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Dopo aver parlato della Civiltà minoica e di quella micenea, arriviamo all’età arcaica, durante la quale nacque la vera e propria società greca, quella che era destinata a lasciare per sempre un segno indelebile nella nostra storia, che è arrivato fino a noi e che continuiamo ad ammirare e a studiare per scoprirne tutti i meravigliosi segreti.
In questo riassunto l’età arcaica verrà più propriamente chiamata “civiltà della pòlis“, poiché fu la nascita di questa nuova organizzazione politica ed economica a segnare la fine del Medioevo ellenico e la fioritura appunto di questa società.

Possiamo sostenere che la Grecia così come abbiamo imparato a conoscerla sia nata proprio in questo periodo, naturalmente dopo le basi della civiltà minoica e quella micenea.

Età Arcaica riassunto

Il medioevo Ellenico

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Prima di cominciare con la pòlis vorrei aprire una breve parentesi sul periodo che precedette la nascita di queste entità, ovvero quello che viene chiamato medioevo ellenico o età dei secoli bui; esso coincise con la discesa dei Dori, un popolo di stirpe indoeuropea, nella penisola greca.

Questi secoli, che vanno dal crollo dei regni micenei, avvenuto nel 1100 a.C. circa, all’inizio appunto della civiltà della pòlis, nel 900 a.C. circa, furono caratterizzati da un’involuzione totale, che riguardò praticamente tutti i settori della società, dall’economia al crollo demografico: i Dori incentivarono, al posto del commercio navale e degli scambi con altre popolazioni, un economia agricolo-pastorale, che rappresentava un passo indietro nello sviluppo della popolazione greca.
Nonostante questo periodo sia caratterizzato appunto da un parabola discendente, gli storici confermano che i Dori fecero apportarono dei cambiamenti positivi, come la diffusione della tecnica di lavorazione del ferro e di quella della ceramica (che aveva sempre rappresentato un fiore all’occhiello della penisola ellenica) e la costruzione di nuovi templi, che dimostrava i progressi in ambito edilizio.

Medioevo Ellenico

La nascita delle Polis

Secondo molti storici la polis nacque, nell’VIII secolo a.C., a causa del particolare territorio greco: infatti esso è un continuo di montagne, avvallamenti e colline che rendono molto irregolare il paesaggio e perciò era difficile creare uno stato unitario che comprendesse tutte queste zone; dunque si formarono queste entità politico-economiche caratterizzate da una completa autonomia delle une rispetto alle altre.
Sono state formulate altre ipotesi riguardo alla nascita di queste città-stato, tra le quali quella di un’ascesa sociale delle tribù, i cui capi tendevano all’isolamento per far si che solo un numero ristretto di persone potesse accedere alle cariche pubbliche, solitamente appartenente alla famiglia; la maggior parte degli esperti ritiene comunque la prima come la più probabile.

Politica e società all’interno delle Polis

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La polis era vista dai diversi ceti sociali con differenti opinioni, ma tutte positive verso questa nuovo entità: infatti gli aristocratici vedevano in essa una possibilità di affermazione del proprio prestigio personale, il ceto medio composto da artigiani e commercianti credeva che la polis potesse offrire nuovi e lucrosi commerciali, mentre i contadini erano convinti che il far parte di una comunità ristretta garantisse sicurezza e protezione.

Infatti queste città-stato solitamente inglobarono anche coloro che prima vivevano fuori dalla città aggregati spesso in piccoli villaggi, come i contadini.
Nel primo periodo delle polis furono i nobili, appartenenti al ceto aristocratico, a prendere il potere e ad occupare gran parte degli incarichi pubblici; per evitare che il potere rimanesse sempre nelle mani degli stessi uomini le cariche pubbliche furono sempre temporanee ed elettive.
In questa nuova società cominciò ad emergere un concetto fino ad ora quasi sconosciuto, che sarà poi utilizzato nel periodo più fiorente della civiltà greca: la democrazia.

Infatti i politici agivano secondo leggi scritte ottenute dall’accordo tra tutti i cittadini della città e tutti i cittadini erano messi sullo stesso piano. Naturalmente ciò era puramente teorico, poiché nonostante secondo le leggi tutti i cittadini avessero pari diritti, le disparità tra le classi sociali erano ancora enormi: infatti solo gli uomini liberi potevano partecipare alla vita politica e solo i più benestanti avevano accesso agli incarichi amministrativi.

Caratteristiche dell’Antica Grecia e delle Polis

Come suddetto, il popolo greco aveva dei valori ben radicati nella sua tradizione, su tutti la libertà dei cittadini, che aveva fatto sì che le città-stato fossero entità autonome, e l’uguaglianza tra di essi, secondo i valori etici che hanno contribuito a formare questa civiltà; l’unità era favorita anche dall’uso di una lingua e una scrittura comune.

Inoltre i Greci col passare dei secoli tendevano sempre più a scavare netti solchi tra la loro civiltà e quella dei popoli stranieri: infatti loro si chiamavano elleni, “greci”, mentre denominavano come “barbari” tutti quei popoli che non facevano parte della Grecia.
La religione era una componente importante nella civiltà greca, anche se era considerata in modo differente rispetto ad altre culture; infatti per loro doveva essere un culto collettivo a cui prendeva parte tutta la comunità, non un affare privato e individuale. Essa non aveva, come le religioni più moderne, delle grandi preoccupazioni teologiche e spirituali, bensì era vista come una cosa utile alla comunità per assicurarsi la protezione divina.
Naturalmente la religione greca era politeista, ovvero che venerava più divinità, e il pantheon (l’insieme della divinità) era molto ampio, ma c’erano dodici dei che erano ritenute di importanza assoluta: primo tra tutti Zeus, il signore del fulmine e protettore degli ospiti e degli stranieri, oltre che dominatore di dei e uomini; egli era sposato con Era, protettrice della famiglia, e aveva due fratelli, Poseidone, dio del mare e Ade, sorvegliante degli Inferi, e una sorella, Demetra, dea dell’agricoltura.
Zeus aveva numerosi figli, nati da diverse relazioni con dee e donne umane: Atena, dea della saggezza, Ares della guerra, Afrodite della bellezza e dell’amore, Artemide della caccia e delle foreste, Apollo della musica e dell’arte, Dioniso del vino, Hermes era il messaggero degli dei e Efesto il fabbro.

Ad essi si aggiungevano un numeroso gruppo di divinità minori tra cui le più importanti furono le ninfe, che abitavano boschi e fiumi, e le muse, che erano le protettrici delle arti.
Per venerare queste divinità furono costruiti un’infinità di luoghi di culto ad essi dedicati, come templi e santuari.
Alcuni erano di imponenti dimensioni, come per esempio il Partenone, tempio dedicato alla dea Atena situato sull’acropoli di Atene, città da lei protetta, oppure il Santuario di Delfi, dedicato al dio Apollo e famoso per i suoi oracoli.

Proprio gli oracoli erano ricercatissimi dalla popolazione per la loro capacità di prevedere il futuro grazie alla mediazione del dio. Gli oracoli costituivano un importante giro di affari poiché l’entrata al santuario e il pedaggio da pagare per sottoporre le domande all’oracolo erano talvolta molto costosi.
Infine per le divinità i greci organizzarono anche delle gare sportive che vennero chiamate Olimpiadi per la città dove si svolgevano ogni quattro anni dal 776 a.C. ad Olimpia, ai piedi del mitico Olimpo.
Per questi giochi, che comprendevano diverse specialità come lotta, pugilato, corsa e gare con carri trainati da cavalli, venivano addirittura fermate le guerre in corso: questo ci fa capire l’incredibile sacralità che aveva questo evento.
La Grecia diede anche l’inizio a quella che diventerà una della materia più enigmatiche e affascinanti della storia: la filosofia.
Filosofia deriva appunto dal greco e significa “amore della conoscenza”; inizialmente essa era incentrata sullo studio dei fenomeni naturali, ma con il passare dei decenni e dei secoli divenne sempre più complessa, fino ad arrivare a esaminare gli aspetti più profondi della nostra coscienza.
Tra i primi filosofi vissuti tra il VII e il V secolo a.C. i più importanti furono Talete, Anassimandro, Anassagora, Eraclito e Pitagora.

Città Stato

La colonizzazione Greca

La colonizzazione che prendiamo in considerazione è la seconda, ovvero quella successiva alla migrazione che portò alla formazione di regioni come l’Eolide, la Ionia e la Doride.
Questa queste periodo di colonizzazione invece i Greci si espansero notevolmente in gran parte del Mediterraneo; questo grande flusso di persone che lasciò la patria per rifondare le radici in terre straniere fu definito grande colonizzazione.
Prima di analizzarla nei dettagli volevo precisare che ci furono due tipi di colonie: quelle territoriali e quelle commerciali.
Le prime, che sono quelle che analizzeremo, vedevano una vera e propria migrazione di gruppi di persone che occupavano e si dividevano gli appezzamenti di terreno, spesso coltivabile.
Le colonie commerciali servivano invece da scali commerciali, nei quali approdavano le navi che magari erano partite dalla madrepatria e sostavano lì qualche giorno per rifornirsi di viveri e acqua ma anche di merci da commerciare.

Esse furono successivamente chiamate emporia, dal nome della città spagnola di Emporion, che era appunto un insediamento commerciale.

Torniamo dunque alla grande colonizzazione: questo fenomeno avvenne per un motivo in particolare, ovvero il sovrappopolamento delle città greche, che non riuscivano più a contenere i risultati di una crescita demografica che coinvolse tutta la penisola ellenica nell’VIII secolo a.C.
A causa di questo processo di crescita demografica il cibo divenne sempre più insufficiente per sfamare l’intera popolazione e dunque alcune famiglie furono costrette a migrare in altre terre.
Queste gruppi di persone erano guidati da un ecista che solitamente era il principale sponsorizzatore del viaggio e colui che sarebbe diventato il fondatore della nuova città.

Una curiosità riguardo a queste migrazioni: alle spedizioni potevano partecipare solo gli uomini adulti, che avevano il compito di legarsi a nuove mogli nella terra straniera per fare in modo che gli immigrati e gli indigeni si fondessero in un’unica cultura, naturalmente di impronta greca; invece le donne e i bambini rimanevano in patria.
Come suddetto, i Greci si espansero praticamente su tutte le coste del Mediterraneo e non solo; infatti si insediarono su tutti i litorali del Mar Nero fino in Crimea, e sulle coste di Spagna settentrionale, Francia, Italia meridionale, Egitto e Asia Minore.

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Particolare importanza assunsero le colonie del sud Itali, in particolare la Sicilia divenne il fulcro dei commerci nel Mediterraneo, grazie soprattutto alla sua favorevole posizione geografica.

Questi territori furono chiamati Magna Grecia, “Grande Grecia” soprannome che ci fa capire l’importanza che avevano queste terre per i Greci all’epoca.
In quel periodo vennero fondate città che avrebbero fatto la storia dell’Italia meridionale: tra le più importanti Crotone, Taranto, Metaponto, Sibari, Cuma, Napoli, Reggio (Calabria), Agrigento, Messina e Siracusa.

Nel resto del Mediterraneo occidentale nacquero importanti città come Marsiglia, Nizza e Malaga, mentre ad Oriente le colonie più importanti furono Bisanzio in primis, ma anche Trebisonda, Mileto, Smirne e Efeso avevano un ruolo cruciale nei commerci.
L’espansione coloniale fu importantissima anche per la diffusione della cultura greca all’interno del Mar Mediterraneo: infatti i migranti portarono la loro cultura e le loro tradizioni, che pian piano si fusero o talvolta addirittura cancellarono le usanze dei popoli indigeni.
Questa incredibile influenza che la cultura greca ebbe sulle terre colonizzate caratterizzò in maniera decisiva il ruolo che essa avrebbe avuto per secoli e secoli all’interno della realtà mediterranea, diventando un modello di civiltà forse nessun popolo nella storia ha saputo replicare meglio.

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