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Baruch (o Benedictus, o Bento, o Benedicto) Spinoza è stato uno dei più importanti pensatori del diciassettesimo secolo, uno dei più accesi sostenitori del razionalismo (quella teoria secondo la quale la ragione viene prima della fede) di cui è ritenuto il padre in occidente insieme a Cartesio e per questo viene anche considerato come uno degli antesignani dell’Illuminismo. Al giorno d’oggi è tornato di moda grazie a Spinoza.it, un blog satirico e irriverente che prende appunto il nome di questo filosofo. Lo conosceremo meglio in questo riassunto della vita, delle opere e del pensiero filosofico di Baruch Spinoza.

Spinoza è uno dei filosofi più importanti della storia, questo perché è stato uno dei più grandi del XVII secolo, eppure nonostante questo è molto trascurato.

Spinoza riassunto

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Spinoza riassunto vita e opere

Baruch Spinoza è un filosofo olandese, nato ad Amsterdam nel 1632. La sua famiglia, però, come potete intuire dal cognome non è esattamente fiamminga, ma è un po’ più meridionale: si tratta di ebrei originari o della Spagna o del Portogallo (molto più probabile) fuggiti dal paese d’origine a causa delle dure condizioni di vita degli ebrei e dei non cattolici, che erano duramente perseguitati. Il giovane Baruch compie i suoi studi presso la scuola della comunità e affianca alla sua formazione lo studio del latino: ciò gli permette di conoscere la grande letteratura latina e il pensiero antico e medievale, che si esprimeva appunto in latino. I suoi interessi filosofici sono infatti concentrati soprattutto sulla filosofia scolastica (la filosofia cristiana medievale di autori come Tommaso d’Aquino), oltre a Bacone e Cartesio, che rappresenta uno dei punti di riferimento sostanziali del filosofo.

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Terminati gli studi, Spinoza matura un atteggiamento sempre più razionalista nei confronti della fede e nell’esegesi della Bibbia; ciò lo porta a scontrarsi con l’ortodossia della comunità ebraica (che vedeva riassunta nella sua massima Deus sive Natura una componente eterodossa), che nel 1656 lo scomunica (pronunciando un cherem, un solenne atto di scomunica) e lo bandisce da ogni sinagoga. Tocca, a Spinoza, la stessa sorte che era capitata circa 500 anni prima ad un altro filosofo razionalista: l’islamico Averroè, il commentatore di Aristotele (“che ‘l gran commento feo” scriveva Dante Alighieri). Espulso dalla comunità, Spinoza vive per cinque anni ad Amsterdam e si mantiene con vari lavori come l’ottico o il levigatore di lenti e in seguito si trasferisce a Leida e a Den Haag (L’Aia), rifiutando in nome della libertà di pensiero un’importante cattedra di filosofia all’università di Heidelberg. Rifiuta anche un vitalizio offertogli da re Luigi XIV di Francia a patto che gli dedichi una delle sue opere. Muore di tisi a Den Haag a 45 anni, nel 1677.

L’unica delle opere di Spinoza a essere pubblicata in vita e a proprio nome è “i Principi della filosofia cartesiana” del 1661, cui s’aggiunge “Pensieri metafisici“, che approfondisce i punti in comune e di distanza del pensiero di Spinoza col pensiero cartesiano. Un’opera giovanile, che viene perduta ma poi riscoperta nel corso del XIX secolo è il “Breve trattato su Dio, l’uomo e la felicità“, in cui Spinoza offre un’anticipazione di alcune linee-guida dell’ “Ethica ordine geometrico demonstrata” (Etica dimostrata con metodo geometrico), nota anche come Etica. Nei primi anni ’60 del seicento, Spinoza lavora sia all’Etica sia al “Trattato teologico-politico” (in latino Tractatus theologico-politicus), che verrà pubblicato anonimo nel 1670 e su cui fonderà la sua libertà religiosa e di pensiero (e che immediatamente verrò condannato da ogni autorità religiosa).

L’Etica, terminata nel 1674 ma circolata solo in forma manoscritta per evitare nuove condanne, viene pubblicata postuma nel 1677 ad opera dell’amico Jan Rieuswertsz. Il tratto che più salta agli occhi di quest’opera è come essa viene organizzata: i suoi contenuti seguono un metodo deduttivo, che si rifà al metodo della geometria di Euclide: partendo da alcuni postulati iniziali e da assiomi, cioè da teoremi autoevidenti e indimostrabili, si giunge a una serie di dimostrazioni. Anche se il fine di quest’opera è quello di disegnare un’etica, nella prima parte si presenta piuttosto come una metafisica, molto vicina ai temi della filosofia di Cartesio.

Pensiero di Spinoza: la dottrina della sostanza

Nell’ambito della sua dottrina della sostanza, Spinoza sostiene che l’universo si identifica con Dio. Dio, per Spinoza, è la ‘sostanza’ eterna, unica, incorruttibile e incausata di tutte le cose: è un concetto che egli riprende dalla scolastica e si riferisce alla base assoluta di tutta la realtà, che la comprende in sé. Spinoza ritiene possibile l’esistenza di infiniti attributi della sostanza, ma sostiene che soltanto due possono essere intelletti dall’uomo: il pensiero e l’estensione. 
Nella filosofia di Cartesio, il pensiero e l’estensione costituivano due sostanze distinte; Spinoza invece le intende come due aspetti o attributi dell’unica sostanza, intesa come Dio e identificata con la natura stessa. Si supera così il problema del dualismo cartesiano, che si riferiva alla modalità in cui l’ordine delle cose corporee esercitava un’influenza su quello delle idee e dei pensieri, e viceversa. 
Nel sistema dell’Etica, Spinoza afferma che esiste una connessione di causa tra singoli oggetti, tra corpi fisici, in relazione all’attributo dell’estensione o rispetto all’attributo del pensiero tra singole idee, ma non fra oggetti e idee, che sono in relazione solo apparentemente. Ciò che conta, per Spinoza, è osservare che queste due serie di eventi, quelli fisici e quelli mentali, essendo nient’altro che due aspetti dell’unica sostanza divina, procedono in parallelo.
Spinoza inoltre considera la pluralità degli oggetti del mondo fisico e delle idee come ‘modi’, cioè come modificazioni particolari e determinate temporalmente della sostanza. Tutti gli oggetti sono modi di Dio rispetto rispetto all’estensione e tutte le singole idee sono modi di Dio rispetto al pensiero. I modi costituiscono la natura naturata, la ‘natura causata’, ovvero la natura in tutte le sue manifestazioni; Dio, la ‘sostanza’, è invece la natura naturans, la ‘natura causante’, ovvero la natura creatrice che determina i modi. Dio, quindi, è la causa immanente del mondo, nel senso che non agisce fuori di esso, ma lo contiene in sé. Si è parlato, in relazione a questa teorie, di un panteismo Spinoziano, secondo cui Dio non crea il mondo come un essere separato e distinto dalla natura, ma come ‘contenitore’ di tutta la natura. 

Pensiero di Spinoza: il determinismo

Secondo Spinoza, quindi, in base a quanto espresso nella sua Ethica ordine geometrico demonstrata, tutte le cose discendono da Dio in modo necessario seguendo un rigido nesso di causa. In base a questa convinzione, a questo determinismo naturale, Spinoza boccia totalmente la dottrina del libero arbitrio, anche se però non respinge totalmente la libertà di Dio: la sostanza divina, secondo la necessità della sua natura infinita, si dispiega nella serie infinita dei modi fisici e mentali, ed essendo generatrice di tutto il suo modo di agire e operare non è determinato da niente e da nessun altro. 
Il Dio di Spinoza, in questo senso, è molto lontano da quello della tradizione ebraico-cristiana: è molto più vicino alle leggi della scienza meccanicistica del seicento. Egli costituisce la trasposizione metafisica di queste leggi.

Pensiero di Spinoza: la geometria delle passioni

Lo scopo ultimo dell’etica di Spinoza è quello di liberare l’uomo dalle passioni che lo rendono schiavo. Spinoza tratta le passioni equiparandole a enti geometrici, ‘come si trattasse di linee, di piani e di corpi’, e giunge così a creare una specie di geometria delle passioni
Il principio fondamentale della geometria delle passioni di Spinoza è quello secondo cui tutti gli individui tendono a sforzarsi a restare nel proprio essere, secondo la tendenza denominata conatus, cioè ‘sforzo’, che si articola ulteriormente come ‘cupidità’, desiderio. Da questo principio procedono tutte le altre passioni, a partire dalle due passioni fondamentali che sono la gioia e la tristezza. L’uomo è servo delle passioni perché è incapace di far prevalere affetti positivi, che aumentano la potenza del suo essere, sugli affetti negativi che invece la ostacolano. Oltre però al controllo delle passioni e all’incremento degli affetti positivi, l’uomo può aspirare a quella felicità che discende dall’ ‘amore intellettuale di Dio’, e che consiste nella conoscenza intuitiva dell’ordine naturale e necessario di tutte le cose.
Per concludere questo riassunto su Spinoza, c’è da dire che al di fuori delle filosofie antiche, la filosofia di Spinoza è l’unica veramente innovativa in tutta la storia della filosofia, ed è per questo che è affascinante

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