(adsbygoogle = window.adsbygoogle || []).push({});
Prima dell’inizio dell’espansione che diede la formazione dell’Impero romano, uno dei più grandi e importanti imperi della storia dell’umanità, Roma era un città di modeste dimensioni situata da i suoi famosi sette colli, a ridosso del corso del fiume Tevere, a poche decine di chilometri dalle coste del Mar Tirreno, destinata però a diventare nel giro di pochi secoli la città più potente e influente del mondo conosciuto all’epoca.

Quello di Roma è stato l’impero più importante della storia perché ha messo le basi di quello che poi sarebbe diventato il mondo moderno. A Roma dobbiamo tantissimo, purtroppo l’Italia non è riuscita a mantenere la stessa grandezza dei tempi antichi, poiché gli italiani stessi non sono all’altezza di quelli del passato.

Monarchia romana

Le origini di Roma

(adsbygoogle = window.adsbygoogle || []).push({});

Le prime attestazioni archeologiche di costruzioni ravvicinate che potevano formare piccoli villaggi sono risalenti ai secoli X-IX a.C. e furono ritrovate in un’area comprendente i colli di Roma e alcune parti del fiume Tevere, in particolare nell’isola Tiberina.

Proprio su questa isola, diventata poi in epoca successiva di vitale importanza per la sua favorevole posizione, si stabilirono e formarono il nucleo originario del loro popolo i Latini, nomadi di stirpe indoeuropea che probabilmente scesero in Italia fino a stanziarsi nel Lazio, in particolare sui colli Albani e appunto sull’isola Tiberina.
Qui questa popolazione, il cui nome deriva dalla zona Lazio (latus in latino= largo, ampio, proprio com’era quel territorio), trovò rifugio dalle popolazioni vicine e anche da alcune malattie, su tutte la malaria,  che erano presenti lungo la foce del fiume.
Nonostante siano considerati un unico popolo, in realtà i Latini erano un insieme di tribù abbastanza autonome tra loro che però in caso di necessità erano pronte a formare delle solide alleanze tra loro contro gli eventuali invasori.
La più famosa e importante di queste leghe fu quella latina, della quale Albalonga, un fiorente centro non molto lontano da Roma, era a capo.

La vera storia della fondazione di Roma

Secondo la leggenda Roma fu fondata il 21 aprile 753 a.C. da Romolo, discendente dell’eroe troiano Enea; su questi due personaggi sono circolati molti miti e ancora oggi non sappiamo nulla di preciso.
Sulla storia di Enea e sul suo sbarco nel Lazio che diede vita alla stirpe che fondò Roma è stato addirittura scritto un poema, l’Eneide, da un poeta importantissimo nella letteratura latina, ovvero Virgilio.
Egli scrisse l’opera nel I secolo a.C. sotto commissione dell’imperatore Ottaviano, il quale voleva che venisse scritto un poema che esaltasse le tradizioni e i costumi del popolo romano.
Secondo l’Eneide dopo la sconfitta nella guerra di Troia Enea, fuggiasco dalla propria città e patria, giunge in Italia, sulle coste del Lazio, insieme ad un gruppo di uomini e donne con lui fuggiti.
Successivamente di fuse con i Latini e diede li via ad una discendenza che caratterizzò tutta la storia di Roma.
Tra i discendenti troviamo anche Romolo, che insieme al fratello Remo, nacque dall’unione del dio Marte e di una fanciulla chiamata Rea Silvia.

Secondo la leggenda essi furono abbandonati dalla mamma sulla riva del Tevere e furono allattati e cresciuti da una lupa, che ancora oggi è proprio l’animale simbolo della città.
Gli storici pensano, in base a recenti ritrovamenti archeologici, che i primissimi edifici della neo-fondata Roma furono costruiti sul colle Palatino, che occupava una posizione centrale rispetto agli altri colli. In seguito il nucleo originale si espanse sempre più arrivando ad occupare tutti e sette i colli di Roma (oltre al Palatino anche i colli Esquilino, Viminale, Quirinale, Capitolino, Aventino e Celio), destinati ad entrare tutti, per vari motivi della storia romana.
Il rapido sviluppo della nuova città fu dovuto a diverse cause, che possiamo dividere in esterne ed interne:

  • Cause esterne: lo sviluppo di Roma fu contemporaneo a quello degli Etruschi ma anche alla rinascita dei Greci, che in quel periodo avevano avviato la seconda colonizzazione, e al periodo di floridezza della civiltà fenicia: tutti questi fattori fecero si che i commerci di Roma si diffusero molto velocemente grazie appunto ai contatti con queste popolazioni.
  • Cause interne: oltre a questi fattori esterni vi sono altri aspetti che favorirono la fioritura di Roma; tra i più importanti ci sono la lingua comune parlata dalle persone di quelle zone che agevolò notevolmente le relazioni sociali ed economiche.
Inoltre come già detto la posizione di Roma era estremamente favorevole poiché  permetteva, grazie all’isola Tiberina, un facile guado del Tevere; e proprio questo fiume fu essenziale per lo sviluppo economico della città poiché la collegava direttamente al mare e la apriva ai commerci mediterranei.
Questo rapido sviluppo provocò un’accelerata anche nei settori agricoli, ma influenzò anche l’organizzazione sociale e politica, che divenne via via più complessa.

La Roma monarchica

Per circa due secoli e mezzo, dalla metà dell’VIII secolo a.C. alla fine del VI secolo a.C., Roma fu sotto il dominio del re: era dunque soggetta ad un governo monarchico.
La città, che in questo periodo si espanse sempre più, venne circondata da solide mura e al suo interno furono costruiti numerosi edifici pubblici e privati e diverse strade, che solitamente avevano uno schema a scacchiera.
Secondo la leggenda nel periodo monarchico si sono susseguiti sette sovrani, noti come i sette re di Roma; naturalmente sono troppo pochi per un periodo così lungo, perciò probabilmente furono i più importanti tra quelli che governarono la città.
Inoltre molti storici pensano che alcuni di loro non sono neppure esistiti e dunque siano solo figure leggendarie e che rappresentino simbolicamente i diversi periodi della città.
Anche il numero sette, che corrisponde ai re come ai colli si pensa sia puramente simbolico.
Riguardo la storia di questi sette leggendari re potete consultare il nostro articolo sui 7 Re di Roma, nel quale troverete un’analisi più approfondita sulla loro vita.

L’influenza Etrusca su Roma

(adsbygoogle = window.adsbygoogle || []).push({});

Soprattutto durante i regni dei sovrani di origine etrusca, ovvero Servio Tullio e i due Lucio Tarquinio (Prisco e Superbo), Roma fu particolarmente influenzata dalla nazione etrusca che in quel periodo, tra il VII e il VI secoli a.C., raggiunse l’apice del suo splendore.

In questi secoli Roma fu praticamente sotto il dominio degli Etruschi poiché era a tutti gli effetti una loro città; il popolo etrusco era però molto più avanzato della nuova città dunque la influenzò notevolmente sotto tutti i punti di vista, dall’organizzazione politica al commercio, dalla struttura sociale a quella delle città.
Per esempio Lucio Tarquinio Prisco costruì la prima fognatura, chiamata Cloaca maxima, e bonificò i paludosi terreni presenti tra il colle Campidoglio e quello Palatino, che era il centro della città: infatti lì venne edificato il foro, che era in pratica il corrispondente latino dell’agorà greca.
Servio Tullio invece secondo la tradizione fu il realizzatore di diverse riforme di tipo politico e amministrativo e ampliò ulteriormente i territori della città, costruendo in seguito nuove mura, chiamate appunto mura serviane.
Lucio Tarquinio detto il Superbo per il suo carattere dispotico e arrogante, secondo gli storici completò nei primi anni del suo regno il programma di riforme avviato da Servio Tullio.
Successivamente però egli venne cacciato dalla popolazione appunto per questi suoi comportamenti autoritari; con la sua cacciata, avvenuta nel 509 a.C., finì il periodo monarchico a favore della Repubblica.

La struttura sociale della Roma Monarchica: il Re 

A capo della società romana nel periodo monarchico c’era appunto il re (monarchia = potere di uno, il Re): egli veniva eletto, dunque la sua carica non era più ereditaria.
Il sovrano aveva anche una funzione religiosa, in quanto rappresentante terreno delle divinità, che secondo la tradizione conferivano la legittimità del potere al re; infine era anche comandante dell’esercito, in latino imperator.
Possiamo dunque dire che il sovrano deteneva il potere assoluto su qualunque decisione, che essa fosse politica, sociale o religiosa; egli possedeva infatti l’imperium (potere assoluto).

Il Senato

Il Re, nonostante il suo grande potere, era sostenuto e talvolta limitato da un’organizzazione che col passare dei secoli divenne sempre più importante e fu molte volte decisiva nella storia di Roma: sto parlando del Senato.
Quest’entità politica era inizialmente costituita di 100 elementi chiamati patres (senatori) che passarono poi a 200 e successivamente, con la riforma di Servio Tullio, a 300 che periodicamente si riunivano nella curia.
I membri del Senato erano esclusivamente di origine aristocratica, provenienti delle gentes romane, spesso avanti con gli anni: infatti esso aveva praticamente la funzione di consiglio degli anziani.
Il re veniva eletto dal Senato e doveva consultarlo per prendere le decisioni, nonostante solo egli avesse l’assoluto potere decisionale; col passare del tempo il re talvolta divenne addirittura un burattino mosso dal Senato, grazie al suo potere di elezione.

Il Senato Romano

I comizi curiati



Oltre al Senato c’era un’altra assemblea, che però contrariamente al Senato era fornata dal popolo, chiamata comitia curiata, la quale non possedeva il diritto decisionale come il Senato bensì poteva ratificare alcuni atti senatori, come l’elezione del re o le proposte di legge.
La comitia curiata era formata da diverse curie, le quali dovevano anche contribuire alla formazione dell’esercito, fornendo una centuria (cento uomini) di fanteria e una decuria (dieci cavalieri) di cavalleria.
Infine i comitia si svolgevano nel foro, che era il fulcro della vita sociale, politica ed economica della città; infatti questo era il luogo di scambio delle merci ma anche delle famose orazioni dei senatori, oltre che appunto sede delle riunioni popolari, che erano convocate dal pontefice massimo il quale era l’unica carica religiosa di rilevanza pubblica.

Il pater familias

Nelle famiglie come nella società il potere assoluto era posseduto da un’unica persona, il pater familias.
Spesso egli era più anziano della famiglia e esercitava la sua autorità su tutti i membri della famiglia, servi e schiavi compresi.
Il pater familias aveva addirittura anche il diritto di vita o di morte su qualsiasi membro della famiglia, anche nei confronti di moglie e figli.
Quando il pater familias moriva il “titolo” passava al figlio maggiore oppure, se aveva solo figlie femmine, al fratello o al marito della primogenita.
Oltre che avere influenza sulla famiglia egli si costruiva una rete di clientes, ovvero persone che si assicuravano la sua protezione e difesa, diventando una specie di famiglia allargata, in cambio delle quali offrivano prestazioni lavorative gratuite e, in caso di guerra, facevano parte delle truppe che ogni famiglia doveva fornire allo Stato.

Patrizi e plebei


Dunque la società romana era divisa essenzialmente in due grosse classi sociali: gli aristocratici, più propriamente chiamati patrizi, e i plebei.
I primi erano i discendenti dei fondatori della città e possedevano vaste terreni, nei quali lavoravano i clientes, spesso contadini o piccoli artigiani. Essi detenevano il potere essendo gli unici a poter accedere alle cariche pubbliche.
I plebei formavano invece la larga maggioranza della popolazione ed erano perlopiù nullatenenti o appunto contadini e artigiani che si mettevano a disposizione dei patrizi in un rapporto di clientela.

La riforma Serviana

Servio Tullio, a cui è tradizionalmente attribuita questa riforma, riorganizzò la struttura politica e sociale della città. Per esempio dalle tre tribù iniziale si passò alle quattro tribù urbane e sedici tribù rustiche; inoltre i cittadini furono divisi in sei classi di censo.
La riforma serviana però era particolarmente favorevole alle classi patrizie; infatti si parla di ordinamento timocratico, poiché appunto gli aristocratici avevano un peso molto maggiore rispetto ai plebei.
Se risentì positivamente anche l’esercito, poiché le classi più ricche dovevano anche fornire più fanti e cavalieri e dunque l’organico raggiunse i 6000 fanti e 600 cavalieri (in base alle centurie e le decurie).
Grazie a questa riforma il potere aristocratico crebbe notevolmente d’importanza fino a raggiungere, dopo la cacciata dei Tarquini (secondo gli storici furono proprio i patrizi a sollevare la rivolta contro il re), il controllo totale del potere cittadino.
Proprio con la cacciata dell’ultimo re, Lucio Tarquinio detto il Superbo, finì il periodo monarchico e nacque una Repubblica di forte impronta aristocratica, che durò per circa cinque secoli.

LEAVE A REPLY