamo anche assistere una trasformazione del pensiero politico da una concezione liberale dello stato, che viene inteso come lo strumento per rendere possibile lo scopo ultimo e supremo dell’umanità, cioè l’assoluta perfezione morale, a una teorizzazione di un modello statale di tipo organicistico, nel quale ciascun individuo agisce in funzione della totalità sociale. Fichte arriva a teorizzare persino una sorta di socialismo di stato: nello Stato commerciale chiuso (1800) Fichte delinea la concezione di uno stato che si incarica di garantire il lavoro e il benessere di tutti i cittadini: ciò risulta possibile con una regolamentazione autarchica dell’economia, cioè al commercio con gli altri stati. 

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