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Agostino d’Ippona (a cui chi ci crede aggiunge un “Sant’ “) è stato uno dei più importanti pensatori e filosofi della prima epoca Cristiana. Durante la sua giovinezza, infatti, vive in quel periodo storico in cui il Cristianesimo iniziava a farsi strada in un Impero Romano in forte crisi d’identità e avviato alla scomparsa, nel periodo in cui il mondo antico si fa da parte e si gettano le basi per un mondo nuovo. Si avvicina al Cristianesimo già dall’infanzia, in quanto sua madre Monica (meglio conosciuta, da chi crede, con un “Santa” davanti al nome) era di fede cristiana, ma si convertirà definitivamente nell’età adulta. Leggerete questo ed altri dettagli in questo riassunto della vita e del pensiero di Agostino.

Il riassunto che segue è stato sviluppato dopo un’accurata analisi.

Agostino di Ippona

Riassunto Agostino di Ippona

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Aurelio Agostino nasce a Tagaste (oggi Souk Ahras, in Algeria), nella provincia romana della Numidia, nel 354. Al momento della sua nascita, l’Africa era una delle provincie più ricche di un Impero Romano in decadenza: aveva un economia in grande spolvero, città pienissime di vita e movimentate e rappresentava il fiore all’occhiello dell’opera di civilizzazione portata avanti dai Romani nei secoli precedenti.  La sua era una famiglia abbastanza modesta: il padre di Agostino, Patrizio, è un piccolo proprietario terriero pagano, ma come altri apparteneva a quella classe di piccoli proprietari terrieri di provincia oppressi dalle tasse e avviati verso il proletariato; sua madre già la conosciamo. In casa a “portare i pantaloni” era Monica, tanto che a lungo andare convincerà Patrizio a convertirsi.

All’età di diciannove anni, mentre si trova a Cartagine per gli studi in retorica, in seguito alla lettura dell’Ortensio, un’opera di Cicerone andata perduta, Agostino riconosce in sé la vocazione alla filosofia; nella città di Annibale, poi, viene anche in contatto con il Manicheismo, una religione orientale che mescola elementi del Cristianesimo, del Buddismo e dello Zoroastrismo, e per un certo tempo lo abbraccia. Questa sua scelta gli aprirà una serie di porte che gli permetterà, nel 383, di arrivare a Roma. Nella città eterna, però, trascorre soltanto un anno e l’anno dopo è a Milano, dove ricopre l’incarico di primo insegnante di retorica.

A Milano conosce il vescovo cristiano della città, Ambrogio (anche per lui vale la regola che tra i credenti è meglio conosciuto come Sant’Ambrogio). Questo incontro segna una svolta radicale nella sua vita e nel suo pensiero: grazie ad Ambrogio impara a leggere allegoricamente le Scritture e si avvicina alle filosofie neoplatoniche, in particolare dopo aver letto le traduzioni in latino delle Enneadi di Plotino: grazie a queste letture, si accosta sempre di più al Cristianesimo e nel 387 viene ufficialmente battezzato da Ambrogio.

Nel 389 torna a casa, a Tagaste, dove per un paio d’anni si dedica allo studio e alla meditazione; nel 391 viene ordinato sacerdote e sei anni più tardi diventa vescovo della città di Ippona, un grande porto della costa africana. Agostino diventa vescovo in un periodo molto turbolento e caratterizzato da disordini politici e conflitti teologici: i barbari premono ai confini e attendono l’occasione migliore per penetrare nell’impero e nascono eresie come se piovesse. Agostino quindi prende violentemente posizione contro i donatisti e i pelagiani, oltre che ai manicheisti suoi vecchi amici:  questi erano tutti circoli religiosi pseudocristiani che avevano un discreto successo in Africa: i primi facevano dipendere la validità dei sacramenti dal rigore morale di chi li amministra, mentre i secondi negavano la dottrina del peccato originale, i terzi non hanno bisogno di presentazioni.

Dedica tutta la vita a combattere le eresie nella sua terra come vescovo di Ippona e negli ultimi anni della sua vita, osservando lo sgretolarsi dell’Impero Romano e sconvolto dalla notizia che i Visigoti avevano saccheggiando Roma, Agostino si scopre filosofo della storia e scrive il suo De Civitate Dei, in cui espone la sua interpretazione di questo fatto. Muore nel 430 a Ippona, mentre i vandali la stanno cingendo d’assedio.

Dopo la sua morte, viene canonizzato dalla Chiesa e venerato da quel momento come Santo. Nel 1298 viene annoverato tra i Dottori della Chiesa.

Pensiero e opere di Agostino 

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La filosofia di Agostino è un perfetto esempio di interpretazione del Cristianesimo in chiave neoplatonica. Per Agostino “filosofia” significa cercare Dio. La filosofia è dialogo interiore dell’Anima con Dio e quindi anche confessione, confessione dei peccati, professione di fede e lode a Dio. La filosofia di Agostino è una filosofia cristiana che si sviluppa all’interno della fede con l’obbiettivo di ritrovare con la ragione la verità portata avanti dalla fede. 


Secondo Agostino, per credere bisogna prima comprendere (intellige ut credas) e per comprendere bisogna credere (crede ut intelligas): per comprendere bisogna avere fede e partire da essa, ma bisogna anche prendere la fede razionalmente. Il filosofo, per Agostino, deve abbandonare ogni superbia e essere umile, perché comunque la sola ragione umana e la sua condizione di uomo non gli permettono di giungere fino a Dio. L’obbiettivo di Agostino è quello di giungere alla creazione di una cultura cristiana, lontana da quella antica basata sulla retorica e caratterizzata da formalismo, estetismo e erudizione. Dalla cultura classica però trae i modelli del Platonismo e del Neoplatonismo, mettendoli alla base della sua indagine filosofica, a partire dal suo concetto di Dio.

Il Dio di Agostino, chiaramente derivato dall’ “Uno” di Plotino, è essere, intelletto e amore. Egli ha creato il mondo dal nulla, quindi ogni tipo di continuità ontologica tra Dio e il mondo non può esistere: la materia, e quindi il mondo, prende forma grazie alle Idee: i modelli fissi, eterni e immutabili che Dio possiede dentro di sé. Il creato, quindi, poiché deriva direttamente da Dio, è ordinato e possiede una rigida gerarchia, è bene e non può originare male e disordine.
L’Anima, poi, secondo Agostino è immortale ed ha una struttura trinitaria costituita dai principi dell’essere, del conoscere e del volere. L’Anima è anche l’unico strumento che rende possibile una misura del tempo, che è un suo distendersi come memoria del passato, attenzione al presente e attesa del futuro. 
La dottrina morale di Agostino deriva dalla convinzione che il creato sia retto da ordine e precise gerarchie: dal momento che tutto il creato è bene e che gli esseri sono tra loro posti in gerarchia dall’inferiore al superiore, dalla materia fino ad arrivare a Dio, Agostino distingue una gerarchia tra beni inferiori e beni superiori. Per Agostino, il cuore del problema morale dell’uomo sta nella volontà dell’uomo e nella sua capacità di scegliere il bene e sceglierlo “bene”, quindi il bene giusto cioè Dio. La volontà dell’uomo però è lacerata al suo interno, è oscillante, vuole e non vuole e spesso non riesce a scegliere quello che la ragione suggerisce. Se Dio è amore, per Agostino l’uomo è colui che ama ed è chiamato a scegliere cosa amare. A questo punto Agostino distingue tra due tipi di amore: quello per le creature, che conduce al “disprezzo del Creatore”, e quello per il Creatore, che lo porta invece al disprezzo delle creature. L’uomo è libero di scegliere quale amore perseguire e Dio non può intervenire sulla volontà dell’uomo: è il concetto del libero arbitrio, che concede all’uomo la libertà di scegliere tra bene e male. La libertà, però, secondo Agostino, non coincide con il libero arbitrio ma col buon utilizzo del libero arbitrio: libertà per Agostino significa scegliere Dio, unica e autentica fonte di felicità. 
La scelta del bene poggia sulla sapienza, cioè con la conoscenza e il possesso del bene supremo che è Dio. La Beatitudine, quindi, è lo stato di gioia e di perfetta felicità che viene concesso per l’eternità a coloro i quali hanno scelto Dio e possono quindi godere della sua visione.
Ma cos’è quindi il male, dato che tutto ciò che ha creato Dio è bene e Dio ha creato tutto? Dal punto di vista ontologico, il male esiste come limite, come non essere. Questo perché gli uomini e le altre creature non posseggono quella pienezza di essere che è prerogativa di Dio. Il male morale sta nella scelta di non scegliere Dio al posto dei beni inferiori, in breve il male è il peccato.
Non potendo intervenire sul libero arbitrio, Dio non può evitare che gli uomini pecchino in quanto peccare è una loro scelta frutto di un potere che appartiene solo all’uomo. L’uomo è caratterizzato fin dalla nascita da un “peccato originale” che si porta dietro addirittura dai tempi di Adamo ed Eva e solo con la grazia di Dio si può salvare. Schierandosi contro le tesi dei pelagiani, Agostino afferma che il peccato originale impedisce all’uomo di compiere il bene, anche quando lo vuole. Solo Dio può restituirgli questa capacità attraverso la sua grazia. Il rimedio per il peccato originale è il battesimo.
Nella sua teoria della conoscenza, Agostino critica fortemente l’impostazione dello scetticismo. Agostino, infatti, ritiene che anche coloro i quali dicono che la verità non esiste, che dubitano di tutto e ritengono di ingannarsi su tutto hanno una certezza sulla quale non possono dubitare: il fatto che chi dubita, chi si inganna comunque esiste e non può dubitare di esistere (si enim fallor sum, se infatti sbaglio sono). Quindi, essendo questo indubitabile e inopinabile, allora la verità esiste e esiste ancora prima di essere scoperta: è accessibile all’uomo attraverso la ragione, ma non ha nella ragione umana la sua fonte: essa deriva da Dio. È Dio che illumina l’anima e ci offre la possibilità di conoscere la verità: Dio è il nostro “maestro interiore”, quello che ci illumina nell’anima è che “intus docet” (insegna dall’interno). Questa è la cosiddetta teoria dell’illuminazione.
Il sacco di Roma a opera di Alarico e dei visigoti del 410 fornisce l’occasione ad Agostino di esprimere la sua opinione sulla Storia. Il risultato è il De Civitate Dei, un opera in cui viene formata una concezione Cristiana della Storia. La storia cristiana è un percorso rettilineo, irreversibile, che ha un inizio, una direzione, una linea di sviluppo e inevitabilmente una fine. La storia acquisisce un senso dentro questo quadro, perché risulta guidata dalla provvidenza divina. Nella stessa opera, Agostino fornisce anche una dottrina etico-religiosa basata sulla tesi delle due città: la città terrena e la città celeste, mescolate e confuse sulla terra, ma con la città celeste che ha un destino ultraterreno. La città terrena è una conseguenza dell’amore per le creature che porta al disprezzo di Dio, mentre la città celeste è la città di Dio, generata dall’amore per Dio che porta al disprezzo di sé. Agostino teorizza anche una società ispirata e guidata dal Cristianesimo.

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