Wittgenstein non è certo il più importante filosofo dell’età contemporanea, ma il suo studio rappresenta parte del programma dell’ultimo anno dei Licei che prevedono lo studio della Filosofia, soprattutto negli Scientifici, visto il suo particolare interesse per la matematica e la logica, una domanda su di lui potrebbe quindi anche scappare da qualche commissario di esame alla Maturità.

Ecco allora un riassunto su Wittgenstein, completo di analisi delle principali opere e del pensiero, in modo da essere pronti a ogni evenienza.

Wittgenstein

Vita di Wittgenstein

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Ludwig Josef Johann Wittgenstein nacque a Vienna nel 1889, da una famiglia dell’alta borghesia. Dopo aver studiato per conto proprio fino all’età di quattordici anni, completò la sua istruzione superiore alla Realschule di Linz e fu compagno di scuola di Adolf Hitler. I due, seppur fossero coetanei, non erano compagni di classe perché Adolf, per qualche stano motivo, era indietro di due anni rispetto al futuro filosofo, probabilmente perché si era fatto bocciare o perché si era iscritto più tardi per seguire le sue “vocazioni artistiche”. Questa potrebbe essere una curiosità in più da aggiungere, per esempio, in una tesina sul Nazismo o sulla Seconda Guerra Mondiale, per fare un collegamento con la filosofia che non sia troppo banale.

Dopo il liceo, studiò ingegneria alle università di Berlino e di Manchester, dove si specializzò in aeronautica. Negli anni il suo forte interesse per le discipline matematiche e per la logica lo portò a Cambridge, dove studiò con Bertrand Russell, un importante filosofo della scienza del Novecento, che dopo la Guerra si schierò apertamente contro gli armamenti nucleari.
Nel 1929, dopo un periodo di difficoltà interiore, che lo portò a cambiare mestiere numerose volte (passò da essere volontario nell’esercito austriaco, a maestro elementare, giardiniere e architetto), Wittgenstein tornò a Cambridge con il proposito di dedicarsi nuovamente alla filosofia. Grazie al suo ex insegnate Russell riuscì a ottenere una cattedra al Trinity College di Cambridge, ma nel 1947 decise di lasciare definitivamente l’insegnamento, trascorrendo in solitudine gli ultimi anni della sua vita. Morì a Cambridge nel 1951

Opere e Pensiero di Wittgenstein

Lo sviluppo della filosofia di Wittgenstein può essere suddiviso in due fasi distinte, che corrispondono rispettivamente al “Tractatus logico-philosophicus” (1921) e alle “Ricerche filosofiche” (1953, pubblicato postumo). 
Fra le altre opere di Wittgenstein, tutte pubblicate dopo la sua morte, sono da ricordare le “Osservazioni sopra i fondamenti della matematica” (1956), “il Libro blu e il Libro marrone” (1958), “Della certezza” (1959) e i “Quaderni 1914-1916” (1960).

Il “Tractatus Logico-philosophicus” 

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Nel Tractatus, Wittgenstein svolge un’indagine sulla logica e sulle principali discipline della filosofia, da quest’opera si può comprendere in gran parte il suo pensiero.

Secondo Wittgenstein, il Mondo è costituito da “fatti” complessi o “molecolari”, composti a loro volta da “fatti” semplici o “atomici”. Questi “fatti” consistono in determinate combinazioni di oggetti, in pratica a delle realtà più semplici all’interno del mondo e non ulteriormente scomponibili. Il linguaggio, quindi, per il filosofo rappresenta una raffigurazione speculare del Mondo ed è quindi costituito da proposizioni complesse, composte a loro volta da proposizioni semplici o “elementari”, ciascuna delle quali è un semplice nesso di nomi. 
In base a questa teoria raffigurativa, Wittgenstein considera dotate di senso soltanto le proposizioni che sono immagini dei fatti del mondo, cioè le proposizioni della scienza naturale; le proposizioni riguardanti argomenti astratti come la Metafisica o l’Etica, invece, risultano insensate perché non sono raffigurazioni di fatti. Il termine “raffigurazione” non deve essere interpretato come rapporto di somiglianza o riproduzione tra ciò che raffigura e ciò che è raffigurato, ma come identità di struttura: alla combinazione dei nomi nella proposizione, cioè, corrisponde la combinazione degli oggetti nel fatto.
A questa dottrina si riallacciò il pensiero neopositivista per formulare il proprio “principio di verificazione”, secondo cui hanno senso solo quegli enunciati che sono passibili di verifica fattuale, mentre risultano prive di significato le proposizioni della metafisica, dell’etica e dell’estetica.
Wittgenstein, tuttavia, non manca di sottolineare come “noi sentiamo che, persino nell’ipotesi che tutte le possibili domande scientifiche abbiano avuto risposta, i nostri problemi vitali non sono ancora neppure sfiorati”.

Le “Ricerche Filosofiche”

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A partire dagli anni Trenta, Wittgenstein ripudia in gran parte le idee espresse nell’opera precedente, in particolare quella che sostiene che il linguaggio svolga l’unica funzione di raffigurare fatti. Nelle Ricerche filosofiche egli afferma che per “linguaggio” si deve intendere un certo numero di attività, o “giochi linguistici”, non determinabile definitivamente, poiché nuovi giochi nascono continuamente, mentre altri cadono in disuso. 

Il linguaggio, in pratica, è un insieme di forme, di contesti, di regole d’impiego delle parole (come nel domandare, nel pregare, comandare, recitare), e non si riduce soltanto al denominare oggetti o raffigurare fatti; il significato di ciascuna delle attività linguistiche consiste nelle circostanze caratteristiche del suo uso. In altri termini, per comprendere il senso di una proposizione o il significato di una parola occorre scoprire come viene usata in un dato gioco linguistico, da intendere come un’attività intrecciata con una determinata “forma di vita”. L’uso, tuttavia, non è una regola imposta dall’esterno al linguaggio, ma una convenzione giustificata dalla consuetudine.
In entrambe le opere si può osservare come per Wittgenstein l’analisi del linguaggio resti il solo modo corretto di fare filosofia. Sia nel Tractatus sia nelle Ricerche Filosofiche egli intende infatti la filosofia come chiarificazione del linguaggio e come “terapia” per evitare i fraintendimenti che nascono da un cattivo uso del linguaggio. Tutto questo però con una differenza sostanziale che caratterizza un’opera rispetto all’altra: mentre nel Tractatus prevaleva il modello di un linguaggio ideale, nelle Ricerche Filosofiche l’indagine si sposta sulla descrizione degli usi concreti del linguaggio ordinario.
In questo modo Wittgenstein ha un contributo decisivo alla nascita della moderna filosofia analitica, che ha avuto i suoi centri principali nelle Università di Cambridge e di Oxford.

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