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I Sette Peccati Capitali sono quei vizi che, secondo la morale cattolica, portano l’anima alla dannazione eterna dell’Inferno. Da essi, si generano tutti gli altri peccati, che non sono nient’altro che delle sfumature di questi sette vizi principali. I Sette Vizi Capitali sono appunto “capitali” perché sono i più gravi: essi riguardano infatti la parte più profonda della natura umana, quella più intima, ovvero l’Anima. In realtà è sbagliato chiamarli “peccati”, perché secondo la morale cristiana sono molto di più che semplici peccati: sono proprio delle inclinazioni errate dell’anima (in latino, infatti, la parola vitium significa proprio abitudine deviata, storta, maligna); il peccato è la conseguenza dell’anima deviata dai vizi capitali.

In questo articolo, andremo quindi a vedere  quindi quali sono i sette vizi capitali, resi celebri da Dante nella Divina Commedia, e ne forniremo una spiegazione.
Peccati capitali

Sette Peccati Capitali: elenco

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I Sette vizi capitali, in ordine di gravità (dal più grave al meno grave), sono la Superbia, l’Invidia, l’Ira, l’Accidia, l’Avarizia, la Gola e la Lussuria. Questo è l’ordine nel quale Dante Alighieri li ha collocati nel Purgatorio dalla cornice più bassa (La Superbia, più grave perché è il peccato di Lucifero e quindi viene posto più vicino all’Inferno) a quella più alta (la Lussuria, un peccato minore degli altri perché si tratta soltanto di un amore “sbagliato”, ma lo spiegheremo meglio dopo.). 

Molti teologi non sono tuttavia d’accordo con questa suddivisione: molti infatti ritengono che sia l’Accidia il peccato più grave, altri invece l’Invidia; molti altri invece non sono d’accordo sull’ordine dei peccati meno gravi, ma in quel caso è normale: secondo Dante, Avarizia, Gola e Lussuria sono soltanto delle sfumature di un unico vizio, ovvero lo “smodato amore dei beni terreni”. Ora, io non sono un teologo e a dirla tutta non sono nemmeno un cattolico, ma sono un appassionato lettore di Dante, quindi in questo articolo farò riferimento alla sua opera. Detto questo, andiamo ad analizzare uno per uno i sette vizi capitali, nell’ordine di Gravità scelto dal Sommo Poeta.

Sette Peccati Capitali: la Superbia

La Superbia è sicuramente il peggiore dei vizi capitali, essa è la convinzione ferrea di essere superiori a tutto il mondo. 
Il Superbo è quella persona che sovrastima se stesso all’ennesima potenza, che pretende di essere il migliore in assoluto e che quindi reclama per se stesso posizioni di grande privilegio e di potere superiore agli altri, che devono riconoscere e accettare la loro inferiorità e sottostare e sottomettersi alla superiorità del Superbo.  La Superbia, in somma, è l’autoesaltazione della propria personalità fino al disprezzo di qualsiasi legge e di qualsiasi ordine, umano o divino che sia.
La Superbia è senza dubbio il peggiore dei vizi capitali, perché secondo il Cristianesimo il Superbo può arrivare ad autoesaltare se stesso al punto tale da sentirsi superiore a Dio stesso: questo è il peccato di Lucifero, che un tempo era il più splendente degli angeli e che per questo motivo si sentiva in dovere di prendere il posto di Dio. Dio lo punì facendolo sprofondare sulla Terra, la quale, era talmente indignata e disgustata che si ritrasse alla sua caduta formando la voragine dell’Inferno e il monte del Purgatorio.

Sette Peccati Capitali: l’Invidia

Anche l’Invidia è un vizio gravissimo. La parola Invidia deriva dal latino Invidia, che a sua volta deriva dal verbo invideo,-is, invidi, invisum, invidere che letteralmente significa “guardare male” e, di riflesso, augurare il male con lo sguardo.
L’Invidioso è sostanzialmente un personaggio che vuole per sé una qualità o un bene di qualcun altro, che per qualche motivo non può avere, e che invece che adoperarsi per procurarselo da sé prova rancore, gelosi e avversione verso colui il quale possiede l’oggetto del desiderio; sentimenti che portano ad augurare il male all’altro: in questo modo, quella persona sarà afflitta dal dolore e dalla tristezza e la qualità invidiata sarà oscurata e la felicità che porta cancellata. 

Sette Peccati Capitali: l’Ira

L’Ira, o furore, secondo la scala di gravità Dantesca si colloca al terzo posto per gravità. Perché l’Ira è così grave? Perché è un sentimento che porta alla perdita dei freni inibitori e quindi della ragione, che permette di distinguere il bene dal male. 
L’Ira spesso è generata dal desiderio irrefrenabile di vendicare un torto subito, vendetta che si può mostrare sia in modo attivo sia in modo passivo. L’Ira attiva è caratterizzata da attacchi di rabbia e violenza molto accesi nei confronti del provocatore o di persone vicine al provocatore, mentre invece l’Ira passiva è quella più terribile, perché brucia il provocatore (o anche lo stesso iracondo) dall’interno.

Sette Peccati Capitali: l’Accidia

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Il termine “Accidia” deriva dal greco ἀκηδία (akidìa), che è a sua volta composto ponendo l’ἀ privativo davanti al termine κῆδος (kedos), che significa “cura”.  L’accidia, quindi, letteralmente, si può indicare come l’assenza di cura, una negligenza e un’indolenza nei confronti della vita in generale. 

L’accidioso è principalmente un pigro, uno che prova una noia assoluta a vivere la vita  e che per questo nutre un forte disinteresse nei confronti di qualsiasi iniziativa o azione: niente può tirarlo fuori dal suo torpore cosmico. Il Cristianesimo vede nell’accidia la noia e il disgusto per tutto ciò che è il bene e quindi Dio: l’individuo accidioso è uno che, per pigrizia e per noia, ha perso totalmente la fede in Dio e non c’è alcuna speranza di recupero.

Sette Peccati Capitali: l’Avarizia

L’Avarizia intesa come vizio capitale non è la tirchieria o comunque la scarsa propensione ad aprire il portafogli e spendere denaro, ma è un vizio molto più ampio e peggiore. Il termine Avaritia, infatti, in latino indica l’essere avidi, l’essere attaccati eccessivamente alle ricchezze, al denaro e ai beni materiali, senza volersene per alcun motivo separare.
L’Avarizia è annoverata tra i vizi capitali perché, secondo la morale cristiana, l’unico scopo della vita dell’Avaro è quello di accumulare e conservare quantità eccessive di beni e valori materiali, che diventano appunto l’unica ragione di vita e vengono poste al di sopra di tutto, persino di Dio stesso. L’Avaro, infatti, è quella persona che idolatra il denaro e le cose materiali, che sono più importanti di qualsiasi altra cosa.

Sette Peccati Capitali: la Gola

La Gola è il desiderio smodato di ingurgitare cibi, dell’abbandonarsi ai piaceri della tavola ma non solo. In generale, la Gola o Ingordigia è il peccato dell’esagerazione, della mancanza di controllo e misura nel mangiare, nel bere ma anche nel fare uso di sostanze: il goloso diventa essenzialmente uno schiavo di ciò che assume in maniera smodata e incontrollata e l’inghiottire (non importa cosa) diventa l’unico scopo della sua vita; per questo motivo la Gola è annoverata tra i vizi capitali, perché sostanzialmente è un insulto e una grave mancanza di rispetto all’Ordine Divino.

Sette Peccati Capitali: la Lussuria

La Lussuria si può definire come il non riuscire a fermare il desiderio sessuale, o meglio, come la ricerca disordinata e sregolata del piacere sessuale, che viene collocato al primo posto e diventa l’unico scopo della vita. La Lussuria è il desiderio sessuale smodato fine a se sesso, la cui fine è soltanto la soddisfazione e la gratificazione personale, che di fatto il lussurioso non raggiunge mai. 
Secondo il Cristianesimo, la Lussuria è un vizio capitale perché trasforma le persone in oggetti, in oggetti finalizzati soltanto al raggiungimento della soddisfazione del desiderio. Il desiderio sessuale diventa così per il lussuriose superiore a Dio stesso, per questo rappresenta un vizio.

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