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L’Epicureismo è una delle correnti filosofiche più affascinanti in assoluto: essa infatti ha come principale prerogativa il raggiungimento della felicità e per questo motivo ha avuto un successo straordinario, soprattutto a Roma (tre quarti degli autori latini erano Epicurei). Nelle epoche successive si è un po’ perso ma è sempre stata un’ideologia straordinaria, che scopriremo insieme in questo riassunto dell’Epicureismo e del suo maestro fondatore, Epicuro di Samo.
Egli è stato in assoluto uno dei filosofi più amati in assoluto, forse persino più amato dello stesso Marx che ha un “fan club” veramente molto importante visto che è stato colui che ha ideato il comunismo.
Epicuro però, a differenza del suo collega tedesco, è molto meno noto.

Epicuro Riassunto

Chi era Epicuro?

Epicuro nasce a Samo, isola greca situata vicino alla costa turca, intorno al 341 a.C. L’isola di Samo è celebre per aver dato i natali anche a un altro grandissimo filosofo greco, Pitagora.

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Come Pitagora, anche Epicuro deve andarsene dalla sua isola e nel 306 a.C., dopo lunghe peregrinazioni decide di stabilirsi definitivamente ad Atene. Qui compra un’enorme casa con un vastissimo giardino, dove inizia a tenere lezioni molto innovative per il suo tempo. Queste particolari lezioni hanno subito un successo straordinario: in primo luogo perché sono gratuite, aperte a tutti, inclusi donne e schiavi, senza distinzione alcuna e per l’estrema semplicità degli insegnamenti del maestro, che risultavano comprensibili a chiunque. 

La scuola del giardino: una scuola dogmatica

La scuola di Epicuro prende il nome di “scuola del giardino (Kepos)” perché come ho detto le lezioni si tenevano nell’enorme giardino della sua villa. Secondo Epicuro, lo scopo dell’uomo sulla Terra è quello di essere felice. Per essere felice, egli deve liberarsi da quelle ‘malattie dell’anima’ che gli impediscono di raggiungere la felicità. Come ogni medico, ai neofiti che giungono da lui per ‘curarsi’ e quindi per raggiungere la felicità, il maestro prescrive una terapia di farmaci, di quattro farmaci (in greco Tetrapharmakon), uno per ciascuna delle quattro malattie dell’anima. 
La scuola del giardino si definisce “dogmatica” perché chiunque si iscrive deve obbligatoriamente accettare senza riserva le prescrizioni del maestro fondatore. Anche la scuola pitagorica era un scuola dogmatica e di solito lo sono le religioni.

Il Tetrapharmakon 

Secondo Epicuro l’uomo, per raggiungere la felicità che è lo scopo della sua intera vita, deve liberarsi da quattro particolari malattie dell’anima. Per ciascuna di queste ha prescritto una cura.
Malattia: Paura degli Dei.
Cura: Gli Dei sono esseri perfetti e impeccabili. Non si preoccupano degli uomini, esseri imperfetti e quindi dediti agli errori, perché contaminerebbero la loro natura perfetta.
Malattia: Paura della morte
Cura: Non c’è ragione di temere la morte, perché quando essa c’è noi non ci siamo e quando noi ci siamo essa non c’è.
Malattia: Paura del dolore
Cura: Se il dolore non è mortale è temporaneo ed è destinato a cessare, quindi non c’è ragione di temerlo. Se invece è mortale cesserà con la morte, dopo la quale è impossibile soffrire perché è l’insensibilità più assoluta.
Malattia: Mancanza di piacere (ἡδονή, edonè)
Cura: il piacere si raggiunge soddisfacendo i propri bisogni principali e tralasciando quelli superflui. La vita, infatti, è come un lauto banchetto dal quale si può essere allontanati all’improvviso. Il piacere non si raggiunge attendendo le portate migliori, né giungendo alla fine del banchetto, ma sapendo assaporare adeguatamente ogni singola portata accontentandosi di ciò che viene offerto. Solo in questo modo, quando si verrà allontanati dal banchetto, ci si potrà definire soddisfatti. Da questo deriverebbe il concetto Oraziano del ‘Carpe diem’, del ‘cogliere l’attimo che fugge’.
Quindi l’uomo, per essere felice, deve giungere a una vita caratterizzata dall’ἀπονία (aponìa, assenza di dolore) e dall’ἀταραξία (atarassia, assenza di turbamento). Questo è un concetto che, con le dovute proporzioni, ritroviamo anche in Schopenhauer e nella poesia di Leopardi, ma con molto più pessimismo.

Il materialismo epicureo


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Epicuro, così come il poeta latino suo seguace Lucrezio che attraverso il suo poema “De rerum natura” (Sulla natura delle cose) ci trasmette le sue idee, aveva una concezione materialistica della natura, dell’anima e della vita.

Epicuro riprende il concetto democriteo secondo il quale tutte le cose sono composte di atomi che si muovono liberamente nel vuoto. A differenza della teoria di Democrito, però, secondo Epicuro gli atomi, nel loro movimento di caduta nel vuoto, possono deviare la loro traiettoria perpendicolare (in greco παρέγκλισις, parenklisis, declinazione, inclinazione; in latino clinamen) senza che ci sia una causa particolare. In questo modo, Epicuro, probabilmente, oltre a rendere possibile la spiegazione della formazione degli aggregati atomici e quindi della realtà, intendeva in questa maniera sottrarre l’agire dell’uomo a una necessità di tipo deterministico (come invece sostenevano gli atomisti democritei) e renderne quindi possibile la libertà e la costruzione di un’etica. Per Epicuro, anche l’anima è composta di atomi (anche per Democrito lo era, ma era composta di un particolare tipo di atomi, gli atomi ignei, che comporrebbero anche gli Dei) e dopo la morte questi si disgregano e si riorganizzano, sempre secondo criteri casuali,

Nonostante l’acceso materialismo di questo tipo di teoria, Epicuro ammette tuttavia l’esistenza degli dei: secondo il maestro, di essi abbiamo infatti delle immagini, seppure confuse, che sarebbero prodotte da flussi di atomi emanati dagli stessi dei. Tuttavia gli dei vivono negli spazi vuoti fra mondo e mondo (Che Lucrezio chiama ‘Intermundia’) e non influiscono minimamente sulle vicende umane: pertanto il timore degli dei è infondato e costituisce solamente una superstizione.

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