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Shakespeare è senz’altro una delle figure più autorevoli della letteratura mondiale e costituisce il grosso della letteratura inglese. È così importante che è conosciuto in tutto il mondo con l’eloquente epiteto di “Bardo Immortale” e nella sua vita ha firmato più di quaranta opere teatrali e più di 150 sonetti e poesie. Come dice la mia professoressa d’inglese, se non fosse mai venuto al mondo, molto probabilmente gli inglesi non avrebbero una letteratura. In questo riassunto di Shakespeare troverai scritte cose che non avrai sentito nemmeno a scuola.

Come sappiamo gli anglosassoni e in particolare gli americani sono un popolo di ignoranti. Con un americano “colto” si può parlare di sport, di automobili, forse un po’ di politica ma giusto le cose base e non senza insultare un po’ di gente, ma difficilmente si possono affrontare discorsi di carattere culturale. Tuttavia se gli si cita Shakespeare è molto probabile ricevere feedback positivi, perché è l’unico autore che viene obbligatoriamente studiato a tutti i livelli di istruzione. In Italia, Shakespeare rientra nel programma di letteratura inglese.
Ora che abbiamo finito con le presentazioni, iniziamo questo riassunto della vita e dell’opera di William Shakespeare

Vita di Shakespeare

Shakespeare riassunto

Non esistono versioni ufficiali della vita di questo autore. La tradizione vuole che sia nato il 23 aprile del 1564 (il giorno di San Giorgio, patrono dell’Inghilterra, e lo stesso giorno di nascita di un altro importante bardo della letteratura mondiale, Miguel de Cervantes. Questo giorno viene riconosciuto come la giornata internazionale del libro) a Stratford-upon-Avon, una cittadina nelle Midlands inglesi. Il padre John era un importante mercante e la madre Mary era una cattolica della piccola nobiltà. Nel 1582 William sposa Anne Hathaway, figlia di un agricoltore. Dal matrimonio nascono Susanna nel 1583 e nel 1585 una coppia di gemelli. Il maschio morì a undici anni e la sua morte probabilmente gli ispirò la tragedia Amleto, dato che il nome del bambino era Hamnet. Sembra che Shakespeare, trasferitosi a Londra intorno al 1588, nel 1592 già godesse di una certa fama come attore e autore di testi teatrali.

Nel 1593 e nel 1594, con la pubblicazione di due poemetti d’amore e dei suoi sonetti (pubblicati nel 1609 ma in circolazione già da tempo), si consacra come poeta rinascimentale piacevole, versatile e gradevole. I suoi sonetti descrivono la devozione dello scrivente, che viene identificato principalmente con il poeta stesso, per un giovane signore di cui vengono esaltate l’avvenenza e la virtù, e per una dark lady, una “dama bruna”, misteriosa e infedele, di cui il poeta è infatuato. Tuttavia, la fama di Shakespeare è oggi legata soprattutto alle 40 e passa opere teatrali tra commedie e tragedie da lui composte.

Questi testi, però, anche se sono stati accolti con favore, non hanno goduto di una grande considerazione da parte del pubblico colto del tempo; ma Shakespeare, uomo avveduto, lo sapeva e mise da parte la poesia per investire i propri guadagni nel settore che conosceva meglio: il teatro. Aveva infatti una partecipazione nella compagnia teatrale dei Chamberlain’s Men, successivamente chiamatisi King’s Men, che metteva in scena gli spettacoli nei due teatri di sua proprietà, il Globe (da lui fatto costruire e ormai simbolo del teatro elisabettiano) e il Blackfriars. L’investimento si rivela fruttuoso e gli permette di conquistare un certo benessere. A partire dal 1608 Shakespeare diminuisce il suo impegno teatrale e inizia a trascorrere periodi sempre più lunghi a Stratford, dove acquista un’imponente casa, “The New Place”, e diviene un cittadino rispettato. Muore il 23 aprile 1616 e viene sepolto nella chiesa di Stratford.

Opere di Shakespeare

L’opera di Shakespeare viene tradizionalmente distinta in quattro diversi periodi della sua vita. 

Il primo periodo

A questo primo periodo appartengono le tragedie che prendono spunto dalle vicende storiche riguardanti i re e le questioni dinastiche dell’Inghilterra del XV secolo (la guerra dei 100 anni, quella delle due rose).  Queste sono l’Enrico VI (in tre parti, 1590-1592 ca.) e il Riccardo III (1593 ca.). Il ciclo si chiude con la morte di Riccardo III e l’ascesa al trono di Enrico VII, il primo sovrano Tudor, padre di Enrico VIII e nonno di Elisabetta, la regina al potere in quel periodo. Per stile e struttura questi “drammi storici” in parte si possono riallacciare alla tradizione del teatro medievale e in parte imitano l’opera dei precedenti playwrights elisabettiani, in particolare quella di Christopher Marlowe. Le numerose scene cruente e il linguaggio colorito e altisonante, invece, vengono da Seneca.
Anche le commedie si rifanno a un modello classico: nella Commedia degli errori (1592 ca.), l’autore si ispira principalmente ai Menaechmi di Plauto, e come è chiaro il comico scaturisce dagli equivoci sulle rispettive identità di due coppie di gemelli coinvolte in particolari giochi d’amore e di guerra. L’elemento farsesco, invece, si attenua e assume toni sentimentali nella Bisbetica domata (1594 ca.), nei Due gentiluomini di Verona (1594 ca.) e in Pene d’amore perdute (1594 ca.).

Il secondo periodo

Questa fase comprende tre “drammi storici”, sei commedie e due delle grandi tragedie. I drammi storici (che sono Riccardo II, 1595 ca.; Enrico IV, parte I e parte II, 1597 ca.; Enrico V, 1598 ca.) riguardano il periodo precedente a quello trattato nell’Enrico VI e partono dal concetto che quando sul trono siede un re debole, le calamità sono inevitabili, anche se il re in questione non malvagio, come per esempio Riccardo II, e giungono al concetto che per il bene comune la corona debba andare a un re consapevole delle responsabilità legate al potere.

Le commedie del secondo periodo si alternano con elementi tragici e si fondono creando un’armonia mai vista prima in letteratura, se non nel mondo antico. Queste commedie sono “Sogno di una notte di mezza estate” (1595 ca.), un complicato intreccio di varie vicende che coinvolgono due coppie di nobili innamorati, un gruppo di personaggi inconsapevolmente comici e altri appartenenti al mondo della fiaba, il tutto nell’idilliaca cornice della antica Atene e “Il Mercante di Venezia“, una “tragicommedia” in cui i valori rinascimentali dell’amicizia tra uomini e dell’amore romantico si alternano al complesso delle leggi morali rappresentate dal personaggio di Shylock l’Ebreo, il quale nonostante la cornice “comica”, acquista una statura tragica. Al secondo periodo appartengono anche le tre “commedie romantiche” Molto rumore per nulla (1599 ca.), Come vi piace (1599 ca.) e La dodicesima notte (1600 ca.) e Le allegre comari di Windsor (1599 ca.), farsa sulla media “borghesia” inglese, nella quale riappare, nelle vesti di comica vittima, il personaggio di Falstaff, già tra i protagonisti di alcuni drammi storici.

Al secondo periodo appartengono anche due famosissime tragedie: Giulietta e Romeo,e Giulio Cesare. La prima riguarda una storia d’amore giovanile ambientata in un contesto di lotta tra famiglie nella Verona medievale, la seconda invece è ambientata nell’antica Roma e mette in contrapposizione virtù pubbliche e private.

Il terzo periodo

Il terzo periodo è il più prolifico in assoluto. Si apre con il dramma storico Re Giovanni, dedicato a Giovanni Senzaterra, e comprende dieci recite (otto tragedie e due commedie “amare” in cui si annoverano molte delle sue opere più famose). Queste opere sono Amleto, Otello, Re Lear, Antonio e Cleopatra, Macbeth, Troilo e Cressida, Coriolano, Timone di Atene e le commedie Tutto è bene quel che finisce bene e Misura per misura. 
Iniziamo dalle commedie. Sono commedie molto particolari: vengono infatti definite “commedie amare” o “drammi a tesi”. Questo perché sono caratterizzate da toni molto cupi e mostrano per lo più atteggiamenti umani sordidi e ignobili; rientrano nel genere della commedia solo perché hanno un lieto fine.
Passiamo alle tragedie. Amleto (1601 ca.), che è sicuramente l’opera più famosa, si iscrive nel genere della revenge tragedy, che il dramma centrato sulla vendetta. Quest’opera trascende i limiti della categoria letteraria per diventare una possente rappresentazione della miseria e nobiltà della condizione umana, e contrappone il mondo dei valori morali alla menzogna e alla corruzione di quello reale. Otello (1604 ca.), invece, è la storia di un generale coraggioso e leale, la cui rovina è paradossalmente decretata dalle sue stesse virtù. 

Re Lear (1605 ca.), che già vi abbiamo raccontato, è un opera di respiro epico. Mostra i tragici effetti dell’errore di giudizio di un vecchio retalmente abituato a essere adulato dai cortigiani da essere incapace di distinguere la menzogna dalla verità. Antonio e Cleopatra (1606 ca.) è la tragedia della passione erotica fra il generale romano Marco Antonio e la regina d’Egitto, Cleopatra. Sul motivo passionale di fondo si innesta il tema del conflitto etnico e della lotta per il potere. Macbeth (1606 ca.) mostra quale germe maligno e distruttore sia la sete di potere e come l’ambizione possa avviare un’ineluttabile spirale di delitti.
Troilo e Cressida (1602 ca.), l’opera più intellettuale di Shakespeare, mette in luce il contrasto fra l’ideale e il reale; Coriolano (1608 ca.), ambientata nella Roma repubblicana, porta sulla scena il conflitto interno al protagonista fra superbia e onore, e il conflitto pubblico fra patriziato e plebe; Timone di Atene (1608 ca.) mostra la trasformazione di un uomo generoso in un misantropo quando coloro che credeva amici lo abbandonano nel momento del bisogno.
Nel quarto periodo sono presenti soltanto opere minori e poco significative per identificare l’autore.

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