Il Rinascimento è stato un importantissimo momento della storia Italiana ed Europea. Lo analizzeremo bene in questo riassunto.

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Il rinascimento è stato un periodo in cui le arti, la filosofia e l’economia sono rifiorite dopo la profonda crisi del XIV secolo. Questo periodo è stato uno dei più gloriosi della storia dell’Europa, specialmente per l’Italia, la quale in questo periodo storico ha offerto al mondo dei geni che il mondo le ha invidiato. Come vedremo nel prosieguo dell’articolo, a dare il via a questa che può essere definita una rivoluzione culturale, è stato Francesco Petrarca, uno dei personaggi della letteratura italiana più importanti della storia. C’è da dire che il rinascimento è strettamente collegato all’umanesimo, e ora andremo a vedere il perché di questo collegamento indissolubile tra rinascimento e umanesimo.

Rinascimento riassunto

Cos’è l’Umanesimo

La parola “Rinascimento” è sinonimo di rinascita, rifioritura, riscoperta. Il periodo del Rinascimento, infatti, è caratterizzato da una riscoperta dei valori, dell’arte della classicità, dell’antichità greca e latina soprattutto. Ciò portò alla nascita del movimento dell’Umanesimo, da cui poi derivò il Rinascimento.
L’Umanesimo fu un movimento culturale che nacque in Italia alla fine del Trecento e si trattò di una delle più importanti rivoluzioni della Storia. Questo movimento prevedeva la rinascita di una serie di valori che erano propri del mondo classico ma che erano in completa rottura con quelli medievali. Alcune teorie storiche recenti, infatti, collocano la fine del medioevo proprio nel periodo della crisi del XIV secolo, verso la cui fine sono cominciati a fiorire i primi circoli umanistici. L’iniziatore di questa profonda rivoluzione culturale si pensa che sia stato il poeta Francesco Petrarca, che infatti fu il primo a ridare virtù ai valori classici. Uno dei principali caratteri dell’Umanesimo era la centralità della figura umana: in questo periodo, l’Uomo acquisì la dignità che nel medioevo non aveva, l’uomo veniva rivalutato e posto al centro dell’Universo. Con questo, anche la vita umana venne riconsiderata: nel Medioevo la vita era considerata come una punizione, un calvario che l’uomo doveva soffrire prima di raggiungere la dimensione divina; con l’umanesimo, invece, la vita terrena diventava degna di essere vissuta e apprezzata.

Altro importante elemento fu la riscoperta dei classici della filosofia greca e della letteratura latina. Il greco e il latino tornarono a essere lingue di studio, autori come Cicerone, Virgilio, Ovidio, Aristotele e soprattutto Platone vennero di nuovo apprezzati. Questa nuova cultura nacque in Italia e successivamente si diffuse in tutta Europa, anche grazie all’invenzione della Stampa (avvenuta nel 1415 a opera del tedesco Johannes Gutenberg), che facilitava la circolazione delle idee. L’Umanesimo coinvolgeva tutte le arti: letteratura, pittura, scultura, architettura, musica e filosofia.

In pratica l’Europa era rinata dalle ceneri del medioevo e si apprestava a tornare ai fasti dell’antichità classica. Ecco, questo significa la parola Rinascimento, con la quale venne indicato il periodo in cui avvenne questa rivoluzione.

Il Rinascimento Italiano


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Il periodo del Rinascimento inizia in Italia parallelamente al fenomeno delle Signorie. Città come Firenze, Milano, Venezia e Ferrara si erano arricchite molto soprattutto grazie al commercio e i nuovi signori che qui si erano stabiliti (le famiglie dei Medici, degli Sforza, degli Estensi, dei Montefeltro…) iniziavano a spendere soldi nell’arte e nella cultura. Amavano crearsi intorno a sé una corte di intellettuali, di artisti e di pensatori raffinatissimi, dando così vita alla rivoluzione culturale di cui parlavo prima. Questa nuova attività svolta dai vari signori italiani prese il nome di Mecenatismo, nome che deriva da Mecenate, l’amico dell’imperatore romano Augusto che scoprì i poeti Virgilio e Orazio.

Anche i papi a Roma erano grandi mecenati. Tra Quattro e Cinquecento Roma si trovò con le casse abbastanza piene, anche grazie al fenomeno crescente della vendita delle Indulgenze (le confessioni dei peccati dietro pagamento) che tanto fecero infuriare il teologo tedesco Martin Lutero; i Papi allora investirono questo denaro per abbellire la Città Eterna, convocando artisti del calibro di Raffaello, Bramante e Michelangelo e facendo di Roma un importante polo culturale non solo a livello italiano ma anche a livello europeo, grazie all’operato di pensatori come Marsilio Ficino, Pico della Mirandola, Leon Battista Alberti (che girovagò un po’ per l’Italia) e Lorenzo Valla.
La famiglia dei Medici si era arricchita enormemente grazie alle attività bancarie e Cosimo il Vecchio De’ Medici diventò nel 1433 signore di Firenze. Alla corte medicea di Firenze, che all’epoca era considerata la “nuova Roma” o la “nuova Atene”, lavorarono alcuni degli artisti che ci invidiano in tutto il mondo, come Brunelleschi, l’ autore della Cupola del Duomo di Firenze, la più grande cupola in muratura al mondo; Donatello, che rivoluzionò la scultura riprendendo le grandi statue greche e infine tra i pittori Masaccio e Botticelli. Alla corte dei Medici, operarono anche grandi intellettuali come Niccolò Machiavelli e Francesco Guicciardini, che teorizzarono la politica e la storia.
Un figlio di Firenze, tale Leonardo da Vinci, andò a lavorare alla corte di Lodovico Sforza, detto “il Moro”, a Milano. Qui realizzò le sue più importanti opere pittoriche e i suoi più straordinari progetti scientifici e tecnici. Dopo l’esperienza milanese, Leonardo si accasò in Francia alla corte di Francesco I, dove morì. Non lontano da Milano c’era un’altra importante corte, quella dei Gonzaga a Mantova, dove operò il grande pittore Andrea Mantegna e dove il filosofo Vittorino da Feltre stabilì la sua Scuola. Venezia fu un centro molto importante per la pittura, in quanto lì lavorarono i pittori Tiziano e Tintoretto, i quali rinnovarono profondamente il modo di fare pittura. La corte degli Estensi a Ferrara, invece, fu fondamentale per la letteratura, poiché offrì ospitalità ai grandi poeti Boiardo, Ariosto e Tasso.

Il Rinascimento Francese

Alla fine del ‘400, dopo che si concluse la logorante guerra dei cent’anni contro l’Inghilterra, la Francia diventò un ricco e potente stato nazionale. Quando nel 1498, il re Carlo VIII di Valois invase l’Italia, entrò in contatto con la profonda rivoluzione culturale che lì stava avvenendo, rimanendone profondamente influenza. I sovrani che gli succedettero, in particolare Francesco I, furono grandi mecenati.
Alla corte di Francesco I a Fontainebleau, venne fondata una vera e propria scuola d’arte, che prese il nome appunto di “Scuola di Fontainebleau“. Re Francesco spese una vera e propria fortuna per assicurarsi i servigi di grandissimi artisti italiani, come il già citato Leonardo da Vinci, Benvenuto Cellini e Rosso Fiorentino. Il Rinascimento Francese, però, fu importante soprattutto a livello letterario piuttosto che artistico: la figura più rappresentativa fu senz’altro quella dello scrittore, poeta e umanista François Rabelais; altri autori importanti furono Pierre de Ronsard e Michel de Montaigne, che contribuirono allo sviluppo del francese moderno.

Il Rinascimento Inglese

L’ultimo Rinascimento a svilupparsi in ordine di tempo fu quello inglese, sviluppatosi nel cosiddetto periodo Elisabettiano, il periodo in cui regnò la regina Elisabetta I Tudor (1558-1603). In realtà, già durante il regno di Enrico VIII, il padre di Elisabetta (1509-1547), le arti e le lettere erano particolarmente incoraggiate, ma fu sotto il regno della figlia che lo sviluppo culturale raggiunse l’apice.
Come il Rinascimento Francese, anche quello Inglese fu un fenomeno soprattutto letterario, anzi più che letterario soprattutto teatrale dato che la personalità di maggior spicco fu quella di William Shakespeare, ad oggi ancora considerato come il maggior letterato inglese. Oltre al teatro, durante questo periodo nacquero e si svilupparono le grandi università di Oxford e Cambridge, da cui si diffuse in Inghilterra il pensiero Umanistico. Il più importante pensatore dell’Umanesimo britannico era Thomas More (Tommaso Moro), il quale teorizzò l’ “Utopia”, una specie di società ideale. Thomas More era un fervente cattolico e commise il grave errore di opporsi al nuovo culto protestante Anglicano, nato per volere di re Enrico VIII, il quale era intenzionato a divorziare dalla prima delle sue sei mogli, per questo fu decapitato dal re nel 1535.

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