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Oggi vedremo un riassunto del Biennio Rosso. Con Biennio Rosso si intende il periodo di due anni, tra il 1919 e il 1920, in cui l’Italia fu scossa da rivolte operaie e contadine che culminarono con l’occupazione delle fabbriche. È stato un importante momento storico per il nostro paese, perché ebbe due conseguenze fondamentali per la storia italiana successiva: portò alla nascita del Partito Comunista d’Italia e favorì l’ascesa del regime Fascista, in cui si riconoscevano tutte quelle categorie sociali che in qualche modo erano destabilizzate dalla situazione che si era venuta a creare. Vedremo tutto questo nel seguente riassunto del Biennio Rosso. Questo periodo è stato un periodo di forte tensione, ed è ricordato come uno dei periodi peggiori della storia italiana.

Biennio Rosso riassunto

Il Biennio Rosso in Italia Riassunto

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Le cause dello scoppio del Bienno Rosso sono da ricercarsi nella situazione in cui si trovava l’Italia alla fine della Prima Guerra Mondiale. Come ho avuto occasione di ricordare nel riassunto e nella sintesi dedicati al Fascismo, l’Italia nel 1918, nonostante avesse vinto la guerra, viveva uno dei peggiori periodi della sua storia, quasi come se la guerra l’avesse persa: l’inflazione era galoppante, così come il tasso di disoccupazione, e la classe politica era instabile e incompetente, tanto che ogni tre per due si cambiava il governo. Figurati che dal 23 giugno 1919 (la fine del governo Orlando) al 31 ottobre 1922 (l’inizio del governo Mussolini) si sono succeduti 7 governi, tenuti da 5 presidenti del consiglio diversi appartenenti ad altrettante formazioni politiche (Orlando, Nitti I, Nitti II, Giolitti V, Bonomi I, Facta I, Facta II, Mussolini). 

Questa situazione, unita al fatto che nel 1917 in Russia era scoppiata la Rivoluzione d’Ottobre, contribuisce allo scoppio di un’ondata di scioperi  che coinvolgono qualsiasi strato della popolazione e tutte le categorie di lavoratori, sia nelle campagne, sia nelle città: soltanto nel 1919, gli scioperi sono più di 1800. Agli scioperi degli operai seguono le occupazioni delle terre incolte del Lazio e del Meridione, cui il governo cerca invano di opporsi provando a regolamentarle, autorizzando quelle portate avanti da associazioni agricole.

Nel 1920 si acuisce lo scontro tra il proletariato operaio e contadino e il mondo imprenditoriale, che si era riorganizzato nella Confederazione generale dell’industria ed p sostenuto anche dal governo di Francesco Saverio Nitti (a prevalenza socialista), che si mostra ora ostile nei confronti delle organizzazioni sindacali. Lo scontro più significativo si vede nel settore metalmeccanico, nei cui consigli di fabbrica la componente socialista e l’influenza del gruppo di “Ordine Nuovo” (la rivista socialista fondata da Gramsci, niente a che vedere con il movimento di estrema destra degli Anni di Piombo) è più forte. Le organizzazioni sindacali, però, non riescono a dare l’appoggio sperato a questi moti di occupazione delle fabbriche e il Partito Socialista non solo non le appoggia ma in alcuni casi si oppone; il movimento finisce per esaurirsi da solo, non avendo una guida carismatica e una personalità forte a cui riferirsi.

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