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La Primavera di Botticelli è, insieme alla Nascita di Venere, l’opera più importante del pittore Sandro Botticelli, fiorentino di nascita e tra i pittori più rappresentativi del Rinascimento.
Nella sua vita lavorò nella bottega di Andrea del Verrocchio, all’epoca artista di primo piano, nella quale cominciò anche un giovane Leonardo da Vinci.
Botticelli ha una visione molto astratta del disegno, che per lui è la realizzazione materiale di un’idea.
Nella sua pittura assume una grande importanza il disegno preparatorio, che secondo lui è più ideale e rappresenta meglio l’invenzione artistica rispetto all’opera completata.
Il pittore è convinto che nell’opera il disegno è il contorno che racchiude la raffigurazione, è dunque una linea armoniosa, fine ed elegante che isola i soggetti “staccandoli” dal fondo.
E nella Primavera, Botticelli mette in pratica le sue idee portandole a livelli di perfezione veramente notevoli.

Primavera Di Botticelli

La storia della Primavera di Botticelli

Prima di analizzare l’opera vera e propria, scopriamo un po’ la storia di questo famosissimo quadro:
la tavola fu dipinta da Botticelli nel 1478, anche se alcuni esperti la collocano qualche anno dopo, su commissione di Lorenzo di Pierfrancesco de’ Medici, che la voleva collocare nella sua dimora a Firenze, in via Larga.
Dopo una breve permanenza in questa sede, venne trasportato nella Villa di Castello nel 1516, dove venne esaminato e descritto da Giorgio Vasari, importante artista ma soprattutto critico e storiografo dell’arte, per il quale spese splendide parole. Tra l’altro fu proprio lui a conferire il nome di Primavera all’opera.

Descrizione della Primavera di Botticelli


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Ora passiamo all’analisi della Primavera di Botticelli: la scena si svolge in un bosco, dove si notano sullo sfondo alberi d’arancio e numerosi fiori e frutti ormai maturi che fanno da cornice ai personaggi.
Da sinistra sono rappresentati Mercurio, dio del vento (naturalmente presenta altri attributi, ma in quest’opera il suo valore simbolico è questo); le tre Grazie danzanti, sopra le quali c’è Cupido, nell’atto di scagliare una delle sue frecce; a destra troviamo la Venere, la figura principale del dipinto; successivamente troviamo prima Flora e poi Clori, che accoppiatasi con Zefiro, vento di primavera e ultimo personaggio, diventa proprio Flora.
Infatti il dipinto secondo gli studiosi andrebbe letto da destra verso sinistra; Zefiro, fervente di desiderio verso Clori, la ninfa delle Terra, la insegue e della loro unione, Clori viene trasformata in Flora, che è la personificazione della Primavera; essa è coperta da un velo cosparso di fiori e lancia petali di rosa.
A sinistra, dando l’impressione di essere incorniciata, ecco la Venere, che posa graziosamente davanti ad una pianta di mirto, che per tradizione le è sacra.
Quindi ritroviamo le tre Grazie, prese di mira da Cupido, pronto a scoccare la freccia verso una di loro, che probabilmente, colpita dall’amore e dalla passione trasmessa dalla freccia, si innamorerà di Mercurio, che con il suo caduceo, verga alata simbolo del dio ma anche di pace, tiene lontana dalla scena le nuvolette che sembravano volersi affacciare sul dipinto.

Da questa scena emerge uno spettacolo di armonia e grazia, caratteristiche principali di Botticelli, che creò così una delle più belle e famose opere pittoriche italiane, che fortunatamente possediamo ancora noi, all’interno della Galleria degli Uffizi, nella bella Firenze.

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