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Il capitolo 34 dei Promessi Sposi di Alessandro Manzoni vede per una seconda volta Renzo a Milano, dopo il capitolo 33, ma la Milano di adesso non è come quella che aveva incontrato ormai ventitré capitoli fa: lo scenario che gli si para davanti è apocalittico, la pandemia è diffusa, la gente muore e i cadaveri rimangono sulle strade in attesa che i monatti li portino via; nelle piazze, su ordine del vescovo, si bruciano le streghe e si torturano gli “untori”. Anche la folla è molto diversa da quella che chiedeva pane e assaltava i forni: sembra più un’orda di zombie. In questa Milano c’è Lucia, e Renzo, per riabbracciarla, dovrà affrontare le peggio cose, che vedremo in questo riassunto del capitolo XXXIV dei Promessi Sposi.
Questo ormai è uno degli ultimissimi capitoli, ci stiamo avviando verso la fine dell’opera, dopo questo ci sono solamente altri 4 capitoli.
Riassunto capitolo 34 Promessi Sposi



Riassunto e commento Capitolo 34 Promessi Sposi

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Nell’apertura di capitolo, vediamo Renzo entrare in Milano attraverso la Porta Nuova corrompendo una guardia: la città è in piena psicosi, per le strade non c’è nessuno e i pochi che ci sono sono in preda al panico, quindi chiedere la strada per la casa di don Ferrante si rivela essere un’impresa abbastanza ardua. A un certo punto, Renzo incontra finalmente per strada un “buon cristiano”, al quale chiede indicazioni, costui però è in preda alla psicosi e, scambiandolo per un untore, lo allontana in malo modo. Nella strada di San Marco, Renzo scorge una donna sola, derelitta, lasciata lì per strada a morire di fame; le regala il pane che si portava dietro da Monza e riprende il suo cammino, accompagnato, quasi scandito, dallo scampanellio dei carretti dei monatti che passano a levare i cadaveri dalle strade. Giunto nella piazza che porta lo stesso nome della strada, scorge gli effetti della politica dell’Arcivescovo (che abbiamo visto nel capitolo 32): vi sono infatti numerosi strumenti di tortura, molto usati in quel periodo storico, che servono per dare la giusta pena a streghe e untori; dovunque cadaveri e scene di miseria, che diminuiscono sempre di più le speranze di Renzo di trovare la sua amata viva. Durante il cammino, incontra un prete, chiede indicazioni pure a lui e fa riferimento alla povera donna che aveva soccorso prima; più va avanti, più la città assume un aspetto desolato e apocalittico: per le strade non c’è anima viva, sono tutti barricati in casa e l’unico segno di umanità è dato dalle campane delle chiese e dei monatti. 

A un certo punto del suo cammino si imbatte in una rara occasione di carità cristiana: una giovane madre consegna ai monatti la sua adorata figlioletta, bianca di morte, che sembra quasi dormire; le dà il suo ultimo saluto con la promessa che si sarebbero a brevissimo incontrate in Paradiso: il nome della bambina è Cecilia, e questo è uno dei passi più famosi di tutta l’opera, oltre che simbolo del flagello della peste. Infine, dopo tutte queste peripezie giunge alla casa di Ferrante e Prassede, ma qui trova solo una donna che in modo abbastanza sgarbato gli fornisce la notizia che cercava, dopodiché gli sbatte letteralmente il portone in faccia: Lucia si trova al lazzaretto. A quel punto Renzo, senza che neanche gli sia concesso il tempo di realizzare quanto la donna gli ha detto che una donna, una capopopolo, lo scambia per untore e chiama a raccolta la folla, per far valere le ragioni del popolo. Renzo si trova costretto a scappare dalla folla incalzante, un’orda di zombie più che una folla, quasi come in una di quelle serie tv sulle apocalissi zombie, che riesce a seminare saltando al volo su un carretto di monatti diretto al lazzaretto. Il viaggio è condito da bevute, battute e grasse risate e i monatti, che basano il loro lavoro sulla morte delle persone, credendo a ciò che dice la folla lo ringraziano a modo loro, urlandogli dietro la loro approvazione. Renzo quindi ringrazia e se ne va, fin quando a un certo punto gli si para davanti la porta d’ingresso del lazzaretto.

Personaggi capitolo 34 Promessi Sposi

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Il protagonista del capitolo è senza dubbio Renzo e subito dopo, in ordine di importanza, viene la peste: anche in questo capitolo, infatti, la malattia è la vera protagonista del capitolo, poiché tutti i comportamenti dei vari personaggi e tutte le situazioni che vengono a crearsi avvengono proprio per causa sua. 

Il personaggio della madre della piccola è anche importante, perché Manzoni attraverso di lei mostra il simbolo della coscienza umana, capace di creare civiltà, contrapposta alla barbarie: mentre tutta la città è sconvolta dalla peste, che ricordiamo essere strumento della Provvidenza per fare giustizia nel mondo corrotto, lei rimane tranquilla e dona alla morte un volto più umano, perché in fondo la morte non è nient’altro che la fine della vita corrotta sulla terra e il ricongiungimento a Dio.

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