Marco Tullio Cicerone è stato il protagonista assoluto della letteratura Latina, oltre che un grande esponente della vita politica e culturale del periodo della Crisi Repubblicana: durante la sua vita, è stato testimone di alcuni dei più importanti e sconvolgenti fatti della storia romana.
Cicerone è uno degli autori latini più mal sopportati dagli studenti di liceo, forse per il fatto che è praticamente onnipresente e ha un modo di scrivere in latino molto pesante e difficile da interpretare, ma queste sono letture soggettive. L’obiettivo di questo riassunto su Cicerone è quello di far luce sulla vita e sulle principali opere di questo personaggio, in modo da renderlo un po’ meno indigesto a chi è costretto a studiarlo.
Cicerone riassunto

Vita di Cicerone

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Cicerone nacque ad Arpino, città che ora si trova nella provincia di Frosinone, nel 106 a.C. da una famiglia di rango equestre, cioè di plebei ricchi. Studiò retorica e filosofia prima a Roma e poi in Grecia. Tornato a Roma nel 75 a.C., si diede alla carriera politica e negli anni che seguirono ricoprì tutte le cariche del cursus honorum, fino a giungere al consolato nel 63 a.C.

Mentre ricopriva questa carica, sventò la congiura di Lucio Sergio Catilina, un nobile decaduto, ex partigiano della dittatura di Silla, che dopo aver perso le tre precedenti elezioni consolari, tentò di prendere il potere con la forza organizzando una congiura insieme ad altri nobili decaduti e sostenitori di Silla.
Negli anni successivi, l’aumento di potere del partito Popolare e la nascita del primo triumvirato di Crasso, Pompeo e Cesare indebolirono il peso politico dell’Arpinate e nel 58 a.C. questi fu condannato all’esilio per non aver concesso la provocatio ad populum nei confronti dei complici di Catilina. Una volta tornato dall’esilio nel 57 a.C., si ritirò a vita privata dedicandosi all’attività letteraria fino al 49  a.C., quando con lo scoppio della guerra civile tra Pompeo e Cesare si schierò apertamente con il primo, poiché era conservatore, a difesa delle istituzioni repubblicane, ma dopo la Battaglia di Farsalo e la sconfitta di Pompeo si riconciliò con Cesare.
Nel periodo della Dittatura di Cesare, Cicerone non partecipò alla vita politica e si ritirò dandosi alla produzione letteraria e filosofica, ma quando Cesare morì rientrò in politica schierandosi dalla parte dei cesaricidi, quindi dei perseguitati. All’interno del partito filocesariano, appoggiò Ottaviano, il futuro Augusto, contro Marco Antonio. Questa scelta gli costò la vita, perché Antonio lo inserì in una lista di proscrizione, bollandolo come nemico dello stato (quando per i fatti di Catilina gli era invece stato conferito il titolo di Pater Patriae, Padre della Patria), e di conseguenza fu ucciso a Formia il 7 dicembre del 43 a.C. (data proclamata festa universale in tutti i licei classici e scientifici in cui si studia e si traduce Cicerone).

Opere di Cicerone

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Durante la sua lunga vita, Cicerone scrisse di tutto e di più: tra le sue opere si annoverano orazioni politiche, giudiziarie, trattati di retorica, politica e filosofia e un sacco di lettere. Tutte queste sono opere in prosa, perché le sue opere in poesia sono state giudicate pessime anche quando l’Arpinate era in vita e quindi non si sono conservate, ci rimangono soltanto alcuni frammenti poco degni di nota.

Possediamo 58 orazioni di Cicerone, le quali appartengono ai generi giudiziario (orazioni fatte in tribunale in difesa di suoi clienti) e deliberativo (orazioni politiche, svolte a favore di una causa politica). Le più famose sono le Verrinae (70 a.C.), pronunciate contro il governatore della Sicilia Gaio Verre, colpevole di furti e altre malefatte nei confronti della popolazione; le Catilinariae (63 a.C.), che sono i quattro discorsi pronunciati davanti al Senato contro Catilina e le Philippicae, quattordici discorsi contro Marco Antonio, su modello delle Filippiche del greca Demostene (a cui si ispirava) contro Filippo di Macedonia. In queste orazioni viene fuori tutta la prorompente e proverbiale eloquenza ciceroniana, che sa unire competenza giuridica, chiarezza espositiva (ma siamo sicuri?) e abilità dialettica (anche troppa): tutti questi caratteri, uniti a uno stile capace di adattarsi a tutte le differenti finalità dei discorsi, rendono Cicerone la massima autorità dell’arte oratoria romana e un modello per quella futura, oltre che la croce degli studenti moderni.
Le opere retoriche sono principalmente trattati o dialoghi, nei quali sono affrontati gli aspetti tecnici e culturali legati all’arte retorica, Le principali opere di questo tipo sono il De oratore (55 a.C.), il Brutus (46 a.C.) e l’Orator (46 a.C.); in cui Cicerone rielabora l’ideale dell’oratore come uomo dotato non solo delle capacità tecniche, ma anche di una vasta cultura da mettere a disposizione della collettività nel momento del bisogno.

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Tra le opere politiche ci sono pervenuti (per fortuna) soltanto due dialoghi, per giunta incompleti: il De republica (54 a.C.), incentrato sull’analisi dello Stato, delle diverse forme di governo e di giustizia. Questo dialogo ci è giunto molto incompleto e pieno di grosse lacune, ma è abbastanza rilevante perché si conclude con il famoso episodio del Somnium Scipionis: Cicerone ha una visione in cui gli appaiono Scipione l’Africano, Lucio Emilio Paolo e Scipione Emiliano; i quali gli predicono i suoi successi futuri e gli rivelano che le anime dei giusti hanno un posto riservato in una dimora celeste, in cui vivranno in beatitudine (poco autocelebrativo, giusto un pochino). Altra opera politica è il De legibus (52-51 a.C.), in cui sono esaminate le leggi e le istituzioni romane.

Il pensiero politico di Cicerone è molto pragmatico: le sue opere, infatti, non forniscono l’idea di uno stato ideale. ma affrontano i problemi politici concretamente e storicamente
Tra il 45 e il 44 a.C., Cicerone compose anche numerose opere filosofiche in forma di dialogo o trattato. Cicerone, com’è nel suo stile, non si schiera con una particolare corrente filosofica, ma le esamina tutte quante, prendendo diverse posizioni in base all’argomento trattato (metodo dossografico) e accogliendo la corrente che di volta in volta gli pare più convincente (eclettismo). L’interesse prevalente, però, nelle opere filosofiche ciceroniane è quello dell’Etica e in queste opere viene presa in esame confrontando elementi della filosofia greca (stoicismo e platonismo in particolare) e morale romana, elaborando così una visione dell’uomo che identifica la virtù con il dominio razionale delle passioni e con l’impegno per raggiungere il bene comune.
L’Epistolario, invece, in cui sono raccolte tutte le sue innumerevoli lettere, è la prima raccolta di questo tipo prevenutaci della letteratura latina. Queste lettere, tutte reali e indirizzate o alla famiglia, o all’amico Tito Pomponio Attico oppure lettere pubbliche, sono fondamentali sia per il loro valore documentaristico, forse più che per quello letterario. Le lettere di Cicerone ci hanno permesso di scoprire a fondo la sua personalità, le sue debolezze, i suoi pregi (pochi) e i suoi difetti (tantissimi) e nello stesso tempo ci sono servite come testimonianza diretta della storia romana. Una piccola curiosità sulle lettere di Cicerone: ne scrisse un sacco, più di 900, però appena 70 di queste ricevettero una risposta… Fossi nel Cicero, qualche domanda me la farei!

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