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In questo articolo esamineremo uno dei testi che in assoluto mi sono più cari di tutta la letteratura italiana: vedremo insieme “La locandiera“, commedia scritta nel ‘700 dal veneziano Carlo Goldoni.  
La storia della locandiera Mirandolina e dei suoi corteggiatori, oltre a essere a mio avviso estremamente divertente, è anche straordinariamente attuale e risulta gradevole anche dopo quasi trecento anni dalla sua prima pubblicazione. Oltre a questo, questa commedia rappresenta uno dei testi chiave della letteratura italiana e per questo motivo figura nelle “letture irrinunciabili” che ogni studente deve affrontare prima dell’esame di maturità. È uno di quei libri, poi, che vengono assegnati con una certa frequenza per le vacanze estive o natalizie e, siccome le vacanze sono vacanze e vi capisco perfettamente se non avete tutta questa voglia di leggere, ho prodotto per voi questo riassunto de “La locandiera”, in modo che non arriviate a scuola senza i compiti fatti. 

Riassunto “la Locandiera”

La Locandiera riassunto

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La locandiera è una commedia in tre atti e l’autore è Carlo Goldoni, commediografo veneziano vissuto tra il 1707 e il 1793. Protagonista della storia è la locandiera Mirandolina, che con il cameriere Fabrizio gestisce una locanda alle porte di Firenze. Mirandolina è bravissima a farsi corteggiare dagli uomini, ma la sua vera e unica preoccupazione è che la sua attività proceda per il meglio. Sono ospiti dell’albergo tre aristocratici: il conte di Albafiorita, uomo molto vanitoso e spendaccione, ex borghese che ha acquistato il titolo con il denaro, copre Mirandolina di regali per convincerla a sposarlo; il marchese di Forlipopoli, nobile decaduto che continua a offrirle la propria protezione e il cavaliere di Ripafratta, grandissimo misogino, che dice di disprezzare il genere femminile.

Nel primo atto si vede l’insistenza del corteggiamento dei due nobili, che si danno battaglia per conquistare il cuore della bella locandiera. Nell’atteggiamento dei due si vedono molto bene contrapposte le differenze sociali tra la vecchia nobiltà e la nuova borghesia: il marchese è infatti convinto che basti ostentare il suo titolo altisonante per far cadere Mirandolina ai suoi piedi mentre l’altro, il conte, che come ho detto si è comprato il titolo col denaro ricavato dai suoi importantissimi commerci, crede di potersela comprare, come ha fatto col suo titolo di conte, ricoprendola di regali. Mirandolina però non dà credito a nessuno dei due, perché l’unica cosa che vuole è che la sua locanda prosperi. Le cose cambiano quando arriva all’albergo il cavaliere, il quale da misogino qual è si prende gioco di quei nobili che si abbassano in quel modo insistendo l’interesse per una popolana qualsiasi, mentre lui non si comporterebbe mai così per una donna, per giunta di classe sociale inferiore a lui. Mirandolina, però, in qualche modo si sente stuzzicata dal comportamento del cavaliere e in un celebre monologo spiega che vuole abbattere la sua misoginia e le sue convinzioni, facendo di tutto per farlo innamorare di lei. Ci è riuscita con tanti altri ospiti, perché non dovrebbe riuscirci anche col burbero cavaliere? L’atto si chiude con l’arrivo alla locanda di due signore, Dejanira e Ortensia. Le due sono attrici di commedia, ma fingono di essere delle gran dame per attirare le attenzioni del conte e del marchese.

Nel secondo atto prende forma il piano di Mirandolina. Durante la famosa scena del pranzo, nella quale si alternano a tavola tutti i personaggi: i due nobili prima con Dejanira e Ortensia, quindi il cavaliere e Mirandolina, questa fa sfoggio del suo particolare carattere indipendente di fronte al cavaliere, particolarmente divertente è l’intervento in cui il marchese offre ai due un vino che ritiene il migliore del mondo e Mirandolina, che invece lo trova disgustoso, non ha paura a dirglielo in faccia. Successivamente, anche le due finte nobildonne provano a sedurre il cavaliere, ma quando questi scopre che sono solo due semplici attrici, sdegnato vorrebbe andarsene dalla locanda, ma nel salutare la locandiera, questa finge di piangere e di punto in bianco sviene, sempre per finta, davanti a lui. A quel punto, il cavaliere cade nell’inganno e si innamora di Mirandolina.


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Il terzo atto è dominato dalla figura del cameriere, Fabrizio, al quale, si scopre, il padre di Mirandolina l’aveva affidata in punto di morte. Mirandolina si sveglia dal finto svenimento e ignora il regalo del cavaliere così come la sua successiva dichiarazione d’amore. A quel punto parte una nuova disputa amorosa nella quale intervengono anche il cavaliere e Fabrizio: Fabrizio, anch’egli innamorato di Mirandolina, si mette in mezzo tra il marchese, che ha scoperto la passione del cavaliere, e il cavaliere stesso per difendere Mirandolina dalla crisi di gelosia del marchese. L’intervento però non sortisce effetto e la situazione degenera al punto che il cavaliere è sul punto di sfidare il marchese a duello. Avviene però un colpo di scena: Mirandolina, soddisfatta perché ha raggiunto il suo scopo, spiazza tutti decidendo di sposare Fabrizio; a quel punto il cavaliere, indignato, lascia la locanda in fretta e furia e i due nobili sono caldamente invitati a fare lo stesso. La commedia si chiude con un monologo in cui Mirandolina ammonisce e mette in guardia il pubblico dall’abilità ingannatrice delle donne.

Spiegazione della Locandiera

La locandiera è l’opera che segna l’abbandono da parte di Goldoni dell’improvvisazione della Commedia dell’Arte. Questo nuovo tipo di commedia, detto “commedia di carattere” offre un quadro realistico e completo della società dell’epoca e riflette il primato della borghesia sulla nobiltà. Sulla scena, infatti, si intrecciano personaggi, situazioni, passioni e avvenimenti verosimili, presi dal “mondo”, dalla realtà, in continuo riferimento alla vita quotidiana e ai comportamenti, alle abitudini e alle manie dell’aristocrazia, della borghesia e della servitù. La borghesia in particolare occupa il ruolo centrale, e sono i suoi valori e le sue virtù (l’industriosità, l’intraprendenza economica, l’onore) a fare la parte del leone nel confronto con i valori (anzi, la totale mancanza di valori) della nobiltà, impegnata solo in una vita parassitaria, alla continua e insistente ricerca della soddisfazione delle proprie manie e fissazioni.
Per quanto contenga un’esaltazione della borghesia, la commedia non mette però in discussione le gerarchie sociali e la distinzione dei ruoli di aristocrazia, borghesia e popolo: Mirandolina gioca con il cavaliere di Ripafratta, lo seduce e lo fa innamorare di sé, sfidando, sembra, le convenzioni sociali dell’epoca, ma alla fine rifiuta di trasgredire queste convenzioni, di rompere la distinzione dei ruoli sociali e di allontanarsi dai valori della società, affermandosi, anzi, proprio in virtù dell’accettazione del proprio ruolo e del proprio posto nella società.

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