(adsbygoogle = window.adsbygoogle || []).push({});
Il 10 Febbraio di ogni anno ricorre la Giornata del Ricordo delle vittime del Massacro delle Foibe e dell’ Esodo Giuliano-Dalmata.

Con la locuzione “Massacro delle Foibe” o “Eccidio delle Foibe” si intendono i massacri portati avanti dai partigiani comunisti jugoslavi e dall’OZNA (Odeljenje za Zaštitu NAroda, il “dipartimento per la sicurezza del Popolo” jugoslavo, presieduto dal generale Tito) ai danni della popolazione italiana dell’Istria e della Venezia Giulia. Si stima che i morti furono all’incirca 11,000, ma è impossibile determinare il numero esatto e vedremo il perché nel corso di questo articolo sulle Foibe.

Si può dire che il principale motivo per il quale questi massacri furono portati avanti è stata la vendetta nei confronti delle potenze occupanti nazifasciste, che comunque negli anni della seconda guerra mondiale si erano rese protagoniste di comportamenti abbastanza disdicevoli nei confronti della popolazione locale (mai sentito parlare, per esempio, del campo di concentramento di Arbe? Ne parleremo.). I partigiani slavi, quindi, una volta acquisita la vittoria, si sono tolti qualche sassolino dalle scarpe, rifacendosi sulla popolazione di etnia italiana, dando vita di fatto a una delle prime “pulizie etniche della zona”.

Cosa sono le Foibe
Un’immagine d’epoca attinente alle Foibe
I fatti dei massacri a danni degli italiani nell’Istria e nella Venezia Giulia, con il conseguente massacro delle foibe, sono una delle pagine più controverse della storia Italiana ed Europea e ancora oggi, a distanza di settant’anni, sono ancora oggetto di discussione storica e ideologica (tra gli esponenti di gruppi vicini al comunismo vi è un certo negazionismo o comunque un riduttivismo nei confronti di questi fatti, mentre invece nei gruppi vicini a ideologie di estrema destra il sentimento è opposto). In questo articolo, cercheremo di illustrare il fenomeno delle foibe con l’occhio imparziale dello storico, sforzandoci di essere il più imparziale possibile e di mettere da parte, in nome della storia, le nostre remore storico-ideologiche.

Detto questo, entriamo nel vivo del tema. Andiamo a scoprire cos’è una foiba.

Cosa sono le foibe?

(adsbygoogle = window.adsbygoogle || []).push({});

Le foibe sono uno dei tanti fenomeni geologici che si possono apprezzare nella zona dell’altopiano del Carso, in Venezia Giulia. Si tratta di profonde cavità nel terreno, profondi inghiottitoi che l’acqua ha scavato nella roccia nel corso dei millenni e in cui l’acqua si raccoglie per dar vita a una immensa rete di torrenti sotterranei. Purtroppo però, tra il 1943 e il 1945, questi grandi buchi non hanno raccolto solo acqua, ma anche migliaia e migliaia di corpi umani uccisi da persone estremamente violente e assetate di sangue e di vendetta, che è possibile definire soltanto in questo modo. La violenza non ha bandiera, né ideologia.

Ma cosa ha spinto queste organizzazioni a portare avanti crimini così atroci? Lo vediamo subito.

Le cause delle Foibe

(adsbygoogle = window.adsbygoogle || []).push({});

Le cause che scatenarono la violenta rappresaglia delle foibe furono molte, ma principalmente vanno ricercate nel periodo dell’occupazione Nazifascista della Jugoslavia e dei Balcani.

La guerra nei Balcani inizia nell’ottobre del 1940, quando Mussolini decide, sulla scia del suo collega Hitler, di attaccare e invadere la Grecia, pensando che sarebbe stata una conquista facile. Il problema è che l’esercito Greco è molto duro da sconfiggere, quindi Mussolini chiede aiuto a Hitler e quindi il Nazismo, e nel giro di pochi mesi tutta la penisola balcanica viene completamente assoggettata. L’Italia occupa direttamente la Slovenia, la Dalmazia e il Montenegro, che diventano effettivamente regioni Italiane, in Croazia viene creato un regime fantoccio filonazista con a capo gli ustascia di Ante Pavelic. A combattere tutto questo c’è la resistenza jugoslava, guidata dal generale Josip Broz detto Tito, di stampo ideologico principalmente comunista. L’Italia, dal canto suo, già possedeva le terre della Venezia Giulia, dell’Istria, e di Fiume già dalla fine della Prima Guerra Mondiale.

Andiamo a vedere la composizione della popolazione che abitava queste terre: se è vero che per ragioni storiche (vedasi la Repubblica di Venezia) le regioni di cui parliamo effettivamente sono Italiane, perché da secoli sono state abitate da Italiani e anche perché all’epoca la popolazione di lingua e etnia Italiana c’era ed era abbastanza consistente; è però anche vero che gli Italiani erano concentrati soprattutto nelle grandi città (Gorizia, Trieste, Pola, Fiume, Zara…), mentre nelle zone di campagna, nei villaggi rurali e nelle isole la maggior parte della popolazione era composta da persone di etnia slava, Slovena o Croata. A questo proposito, è celebre l’affermazione di qualche nazionalista croato

“Oasi italiane in un deserto slavo” oppure

 “Isole italiane inghiottite da un oceano slavo”

La persecuzione degli slavi e la situazione fino all’8 settembre

Come viveva l’appartenenza allo stato Italiano la “minoranza” slava? Come tutte le altre minoranze linguistiche. Durante il Fascismo si è cercato di “italianizzare” tutte le minoranze, italianizzando i nomi dei luoghi e i cognomi delle persone (per fare un esempio stupido, avete presente la famiglia Maldini? Quella che ha prodotto gli storici capitani dell’AC Milan? Bene. Loro sono triestini di etnia Slovena e per effetto del Regio Decreto Legge 494 del 7 aprile 1926 il loro cognome è cambiato da Mladic in Maldini), vietando l’insegnamento della lingua della minoranza nelle scuole (in questo caso lo sloveno e il croato) e imponendo l’uso dell’italiano negli uffici pubblici. Gli slavi erano in qualche modo esclusi dalla società, o meglio, o si “italianizzavano” o altrimenti erano emarginati.

Tito maresciallo
Tito – il maresciallo assassino

Dopo l’occupazione di tutta la penisola balcanica e l’unione all’Italia di tutta la Slovenia e della Dalmazia, il provvedimento viene esteso anche ai nuovi “sudditi” del Re Vittorio Emanuele III, ma il malcontento era percepito e molti slavi si uniscono alle varie organizzazioni di resistenza, tra cui anche l’OZNA di Tito, che mirano ad allontanare con ogni mezzo gli “oppressori” italiani dalle loro terre. Per far fronte al problema, viene inviato l’esercito, con il compito di reprimere con la forza i nuclei eversivi, ma diciamo che la situazione “scappa leggermente di mano”: per stanare i ribelli, interi villaggi vengono rasi al suolo e dati alle fiamme, intere comunità slave innocenti vengono torturate, uccise e deportate nei campi di concentramento, messi in piedi per l’occasione, di Arbe (sull’isola dalmata che adesso porta il nome di Rab) e Gonars; qualsiasi atrocità era ammessa e regolata dalla circolare 3C emanata dal generale Mario Roatta, comandante assoluto dell’esercito nelle provincie slave. Questa dichiarazione, riletta oggi, fa paura: è a tutti gli effetti una dichiarazione di guerra contro i civili slavi. Vi si legge:

“Il trattamento da fare ai partigiani non deve essere sintetizzato dalla formula: “dente per dente” ma bensì da quella “testa per dente”.”

Tirando le somme, significa che, per esempio, se in un villaggio si presumeva la presenza di un nucleo di partigiani, quel villaggio poteva essere dato alle fiamme e tutta la sua popolazione uccisa e/o deportata, perché in qualche modo si pensava che chiunque potesse proteggere in casa propria un partigiano, Se desiderate leggere il testo di questo atroce documento, potete trovarlo qui: circolare 3C del generale Roatta 

Per molti slavi, gli Italiani erano peggio dei Tedeschi e degli Ustascia, che dal canto loro perseguitavano i serbi, gli zingari e gli ebrei, i quali venivano protetti dagli italiani.

Ora, qui non si vuole sfociare in nessun tipo di estremismo. Ognuno ha le proprie idee politiche e in queste righe può leggerci quello che gli pare, non si vuole dare ragione all’una o all’altra parte (anche perché, quando ci sono di mezzo delle vite umane innocenti, entrambe le parti hanno torto), però è intuibile capire il motivo per cui si è arrivati agli eccidi delle foibe.  È un po’ il concetto del “chi la fa l’aspetti”… E ribadisco che con questa affermazione non voglio giustificare la violenza slava, la quale ha stroncato la vita anche a qualche mio antenato, ma è soltanto una semplice constatazione. Detto questo, torniamo alla Storia.

La situazione dopo l’8 settembre e l’inizio dell’eccidio

Dopo l’armistizio dell’8 settembre, l’Italia è un paese completamente allo sbando, senza un esercito e senza una guida. Il Sud è in mano agli alleati angloamericani e il Nord è diviso tra la RSI (Repubblica Sociale Italiana), uno stato fantoccio del Reich con a capo Mussolini, che deve fare i conti con la resistenza italiana, e la parte direttamente occupata dal Reich nazista, che corrisponde grossomodo al Nordest, Venezia Giulia, Istria e Dalmazia comprese. Il resto della Jugoslavia è ormai completamente caduto nelle mani dei comunisti titini.

I tedeschi prendono possesso delle città di Trieste, Pola e Fiume, lasciando completamente sguarnito tutto il territorio giuliano, che cade immediatamente nelle mani dei partigiani slavi. Questi istituiscono nella città di Pisino (oggi Pazin in Croazia) il Comitato Esecutivo Provvisorio di Liberazione dell’Istria, un’organizzazione che aveva come scopo la riconquista slava di quelle terre e l’eliminazione di tutti i carnefici fascisti, per vendetta dei crimini da loro commessi nei loro confronti. Vengono quindi compilate delle vere e proprie liste di proscrizione con i nomi di tutti i personaggi che devono essere eliminate. In queste liste, però, non compaiono solo nomi di gerarchi fascisti e di militanti: compaiono anche nomi di spicco della comunità italiana, di gente che non aveva niente a che fare col fascismo e di gente comune che l’unica colpa che aveva è quella di essere italiana. Il capo d’accusa è che potrebbero essere nemici della futura Repubblica Comunista Jugoslava.

Vicino a Pisino c’è un torrente di nome Foiba, che si apre al fondo di un enorme inghiottitoio carsico. Tutti i prigionieri italiani rastrellati nel corso dell’autunno del 1943 vengono condotti in questo luogo, subiscono un processo farsa, vengono giustiziati e i loro corpi vengono scaraventati in quella fossa; alcuni di loro vengono gettati mentre sono ancora in vita.

I due anni successivi sono caratterizzati da un escalation di violenze da una parte e dall’altra. I tedeschi che occupano la zona lanciano l’offensiva contro i partigiani slavi con l’intento di rioccupare l’entroterra Sloveno e l’Istria (Operazione Nubifragio) e i partigiani rispondono con azioni di guerriglia e sabotaggio. I Nazisti, dal canto loro, rispondono rifacendosi sulla popolazione comune, un po’ come avviene contemporaneamente nelle zone della RSI, senza guardare in faccia a chi uccidono, senza prestare troppa attenzione all’etnia (Molti italiani perdono la vita in questi attacchi), seguendo il classico schema operativo che prevede fucilazioni indiscriminate e distruzione, razzia e incendio dei villaggi.

Nella primavera del ’45 le truppe di Tito entrano a Gorizia e a Trieste, decretando la sconfitta militare nazifascista. In questo periodo le violenze salgono alle stelle: migliaia e migliaia di triestini, goriziani e fiumani italiani vengono uccisi nei peggiori modi e gettati in questi inghiottitoi carsici, da cui poi verranno recuperati migliaia di corpi morti e dilaniati, molti dei quali ancora non identificati. Le vittime ufficiali, riconosciute e identificate sono all’incirca 11.000, e il numero comprende anche i morti nei campi militari jugoslavi, anche se probabilmente ci sono ancora delle fosse comuni non ancora scoperte in cui potrebbero esserci ancora vittime di questa tragedia.

Va da sé che gli Italiani Giuliano-Dalmati si sentissero in grandissimo pericolo, e l’unica prospettiva per tutti quelli che erano riusciti a sfuggire al massacro è soltanto la fuga.

Le conseguenze delle foibe: l’esodo giuliano-dalmata

Esodo giuliano
Bambina nell’esodo giuliano

Il susseguirsi delle violenze perpetrate anche a pace raggiunta contro la popolazione Italiana spinge, per tutto il corso degli anni ’50, un numero enorme di persone (si parla di circa 300 mila persone) a fuggire da Pola, Rovigno, Pisino, Capodistria, Fiume, Zara e da tutte quelle terre per recarsi all’interno dei nuovi confini nazionali. Molti si recano, insieme agli immigrati meridionali in cerca di fortuna, nei grandi centri industriali del Nordovest (Milano, Genova e Torino.), molti si recano a Roma, moltissimi emigrano all’estero, soprattutto verso gli Stati Uniti (conoscete Joe Bastianich? Il famoso ristoratore e showman televisivo? Sua madre Lydia giunse a New York dall’Istria).

All’interno dei confini nazionali, però, gli esuli non se la passano benissimo. L’ondata migratoria è grande e lo stato più di tanto non riesce a fare per accoglierli, quindi si comporta più o meno come fa oggigiorno con i profughi africani e mediorientali: istituisce dei grandi centri d’accoglienza e di identificazione in cui vengono raccolti tutti gli esuli e in cui si vive in condizioni al limite dell’umano. In effetti in giro per l’Italia c’era all’epoca una sorta di insofferenza nei confronti di questi “Italiani di Serie B”: a Torino e a Milano come non era raro vedere cartelli del tipo “non si affitta ai meridionali”, non era raro vedere “non si affitta agli istriani”. Per molti anni, quindi, vengono considerati come degli italiani di categoria inferiore e molti sono costretti a vivere di espedienti o lavorando in nero.

Siamo giunti alla fine di questo articolo sul massacro delle Foibe e sull’esodo Giuliano-Dalmata; quello che avete letto è semplicemente la storia degli eventi accaduti in quegli anni in quei luoghi, senza coinvolgimenti ideologici di alcun tipo. Le informazioni che trovate in questo articolo ci provengono non solo dalla cultura accademica e dalla consultazione di questa o di quell’altra fonte bibliografica, ma anche dalla testimonianza diretta di amici e parenti discendenti da persone che hanno sofferto sulla propria pelle queste sofferenze e che quindi hanno una visione dei fatti non condizionata dall’ideologia.

LEAVE A REPLY