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In questo articolo vi racconterò di una città a me molto cara, una città che è tutta la mia vita: sto parlando di Torino.

Il capoluogo del Piemonte, oltre a essere la città in cui vivo dal giorno in cui sono nato, è secondo me una delle più belle città del mondo, e non lo dico soltanto perché ci vivo. Negli ultimi anni, soprattutto dopo le Olimpiadi Invernali del 2006 (che Torino ha avuto l’onore e l’onere di ospitare), la città di Torino ha avuto modo di reinventarsi e di rinnovarsi: se è vero che se n’è andata la FIAT, che rappresentava la quasi totalità della vita economica della città, nel Ventunesimo Secolo Torino ha letteralmente cambiato pelle, diventando un centro culturale d’eccellenza, un polo universitario di prim’ordine che attira studenti da ogni parte del mondo e soprattutto una città a misura d’uomo, cosmopolita, multietnica, multiculturale e piena di vita.
Avete in mente di visitare Torino e siete alla ricerca di qualche idea per trarre il più possibile dal vostro viaggio? Benissimo! In questo articolo, vi guiderò in un tour attraverso le meraviglie della città di Torino: toccheremo tutti i punti principali della città, in centro, in periferia e in collina, e vi suggerirò anche qualche attrattiva in località poco distanti dalla città. Non avete in programma una visita? Beh, ripensateci, anche perché il New York Times ha di nuovo inserito Torino, dopo l’anno scorso (2015) tra le 52 città da visitare entro l’anno (2016)…
Siete pronti? Cominciamo!
Torino

Cosa vedere a Torino

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Prima di partire per il nostro viaggio, ritengo necessario e doveroso spendere due parole sulla città in generale, su com’è nata, chi l’ha fondata… Non temete, non vi annoierò, ma sono curiosità interessanti con cui potete suscitare lo stupore di chi vi accompagna nel vostro viaggio.

Torino è una città del Nord-ovest Italiano, situata nella regione del Piemonte di cui è il capoluogo. Secondo il famoso architetto e designer Le Corbusier, Torino è “la città con la più bella posizione naturale del mondo”.

La città di Torino, secondo la storiografia ufficiale, è nata sulle ceneri di un accampamento militare romano dell’Età Augustea, la storica Augusta Taurinorum che magari qualche vostro amico torinese ha impostato come città natale su Facebook, il quale a sua volta è stato costruito nelle terre abitate dai galli Taurini, così chiamati perché adoravano come loro dio un toro (al Museo di Antichità di Torino, che dopo approfondiremo, c’è una sala a loro dedicata se vi interessa approfondire l’argomento).  
Quella del Dio Toro dei Taurini è una leggenda poco nota ma molto interessante e fantasiosa (giuro che dopo questa la smetto di annoiarvi): narra la leggenda che, in tempi molto antichi, nei boschi vicino al villaggio dei galli Taurini vivesse un feroce drago.

Questo drago sputava fuoco dalle narici e devastava le case, i raccolti e le greggi dei poveri Taurini, i quali non potevano fare nulla per difendersi. Un giorno, però, il druido di questo villaggio ebbe una visione in cui il dio Cernunnos (lo spirito degli animali della mitologia celtica) indicava come unica ancora di salvezza contro il drago un gracile vitellino dal pelo rosso, talmente gracile che rischiava di non sopravvivere alla nascita.

 Su consiglio del dio, il Druido preparò una pozione a base di acqua del Po e vino rosso e la fece bere al vitellino regolarmente, il quale in poco tempo si trasformò in un possente e muscoloso toro dal manto rosso sangue.

Quando fu sufficientemente forte, la popolazione del villaggio lo mandò nel bosco a combattere contro il drago. La lotta fu talmente violenta che alla fine morirono entrambi i contendenti, ma ormai il villaggio era salvo. In segno di gratitudine, tutta la popolazione decise di elevare quel toro a propria divinità, rendendolo a tutti gli effetti il simbolo della comunità. 

Le leggende sulla fondazione di Torino sono molte e sono tutte fantasiose (dal mito di Fetonte e il carro del Sole alla leggenda secondo cui Torino sia stata fondata dal dio egizio Osiride), e non mi sembra il caso di raccontarvele tutte, vi ho raccontato quella del toro rosso perché secondo me è la meno nota e la più curiosa. Detto questo, entriamo nel vivo della città, iniziando a parlare del suo simbolo: la Mole Antonelliana.

Cosa vedere a Torino: la Mole Antonelliana e i dintorni

Cosa vedere a Torino

La Mole Antonelliana è l’autentico simbolo della città di Torino e uno dei monumenti più rappresentativi di tutta la Nazione, tant’è che svetta anche sulle monetine da due centesimi di euro coniate in Italia. 

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All’inizio della sua storia, la Mole Antonelliana sarebbe dovuta essere una sinagoga monumentale. L’architetto Alessandro Antonelli, da cui prende il nome, ricevette infatti l’incarico dalla comunità ebraica della città (che con lo Statuto Albertino aveva ottenuto la libertà di culto) di costruire un nuovo tempio affinché potesse avere un luogo in cui pregare e, disponendo di molto denaro, voleva che fosse monumentale. I lavori iniziarono nel 1863 e l’edificio iniziò ad assumere sin dall’inizio proporzioni veramente monumentali, tant’è che gli ebrei smisero di finanziare il progetto dopo il completamento della cupola, quando ormai la Mole aveva raggiunto la “mole” di ben 70 metri d’altezza. Dieci anni dopo l’inizio dei lavori, il comune di Torino si prese a carico l’opera, invitando l’Antonelli a completarla. Il risultato è un’imponente tempio dell’architettura neoclassico-liberty di più 165 metri d’altezza, per essere precisi 167,5 metri, che la rendono l’edificio in muratura più alto al mondo.

All’interno della Mole si trova il Museo Nazionale del Cinema, un museo dedicato soltanto alla settima arte, dov’è possibile intraprendere un viaggio alla scoperta della storia del cinema dalle sue origini fino agli ultimi kolossal. Torino è una città molto legata al cinema, tant’è che ogni anno (fine novembre/inizio dicembre), presso il cinema Massimo che si trova proprio a due passi dalla Mole, si svolge il Torino Film Festival, che insieme al Festival del Cinema di Venezia e a quello di Roma è uno dei più importanti festival cinematografici a livello nazionale e internazionale. Accanto al Cinema Massimo, inoltre, si trova la sede della RAI (Radio Televisione Italiana) di Torino, sede dell museo della Radio e della Televisione.

La Mole Antonelliana si trova in via Montebello 20 ed è raggiungibile con le linee 18, 61, 68 (fermata 770-Po), 15, 13, 55 (fermata 474-Rossini) e 16 (fermata 601/638- Mole Antonelliana) del servizio di trasporto pubblico offerto dalla compagnia GTT. Il Cinema Massimo e la sede della Rai si trovano invece su Via Verdi.

Cosa vedere a Torino: il museo Egizio

« La strada per Menfi e Tebe passa da Torino »  

(Jean François Champoillon, soltanto il più importante egittologo mai esistito)

Il Museo Egizio di Torino è uno dei tanti motivi d’orgoglio di questa città. Si tratta, infatti, del secondo museo al mondo per importanza per quanto riguarda la civiltà Egizia, secondo soltanto a quello del Cairo in Egitto, oltre a essere il più antico, dal momento che è stato fondato addirittura nel 1824 da Re Carlo Felice di Savoia. Pensate: l’Italia non esisteva ancora e già aveva il più importante museo egizio al mondo.

La nascita del Museo Egizio di Torino è da ricondursi alla campagna d’Egitto di Napoleone, a cui prese parte un piemontese di nome Bernardino Drovetti. Il Drovetti, mentre ricopriva il ruolo di console generale per conto dell’Empereur, iniziò a collezionare una grande quantità di antichità egizie (all’incirca 8000 tra statue, sarcofaghi, mummie, papiri e reperti vari).

 Nel 1824 Napoleone era morto già da tre anni, Champoillon stava lavorando alla traduzione di tutta la scrittura geroglifica e a Torino il re Carlo Felice (non un re particolarmente esaltante, se non per aver fondato il museo Egizio e per aver dato il nome alla piazza che si trova di fronte alla stazione di Porta Nuova e per aver represso qualche rivolta nel 1821) acquistava per circa 4.000 lire l’intera collezione di Drovetti e la collocava nel palazzo dell’Accademia delle Scienze.

Negli anni ’30 del ‘900, in pieno Fascismo, il museo si arricchì ancora di più e la collezione oggi conta più di trentamila reperti, attraverso cui è possibile capire i più importanti aspetti della civiltà egizia.

Il 1 aprile 2015, il museo è stato riaperto dopo anni di ristrutturazione e riorganizzazione, offrendo al pubblico la possibilità di ammirare, studiare e apprezzare tutti e 30 mila i reperti contenuti ed esposti in uno spazio espositivo completamente rinnovato, suddiviso su quattro piani e ordinato secondo un criterio cronologico.

Il Museo Egizio di Torino si trova in Via Accademia delle Scienze 6 ed è raggiungibile con una passeggiata di appena cinque minuti dalla stazione di Porta Nuova (Metropolitana M1, Porta Nuova).

Cosa vedere a Torino: il Risorgimento

Museo Nazionale del Risorgimento
A due passi dal museo Egizio, su piazza Carignano, si trova Palazzo Carignano, un edificio importantissimo per la storia d’Italia. Si tratta, infatti, del luogo in cui si riuniva il primo Parlamento dell’Italia Unita. Oggi è completamente visitabile e all’interno dello stesso palazzo si trova il Museo Nazionale del Risorgimento, di cui vi parlerò più tardi.
Torino è stata la città in cui il processo per l’unificazione nazionale ha avuto inizio. Il Conte di Cavour, il “grande tessitore” dell’unità d’Italia, era Torinese così come tutti i principali “padri della patria” e la città di Torino diventò la capitale del Regno una volta unificato. Il primo re, Vittorio Emanuele II di Savoia, abitava a Palazzo Reale in Piazza Castello (lì andremo più tardi) e qui, in questo palazzo in stile barocco settecentesco, dove il re nacque, si riuniva la Camera dei Deputati. 
Al giorno d’oggi, Palazzo Carignano è diventato un museo e la sede del Museo Nazionale del Risorgimento Italiano.  Il Museo, completamente rinnovato in occasione del centocinquantesimo anniversario dell’unità d’Italia, offre un percorso museale innovativo che mostra uno specchio dell’Italia a partire dagli anni di Napoleone fino alla vigilia della Grande Guerra e si conclude con la visita dell’aula della Camera dei Deputati del Regno. È una tappa che non può mancare nel vostro viaggio attraverso Torino, soprattutto se siete appassionati della storia risorgimentale. Esattamente di fronte al palazzo, sempre su piazza Carignano, si trova lo storico Ristorante del Cambio, dove il conte Camillo Benso di Cavour era solito pranzare quotidianamente. È aperto ed è possibile pranzarvi o cenarvi, ma i prezzi sono abbastanza proibitivi.
L’ingresso del Museo Nazionale del Risorgimento Italiano non si trova, però, su Piazza Carignano, ma sull’altro lato del palazzo, su Piazza Carlo Alberto.

Cosa vedere a Torino: la Basilica di Superga e il Grande Torino

la Basilica di Superga
Ci spostiamo un attimino dal centro di Torino per parlare di un luogo magico, un luogo incantevole che per me non ha eguali al mondo: il colle di Superga con la sua basilica.
In cima al colle ci si può arrivare in vari modi, ma quello che rende meglio per l’atmosfera del luogo è la tranvia a cremagliera che parte dalla piazza di Sassi, o come si chiama in torinese la Dentera (Dentiera). La linea è stata aperta nel 1884 e in origine era una funicolare, poi successivamente elettrificata. I vagoni usati sono ancora quelli originali del 1884, naturalmente opportunamente restaurati. 
Una volta giunti sulla sommità, la prima cosa che si nota è senza dubbio la basilica: una chiesa maestosa fatta costruire dal duca Vittorio Amedeo, futuro Re di Sardegna su progetto del suo fido architetto, fatto venire apposta da Messina, Filippo Juvarra. Narra la leggenda che, nel 1706, mentre la città era da mesi sotto l’assedio dei Francesi, il duca sarebbe salito sul colle insieme al principe Eugenio di Savoia (il Prinz Eugen che si è fatto costruire quella sobria casetta a Vienna, dove adesso è esposto il Bacio di Klimt. Ve l’avevo detto che Torino e Vienna hanno molte cose in comune!) per osservare da una posizione sopraelevata lo stato dell’assedio.

 Qui, inginocchiandosi su un vecchio pilone segnaletico, avrebbe iniziato a pregare la Vergine Maria, stringendo un voto particolare: avrebbe fatto erigere un enorme monumento in suo onore se fosse riuscito a eliminare i Francesi. Detto e fatto! Prinz Eugen, che era un generale dalle capacità assurde, condusse l’esercito Imperiale Austriaco al fianco delle truppe piemontesi contro i Francesi e riuscì a spedirli a calci nel sedere da dove se n’erano venuti. A guerra finita (era la guerra di Successione Spagnola), la Savoia ottenne in premio la Sicilia e Vittorio Amedeo il titolo di Re.

In Sicilia, a Messina, viveva un tale Filippo Juvarra che di mestiere faceva l’architetto. Vittorio Amedeo, notandone le capacità, lo chiama su a Torino e gli affidò il compito di rinnovare la città e, ricordandosi del voto che aveva stretto con la Madonna, gli conferì anche l’onore di erigere la sontuosa basilica in cima alla collina.

Filippo consegnò il progetto al re nel 1715 e dopo 16 anni di duro lavoro (trasportare i materiali fino in cima era davvero un’impresa, dal momento che l’unica strada era un sentiero acciottolato piuttosto ripido) il tempio tardo barocco-neoclassico alla Vergine Maria era completo. All’interno verranno collocate le tombe tutti i principali membri di casa Savoia, a partire da Vittorio Amedeo. Data la sua posizione sopraelevata, nelle giornate di Sole è visibile da ogni angolo della città.

Davanti alla basilica si apre una terrazza su uno dei panorami più belli del mondo. Un filosofo mica da niente, Jean-Jacques Rousseau, dopo essersi affacciato dalla terrazza davanti alla basilica, disse:

« Io ho dinnanzi il più bello spettacolo che possa colpire l’occhio umano»

(Jean-Jacques Rousseau)

Il panorama che si vede dal colle, quello che è servito a Prinz Eugen per sconfiggere i Francesi, è veramente qualcosa di magico e romantico: la terrazza di Superga è infatti il luogo preferito dagli amanti torinesi per fare una qualche dichiarazione importante alla persona amata. Ciò che si vede è un’ampia veduta di Torino, con al centro la confluenza dei due fiumi Po e Dora e le alpi innevate sullo sfondo.

Il colle di Superga, però, è tristemente famoso anche per qualcosa di meno romantico. Sicuramente avrete sentito parlare della Tragedia di Superga: l’incidente aereo che stroncò la squadra di calcio più forte del mondo, il Grande Torino… Vi voglio raccontare in breve la storia, o meglio, la leggenda di questa squadra in maglia granata, che indipendentemente dalla fede sportiva personale è fondamentale per apprezzare appieno l’essenza e la magia del luogo che è il colle di Superga.

Corteo funebre Grande Torino
Il corteo funebre del Grande Torino in Piazza Castello.

Mercoledì 4 maggio 1949, il cielo sopra Torino non era particolarmente terso, anzi era decisamente coperto da una spessa coltre di nubi. Quel giorno, la squadra del Torino al completo, che si era appena cucita addosso il quinto scudetto consecutivo vinto con un po’ di giornate d’anticipo, era decollata alle 9.40 di mattina dall’aeroporto di Lisbona a bordo di un trimotore Fiat G.212.

 Si trovava lì perché il suo capitano, Valentino Mazzola, aveva promesso al capitano della squadra del Benfica Francisco Ferreira che avrebbe organizzato un’amichevole per celebrare l’addio al football del campione lusitano, il quale si trovava in una situazione di difficoltà a livello economico. Il volo sarebbe dovuto atterrare a Milano, ma Mazzola fece pressione al comandante affinché atterrasse a Torino. Alle 17:03, l’aereo impatta sul terrapieno della Basilica di Superga. Non si salvò nessuno dei 31 passeggeri a bordo. 

Morì tutta la rosa dei giocatori (Bacigalupo, Ballarin I, Ballarin II, Bongiorni, Castigliano, Fadini, Gabetto, Grava, Grezar, Loik, Maroso, Martelli, Mazzola, Menti, Operto, Ossola, Rigamonti, Schubert), l’allenatore Lievsley, il DT Egri Erbstein, tre dirigenti (Agnisetta, Civalleri e Bonaiuti), il massaggiatore Cortina, i giornalisti Casalbore (direttore e fondatore di Tuttosport), Tosatti e Cavallero e l’equipaggio al completo.
Quella che era appena salita al creatore era una delle più forti squadre di calcio di tutti i tempi, capace di raggiungere record incredibili: 5 campionati vinti di fila, uno con un vantaggio di 16 punti sulla seconda classificata (all’epoca la vittoria valeva 2 punti), 125 reti segnate in una sola stagione (ancora imbattuto in Serie A), vittoria in casa più larga (10-0 sull’Alessandria, ancora imbattuto), vittoria in trasferta più larga (7-0 sulla Roma, eguagliato), ma soprattutto il record ancora imbattuto e assoluto di giocatori presenti in nazionale contemporaneamente (dieci undicesimi, soltanto il portiere Bacigalupo non era sicuro del posto da titolare) e tanti tanti altri che non elenco, perché altrimenti dovremmo scrivere un libro.
Ogni 4 maggio, per commemorare questo squadrone che era rappresentativo di una nazione intera, si svolge a Superga la Giornata dell’Orgoglio Granata, in cui si celebra nella basilica una messa commemorativa a cui partecipano gran parte dei tifosi del Torino FC e in cui il capitano della squadra legge i nomi sulla lapide riportante i nomi dei defunti che si trova dietro il tempio Juvarriano. Una cerimonia toccante a cui, se siete tifosi di calcio, indipendentemente dalla squadra per cui tifate, vi consiglio di partecipare. 

 Cosa vedere a Torino: Via Po, Piazza Vittorio Veneto e la  Gran Madre

Ai piedi della collina Torinese, a ridosso del fiume Po, c’è un’altra chiesa molto particolare: il tempio della Gran Madre di Dio, o più semplicemente, la Gran Madre.
Anche la sua storia è molto particolare, come quella della basilica di Superga se non di più (ma è una costante nelle chiese torinesi, non ce n’è una che non abbia una storia interessante e meravigliosa da raccontare), dentro c’è di tutto: Storia, Mitologia, Epica, Esoterismo, Mistero…
Questa grande chiesa dedicata alla Madonna (santa patrona della città inseme a San Giovanni Battista, se non si fosse capito) è uno dei massimi esempi di architettura neoclassica della città di Torino: la sua forma, infatti, ricorda moltissimo il Pantheon di Roma, tanto che viene anche chiamata “il Pantheon” di Torino. La sua costruzione è iniziata nel 1816, quando il congresso di Vienna rimise sul trono Piemontese Vittorio Emanuele di Savoia, ed è una specie di regalo della città al suo re, da come si può leggere nel fregio (ORDO POPOLVSQUE TAVRINVS OB ADVENTVM REGIS, la nobiltà e il popolo di Torino per il ritorno del Re).
Perché è stata chiamata “Chiesa della Gran Madre di Dio” e non semplicemente “Chiesa di Santa Maria Madre di Dio?”. Ci sono molte leggende su questa chiesa, ma la scelta del nome si deve probabilmente al fatto che nella zona della chiesa si trovasse in antichità un luogo di culto della Grande Madre, la dea genitrice venerata praticamente da tutti i popoli antichi, Taurini compresi.

Il tempio della Gran Madre di Dio ha una caratteristica che piacerà agli appassionati del mistero e dell’occulto: di fronte alla chiesa ci sono due complessi di statue, uno che rappresenta l’allegoria della fede e uno che rappresenta invece quella della religione. La statua che rappresenta la fede regge un libro nella mano destra e un calice in quella sinistra, che è protesa in avanti. Ebbene, la mano che regge il calice indicherebbe la posizione del Santo Graal, che secondo gli esoterici della Torino Magica (Torino è un centro molto importante a livello mondiale sia per quanto riguarda la magia bianca, sia per quanto riguarda la magia nera. Essa infatti rappresenta il vertice dei triangoli della magia bianca e della magia nera, ma lo vedremo dopo quando approfondiremo questo punto) si trova proprio a Torino, precisamente sotto la basilica, tra le due statue.

L’allegoria della Fede di fronte al tempio della Gran Madre, la mano che regge il calice indicherebbe la posizione del Graal

Attraversando il ponte sul Po più antico della città, dedicato a Vittorio Emanuele I ma presente già a partire dal XV secolo, giungiamo in una piazza molto particolare, una piazza che è un capolavoro dell’architettura e dell’ingegneria: Piazza Vittorio Veneto, una piazza che non ha eguali al mondo.

A Torino circola l’idea che “Piazza Vittorio” o “Piazza Vitto” sia la piazza più grande d’Europa e non è una cosa difficile da credere dati i suoi quasi quarantamila metri quadri d’estensione. Il fatto è che la piazza detiene questo record, ma se si considerano soltanto le piazze porticate.

“Piazza vittorio veneto” di Lorenzop – Opera propria. Con licenza CC BY-SA 3.0 tramite Wikimedia Commons – https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Piazza_vittorio_veneto.jpg#/media/File:Piazza_vittorio_veneto.jpg
Piazza Vittorio Veneto è un capolavoro dell’architettura e dell’ingegneria perché dal lato fiume al lato via Po c’è un dislivello di circa 14 metri, un dislivello che si dovrebbe notare, eppure se si guarda la piazza dalla Gran Madre non ce ne si rende conto. Questo perché l’architetto che l’ha progettata, di cui non ricordo il nome, era un maestro nell’uso della prospettiva architettonica ed ha progettato gli edifici in modo che risultassero della stessa altezza, mascherando il grande dislivello. Un’illusione ottica bella e buona, ma che contribuisce a dare un tono di ordine e pulizia all’architettura del centro di Torino.

Piazza Vittorio è anche il centro della vita notturna Torinese, così come la via che la collega dritto per dritto alla centralissima Piazza Castello, il centro d’Italia dal 1861 al 1865: Via Po. Lungo i lati della piazza, in riva al fiume (i famosi Murazzi) e lungo i lati di via Po è pieno di bar, ristoranti, locali e discoteche che rappresentano proprio il fulcro della movida torinese, oltre ai caffè storici in cui i grandi patrioti italiani progettavano l’unità d’Italia, in cui Nietzsche e Rousseau discutevano di filosofia e in cui alcuni dei più grandi autori della letteratura italiana traevano ispirazione per le loro opere. Se siete amanti del buon gelato artigianale e della cioccolata, una tappa obbligata è il caffè Fiorio (Via Po, 8) che dal 1786 produce il miglior gelato del mondo. Il caffè ha anche varie succursali in giro per la città, tra cui una anche nella piazzetta intorno alla Gran Madre e una in Piazza Castello.

La basilica della Gran Madre si trova nella piazza che porta il suo nome, raggiungibile con le linee 53, 56, 66, 13, 61. Per arrivare in Piazza Vittorio Veneto e quindi in Via Po basta attraversare il ponte Vittorio Emanuele I.

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