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Non bisogna mai dimenticare che questo capitolo è un capitolo avvincente, che in certi versi ricorda molto anche l’attuale situazione politica italiana, nonostante sia ambientato in un’Italia di 400 anni fa.
Riassunto capitolo 12 Sposi
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Il 1628 era il secondo anno in cui i raccolti erano scarsi, ma quest’anno la situazione era più grave del solito: a questo aggravarsi della situazione avevano contribuito anche gli “errori” degli uomini: la guerra, “quella bella guerra” rovinava i terreni e costava parecchio denaro ai vari stati, la pressione fiscale era alle stelle, i vari soldati sparsi sul territorio si comportavano come invasori razziatori e devastavano i granai. La popolazione, “la moltitudine male e ben vestita”, logicamente si indigna e quindi ha bisogno di trovare un capro espiatorio su cui riversare la sua rabbia: lo trova nella categoria dei fornai e in quella dei presunti “incettatori di grano”e chiede a gran voce al potere di intervenire.
Renzo, nel frattempo, avendo scoperto che al momento padre Bonaventura era assente, decide di farsi un giretto per la città quando per caso capita al centro della rivolta: per strada lo accolgono cori che osannano Ferrer e che maledicono il Vicario di Provvisione, “quello che protegge i fornai”. Davanti al “forno delle grucce” Renzo assiste alla distruzione degli strumenti di lavoro dei panettieri, incuriosito quindi si accoda a un folto gruppo di riottosi che si stava dirigendo verso una stessa direzione. La folla arriva davanti alla “gran mole del Duomo”, che Renzo, umile campagnolo, ammira a bocca aperta: lì, in una concitata allegria carnevalesca, vengono bruciati in un falò tutti gli attrezzi dei fornai. La folla però non è ancora sazia e si avvia all’assalto di un altro forno, quello del Cordusio, e Renzo, nella cui mente per un attimo appare il pensiero di padre Bonaventura, si aggrega vinto dalla curiosità. Durante il tragitto la calca volge un’occhiata verso la grande statua di Filippo II, situata in una nicchia nel palazzo dei Giureconsulti. Arrivati alla bottega, trovano tutto sprangato e seguendo il consiglio di una “maledetta voce”, la folla si dirige alla casa del Vicario con l’unanime grido “Dal vicario! Dal vicario!”
Personaggi capitolo 12 Promessi Sposi
In questo capitolo, non fanno la loro comparsa nuovi personaggi. Autentica protagonista del capitolo è la folla che dà vita alla rivolta.
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La folla è un vero e proprio personaggio, un personaggio composto da una massa di individui che cercano di costituirsi in un gruppo compatto, ma che nello stesso tempo è variegato e dalle molteplici forme. L’autore rende questa varietà del gruppo attraverso numerosi espedienti letterari come la sineddoche per raffigurare i vari protagonisti, l’enumerazione per la varietà delle categorie e l’accumulo di correlazioni creano l’effetto di “massa”. Il realismo della scena è reso dalla lingua usata, ricca di frasi nominali, coordinate o periodi comunque brevissimi.
Il personaggio della folla è quindi vario e ambiguo: da un lato ci sono quelli che, degradati al rango di bestie, si lanciano sulle attrezzature e sui cassoni. dall’altro ci sono i furbi che puntano alle monete. L’unica caratteristica che accomuna tutti quanti è la vigliaccheria: ogni personaggio si fa forza solo sul numero e sul fatto di appartenere alla folla, il che evidenzia il sentimento che l’autore ha nei confronti di questo “animale pazzo”, per dirla con le parole di Guicciardini, intellettuale del XVI secolo.
Manzoni disprezza la folla e la giudica ferocemente in base alla sua convinzione, di forte stampo illuminista, che la natura umana sia malvagia e indomita e che solo la luce della ragione la può salvare e condurre a una vita giusta. A questa si aggiunge la componente liberal moderato-cattolica che non prevede una politica di coinvolgimento delle masse.
Commento capitolo 12 Promessi Sposi
- Digressione storica sulle origini della carestia fino alla giornata precedente a quella dei fatti
- Flashback sul Tumulto di San Martino fino all’arrivo di Renzo
- Recupero del tempo della narrazione con l’arrivo di Renzo