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In questo riassunto su Sallustio, andremo a conoscere meglio questo meraviglioso autore, vedremo gli aspetti interessanti della sua vita, scopriremo la sua ideologia e faremo una carrellata sulle sue principali opere, in modo da ottenere un quadro completo della sua persona.
Vita di Sallustio
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A differenza degli altri autori che abbiamo visto, come per esempio Plauto e Catullo, di Sallustio abbiamo notizie più precise riguardo alla sua vita. Questo perché a differenza dei primi due, Sallustio ricoprì importanti cariche politiche e quindi era un personaggio molto noto e ricco.
Di Sallustio sappiamo che nacque nella regione della Sabina, precisamente ad Amiterno, le cui rovine si trovano attualmente in Abruzzo, poco lontano da L’Aquila, intorno all’86 a.C. La sua famiglia d’origine non era patrizia, però non se la passava male dal punto di vista economico. Negli anni ’50 a.C., il nostro si trasferì a Roma, dove decise di buttarsi in politica. Per un Homo Novus, cioè uno che non aveva avuto in precedenza antenati politici, era molto difficile raggiungere determinate cariche, quindi dovette cercare l’appoggio di un personaggio molto influente, e lo trovò, anche se non sappiamo esattamente in chi, molto probabilmente si tratto di nientemeno che Giulio Cesare, ciò almeno spiegherebbe il perché della fedeltà e del forte attaccamento politico che Sallustio riponeva in nelle idee e nella politica Cesariana.
Nel 50 a.C., dopo aver ricoperto le cariche della Questura e del Tribunato della Plebe, Sallustio entrò in Senato, ma ne venne espulso per iniziativa dei censori, i quali lo accusavano di probrum (di vita smodata, eccessiva e scostumata). L’accusa non fu mai confermata e il buon Sallustio fu reintegrato l’anno dopo, nel 49 a.C., anno in cui il suo grande eroe Cesare tornò dalla spedizione in Gallia.
Quando Cesare conquistò la regione della Numidia nel 46 a.C, scelse proprio il nostro come primo governatore della nuova provincia. Sallustio però si mise nuovamente nei guai, perché nel 45 a.C. venne accusato de repetundis, di “concussione”, un reato molto frequente tra i governatori di provincia, e venne salvato dal processo sempre grazie all’intervento di Cesare. Alla morte di quest’ultimo, avvenuta come sappiamo il giorno delle Idi di Marzo (il 15) del 44 a.C., Sallustio si ritirò definitivamente dalla politica, anche perché se si fosse messo di nuovo in situazioni critiche, non avrebbe più avuto la possibilità di essere salvato dal suo salvatore.
Durante gli anni della politica, raccolse una discreta fortuna, che gli permise di ritirarsi e dedicarsi alla scrittura. Coi soldi che aveva accumulato, infatti, comprò la villa del suo dio Cesare (non uso il termine ‘dio’ a caso. Mai sentito parlare del “Divus Iulius“?) a Tivoli e si fece costruire un sontuoso palazzo a Roma, tra i colli Pincio e Quiriniale, circondato da grandissime aree verdi note come horti sallustiani.
Sallustio morì nel 35 a.C., prima di riuscire a completare la sua opera più grande, le Historiae: la storia di Roma dalla sua fondazione fino al suo periodo.
L’ideologia, la lingua e lo stile di Sallustio
Dalle opere di Sallustio emerge chiaramente il suo forte sentimento filocesariano (e ci mancherebbe altro, con tutte le volte in cui gli ha salvato la vita) e quindi la sua vicinanza alla fazione popolare. Egli però si sforza nelle sue opere di assumere un atteggiamento il più possibile imparziale, infatti non mancano critiche a atteggiamenti arroganti di alcuni plebei e di alcuni populares e riconoscimenti delle qualità positive di alcuni esponenti del patriziato e della fazione conservatrice.
Per quanto riguarda invece la lingua, il tratto più appariscente che lo caratterizza è il largo utilizzo di termini arcaici. Lo stile, invece, è dominato da due caratteristiche fondamentali: la brevitas, quindi la concentrazione e la concisione del massimo dei significati nel minimo numero di parole, e la variatio, cioè la tendenza ad utilizzare un linguaggio vario e fuori dagli schemi, non tradizionale.