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Gottfried Wilhelm Leibniz è uno dei grandi geni universali venuti al mondo nel ‘600, a cui si devono immensi passi da gigante nel campo della matematica, anche se parzialmente offuscati dalle scoperte di un altro grande genio del suo tempo di nome Isaac Newton. I suoi interessi spaziano nei più diversi campi del sapere: pur lavorando egli nel campo del diritto (era un esperto giurista e si manteneva con quello), egli si è occupato, oltre che di diritto e di matematica, anche di fisica, teologia, politica, storia, filologia e filosofia. A scuola, egli è tra gli autori di cui si compone il vastissimo programma di filosofia del quarto anno, ed è proprio per quei poveracci dei liceali al quarto anno che oggi andremo a fare un riassunto della vita, delle opere e del pensiero di Gottfried Leibniz. 

In ambito filosofico, Leibniz si inserisce nel dibattito del ‘600 tra Razionalisti e Empiristi, costituendo un’importante voce a favore dei primi, pur discostandosi abbastanza dalle idee dei due principali razionalisti, ovvero Cartesio e Spinoza. Approfondiremo tutto nelle righe che seguono.

Leibniz riassunto
Leibniz

Leibniz riassunto vita e opere

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Sulla vita di Leibniz non c’è molto da sapere. Egli nacque a Lipsia nel 1646, studiò presso varie università tedesche e nel 1666 si laureò in diritto. Conquistata la laurea, lavorò al servizio dell’arcivescovo elettore di Magonza ricoprendo vari incarichi giuridici, politici e diplomatici. Nel 1673 si recò a Parigi, dove visse per tre anni dedicandosi a studi di logica, matematica, fisica e filosofia. Nel 1676 fu nominato bibliotecario e consigliere privato alla corte di Hannover, incarico che mantenne fino alla morte, sopraggiunta nel 1716.

Leibniz non lasciò grandi opere e trattati di carattere sistematico sulle sue teorie: la sua opera consiste principalmente in saggi brevi e piccole trattazioni, tra cui molte rimaste in fase d’abbozzo e mai pubblicate. Tra le principali opere di Leibniz citiamo la Monadologia, che è la sua opera fondamentale, in cui è racchiusa tutta la sua metafisica, i due volumi dei saggi di Teodicea e i Nuovi saggi sull’intelletto umano. Quest’opera merita una menzione speciale: Leibniz inizia a comporla come critica delle posizioni empiriste di John Locke in campo gnoseologico, espresse nei ‘Saggi sull’intelletto umano’. Il filosofo inglese muore però  prima che quest’opera venga pubblicata e Leibniz, in segno di rispetto per la memoria del collega, decise di non pubblicarla. Uscirà nel 1765, quasi cinquant’anni dopo la morte di Leibniz.

Leibniz riassunto: la matematica

Il fondamentale contributo di Leibniz al pensiero occidentale è senz’altro quello in campo matematico. A Leibniz, infatti, si deve la scoperta dei principi fondamentali del calcolo infinitesimale e la notazione leibniziana è tutt’ora usata in campo matematico. Il segno della punto per la moltiplicazione, la divisione scritta come a:b e i simboli usati nel calcolo infinitesimale (differenziazione, dx, e di integrazione, ∫), oltre che il simbolo di similitudine o asintoticità ~, sono di Leibniz.
Sul calcolo infinitesimale si accese un dibattito tra Leibniz e Newton, circa chi ne fosse il vero padre. Leibniz fece la scoperta nel 1674, diciotto anni dopo Newton, ma la rese pubblica nel 1684 nel Nuovo metodo per la determinazione dei massimi e dei minimi; Newton invece, pur avendo elaborato il suo sistema nel 1666, non lo rese noto fino al 1687. I due, tuttavia, lavorarono indipendentemente, uno in Germania e l’altro in Inghilterra, quindi si può dire che il calcolo infinitesimale abbia due padri.

Leibniz riassunto: logica, verità di ragione e verità di fatto

Leibniz è considerato essere anche il padre della logica formale moderna e della moderna filosofia del linguaggio. Le sue riflessioni in tali campi sono infatti fondamentali.
Data la sua grande passione per la matematica, Leibniz tentò di progettare una lingua universale basata sulla matematica, in cui, come in matematica, i nessi fra i simboli dovevano rappresentare le relazioni logiche tra i concetti. Leibniz quindi distinse le affermazioni logici in due categorie, le ‘verità di ragione’ e le ‘verità di fatto’.
Le verità di ragione sono ad esempio le verità matematiche: esse sono necessarie e sono regolate dal principio di non contraddizione (è falso ciò che contiene una contraddizione ed è vero “ciò che è opposto o contraddittorio al falso”). Le verità di ragione sono verità derivate derivate a priori dalla ragione, quindi sono innate e necessarie, per cui il loro opposto indica necessariamente contraddizione; nonostante ciò, esse non dicono nulla sulla realtà effettiva, ovvero quella esistente ‘di fatto’. È possibile dire che è un triangolo una figura geometrica con tre lati e tre angoli, e questa è una verità matematica quindi una verità di ragione, ma non è necessariamente vero che in natura sia presente tale figura.
Le verità di fatto, invece, non sono necessarie, perché si fondano sull’esperienza e non sono deducibili a priori dalla ragione. L’opposto di esse, non implica quindi contraddizione. Esse si reggono sul principio di ragion sufficiente, secondo cui nulla accade senza una ragione o una causa che lo giustifichi. L’affermazione ‘Cesare varcò il Rubicone’ è una verità di fatto: Cesare non avrebbe mai varcato il Rubicone se non avesse avuto una ragione per farlo.

Leibniz riassunto: la Monadologia

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La metafisica di Leibniz, esposta nella Monadologia, occupa una posizione di rilievo nel panorama del razionalismo moderno; essa infatti non solo si scosta parecchio dal dualismo cartesiano (res cogitans e res extensa) e dalla concezione meccanicistica della natura, ma è molto distante anche dal monismo di Spinoza, che riduceva tutte le manifestazioni dell’Universo a modi dell’unica sostanza divina (Deus sive natura).

Leibniz propone un nuovo concetto di sostanza: la monade. Principio che deriva da tempi antichi, precisamente da Pitagora, la monade viene intesa come “forza viva”, come un centro immateriale ed infinitamente piccolo di forza ed energia spirituale. Per Leibniz, tutto l’universo è costituito da un’infinità di monadi disposte secondo un ordine che vede al vertice la monade suprema: Dio. Con questa strategia, Leibniz riesce a far valere sia il principio della pluralità delle monadi, sia il principio di personalità di Dio, superando le concezioni precedenti portate avanti da Cartesio e Spinoza.
Ogni monade è un microcosmo a sé stante: rispecchia l’universo secondo gradi di perfezione crescente e  si sviluppa indipendentemente da tutte le altre monadi. L’attività di ciascuna monade consiste nell’esplicarsi in sempre nuove percezioni. Esse però non sono tutte chiare e distinte: in un certo senso si riprende il concetto di idee di cui parlava Cartesio. Esistono anche percezioni “oscure e confuse”, o come si direbbe oggi, inconsce. Le monadi si distinguono pertanto tra loro per il diverso grado di chiarezza e di perfezione delle loro percezioni.
La materia è pertanto un aggregato di un’infinità di monadi dotate di vita, quindi non propriamente una sostanza corporea. Scrive Leibniz

“Ogni parte della materia può esser concepita come un giardino pieno di piante e uno stagno pieno di pesci. Ma ogni ramo della pianta, ogni membro dell’animale, ogni goccia dei suoi umori è ancora un giardino o uno stagno di tal fatta”.

Ogni monade è specchio del mondo e rappresenta in maniera più o meno chiara in tutte le altre monadi. Dio, che è la monade suprema, da cui si generano tutte le altre monadi, stabilisce e garantisce l’ordine e l’accordo delle monadi. Nell’atto di creare ogni nuova monade, Dio la rende adatta all’insieme di tutte le altre, in modo che le sue percezioni corrispondano alle percezioni delle altre monadi. Per questo motivo, l’universo non può che non essere il risultato di un armonioso piano divino. Anche le malattie e la morte sono parte dell’armonia universale, anche se gli esseri umani, che sono composti da monadi limitate, non riescono ad accettarle come tali. L’universo in cui viviamo è quindi secondo Leibniz il ‘migliore di tutti i mondi possibili’. Ciò destò non poche perplessità nei pensatori successivi e uno di loro in particolare, un certo Voltaire, compose un romanzo, il Candido, in cui il protagonista soffre ogni genere di disgrazia ma nonostante questo non si abbatte e continua a rimanere ottimista, perché sa che in fondo tutto fa parte dell’armonia universale, anche i mali e le disgrazie.

Concludiamo qui questo riassunto su Leibniz sperando che possa tornare utile.

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