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Il settimo capitolo dei Promessi Sposi di Alessandro Manzoni è un capitolo che non ha niente da invidiare alla grande letteratura d’avventura europea: il ritmo è incalzante, concitato e tiene il fiato del lettore sospeso per tutta la sua lunghezza: getta le premesse per il capitolo ottavo, dove la concitazione verrà portata all’estremo. Si succedono due storie parallele: quella di chi vuole fare il matrimonio e quella di chi lo vuole impedire. Vedremo tutto questo e altro in questo riassunto del capitolo settimo dei Promessi Sposi.

La storia alla fine del 6 capitolo si infiamma, e nel 7 diventa inesorabilmente molto avvincente, difatti questo è uno dei capitoli più amati in assoluto dagli studenti italiani che studiano appunto i Promessi Sposi.

Riassunto capitolo 7 Promessi Sposi

Riassunto e commento capitolo 7 Promessi Sposi

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Dopo essere stato nel palazzo di Don Rodrigo e aver tentato senza successo di convincerlo a lasciar perdere Lucia, fra Cristoforo si reca a casa di Agnese, dove si trovano Renzo e Lucia, per comunicare l’insuccesso della sua missione. Renzo, manco a dirlo, reagisce con rabbia, continuando a minacciare di farsi giustizia da solo; inutili sono questa volta i tentativi di persuasione da parte delle donne e Lucia, in lacrime, come ultima spiaggia per rasserenare l’animo del fidanzato, si arrende all’idea del matrimonio segreto, che aveva fatto avanti Agnese nel capitolo precedente e che la ragazza rifiutava perché riteneva quasi un sotterfugio e non le piaceva fare cose oscure.

La mattina seguente, dopo una lunga notte affannosa, Renzo si reca nuovamente a casa di Agnese per prendere gli ultimi accordi per il matrimonio e recarsi quindi a chiamare a raccolta i testimoni Tonio e Gervaso, che abbiamo conosciuto nel capitolo precedente. Agnese intanto rintraccia un ragazzino suo parente, Menico, e lo manda al convento di fra Cristoforo. Nel corso della mattinata, davanti a casa di Agnese si fa vedere un grosso via vai di loschi figuri, che sembrano rimirare la casa come alla ricerca di qualcosa: sono i bravi di Don Rodrigo, guidati dal Griso, progettano di rapire Lucia.

Personaggi capitolo 7 Promessi Sposi: don Rodrigo e il Griso

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A questo punto, la narrazione fa come un passo indietro e si ritorna alla mattina del giorno precedente al palazzotto di Don Rodrigo. Il signorotto è ancora sconvolto dall’acceso dialogo che ha appena terminato con fra Cristoforo e cammina inquieto per il palazzo al cospetto dei ritratti dei suoi avi, che sembrano rimproverarlo per la sua debolezza. Ancora una volta, la figura di Don Rodrigo riceve spessore in maniera indiretta: i ritratti degli antenati contribuiscono a rendere ancora più piccolo l’uomo Rodrigo, che vorrebbe essere alla loro altezza: loro incutevano terrore al solo pronunciare del nome, lui invece trema come una foglia a causa dell’intervento di un “povero frate”. Per stemperare la tensione che gli provoca il suo essere così meschino, cosa c’è di meglio di un bel bagno di folla? Il nostro piccolo tiranno, quindi, si mette tutto in tiro, vestendosi coi suoi abiti migliori, e parte in una passeggiata fino a Lecco seguito fedelmente dai suoi bravi. Finita la passeggiata e presa l’approvazione popolare che necessitava, Rodrigo rincasa e deriso da Attilio, che gli ricorda che il termine della loro scommessa sta volgendo al termine e insinuando che il frate “l’abbia convertito”, se ne va a dormire.

La debolezza e la piccolezza d’animo di Rodrigo, si vedranno la mattina seguente, quando al suo risveglio chiama a raccolta il capo dei suoi bravi, il Griso, per ordinargli di mettere in piedi un piano per rapire Lucia. Il Griso è un omicida che Rodrigo ha salvato dalla “giustizia” e messo sotto la sua ala protettiva. Nel rapportarsi col Griso, don Rodrigo è severo, minaccioso, esigente e prepotente: il Griso è infatti un suo sottoposto, quindi si può permettere questo atteggiamento. Il criminale aprirà gli occhi verso la fine del romanzo e capirà che razza di padrone ha servito fino a quel momento solo quando Rodrigo è ridotto a pezzi dalla peste. Il piano è già pronto per il tramonto e una guarnigione di bravi è già appostata davanti a casa di Lucia, mentre altri tre sono mandati all’osteria, per controllare i movimenti del paese. In quella stessa osteria, stanno arrivando Renzo, Tonio e Gervaso.
L’osteria è un topos letterario del romanzo d’avventura: è infatti il microcosmo in cui i più diversi esemplari umani si trovano riuniti tutti insieme e rappresenta una specie di mondo in miniatura per l’eroe, in cui si può misurare coi suoi pericoli e i suoi imprevisti. Renzo, insospettito dai loschi figuri appena entrati, chiede notizie all’oste di loro, ma questo tace. Ci prova anche uno dei bravi, ma questo tace nuovamente. A quel punto i bravi valutano anche la possibilità di aggredire Renzo, ma vogliono aspettare il momento più opportuno, quando tutto il paese sarebbe andato “a pollaio”.
Si apre quindi una significativa scena di pausa lirica della narrazione, che interrompe la concitazione che caratterizza questo capitolo e soprattutto quello successivo: viene descritta la quiete della sera nel villaggio, che assume un carattere particolare: non è più, infatti, soltanto la scenografia della storia, ma si trasforma in un ambiente umano, in uno “spazio morale” secondo il critico Getto. Compaiono i temi della carestia e della fatica dell’uomo, che trova pace nel riposo notturno, riposo che verrà interrotto poco dopo dagli avvenimenti del capitolo ottavo. Dopo aver cenato, Renzo, Tonio e Gervaso si recano a casa delle donne, dove da molte ore “fantasmi e paure” inquietavano la mente di Agnese e, soprattutto, di Lucia: l’arrivo di Renzo, però, cancella ogni esitazione, perché è arrivato il momento di agire. I cinque (i due promessi sposi, Agnese e i due testimoni) favoriti dal buio della notte si dirigono per vie secondarie alla casa di Don Abbondio e si appostano dietro l’angolo mentre Tonio e Gervaso picchiano alla porta. Perpetua, indignata per l’ora tarda, si sporge dalla finestra e inveisce contro i due, ma Tonio, accennandole che si trova lì per restituire il suo “debituccio” al curato, si fa aprire. Agnese, dopo aver rassicurato Lucia, si appresta ad abbordare Perpetua a suon di pettegolezzi.

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