Aristotele è stato il più completo e influente filosofo e pensatore dell’Antica Grecia: il suo pensiero,  è stato alla base di tutte le scienze per secoli, infatti fino al Seicento tutti gli scienziati del mondo occidentale per far riferimento a qualche teoria scientifica dicevano “Ipse dixit” (Egli ha detto), riferendosi appunto ad Aristotele. Lo studio di questo filosofo occupa gran parte del terzo anno di studi in tutti i licei che prevedono lo studio della Filosofia e spesso, come argomento, è ritenuto piuttosto ostico dagli studenti. È proprio a loro infatti che è rivolto questo riassunto su Aristotele, in cui sono raccolte notizie sulla vita, sulle opere e sul pensiero Aristotelico.

Aristotele riassunto

Vita di Aristotele


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Aristotele nasce in Macedonia, precisamente nella città di Stagira, nel 384 a.C. Suo padre è un medico che lavora alla corte del re Aminta di Macedonia. Quando raggiunge l’età di 18 anni, la nostra maggiore età (nell’Antica Grecia si diventava adulti già prima però, già a 13-14 anni), si reca ad Atene per studiare all’Accademia di Platone, dove rimarrà per vent’anni, all’inizio da allievo e poi da maestro. Siccome era nato in Macedonia, Aristotele ad Atene era un meteco, un cittadino libero appartenente a tutti gli effetti alla civiltà e alla cultura greca, ma non nato ad Atene.

Nel 347 a.C., una volta morto Platone, Aristotele abbandona Atene e inizia a girovagare per la Grecia: andrà prima nella città governata dall’amico Ermia, poi ad Asso e quindi a Mitilene, nell’Isola di Lesbo. Quando Ermia muore, Aristotele torna in patria, in Macedonia, dove viene “assunto” dal re Filippo II per fare da precettore al figlio Alessandro, il futuro Alessandro Magno. Quando Alessandro diventa re, il nostro filosofo torna ad Atene e fonda una propria scuola, il Liceo (il nome deriva dal fatto che sorgeva nel luogo dove c’era il tempio di Apollo Licio), anche detto Perìpato (dal greco περιπατέω, peripatéo, “passeggiare”) poiché secondo la tradizione le lezioni si tenevano all’aperto e gli insegnanti passeggiavano per il giardino insieme agli allievi mentre svolgevano la lezione.
Quando muore Alessandro, nel 323 a.C., ad Atene si diffonde un forte sentimento antimacedone e Aristotele ritiene opportuno abbandonare la città. Si trasferisce nella città di Calcide, sull’isola Eubea, dove la sua famiglia aveva una tenuta, e lì muore l’anno seguente.

Opere di Aristotele

I testi di Aristotele si dividono in due categorie: quelli essoterici, destinati al pubblico e scritti sotto forma di dialogo platonico, dei quali ci sono rimasti soltanto alcuni frammenti e qualche titolo e quelli esoterici, che sono i testi che Aristotele usava nelle lezioni del Liceo. Questi ultimi si sono conservati quasi completamente e hanno avuto parecchio successo anche nelle epoche successive; questo perché sono stati raccolti da Andronico di Rodi nel I secolo a.C. e portati a Roma, dove sono stati tradotti in Latino. Nel medioevo vengono riscoperti dal filosofo arabo Averroè di Cordova, che sarà definito il gran commentatore di Aristotele e nuovamente diffusi.

L’ordine in cui sono stati tramandati è il seguente:

  • i libri di Logica, i quali comprendono le Categorie, il De Interpretatione, gli Analitici Primi, gli Analitici secondi, i Topici e le confutazioni sofistiche,
  • i libri di Fisica, che comprendono la Fisica, il libro del Cielo, Generazione e Corruzione, Meteorologia,
  • il libro di Filosofia prima, il quale essendo stato tradotto dopo quelli di Fisica (in greco μετά τα Φυσικά, “metá ta physiká”, dopo la fisica) è conosciuto con il nome di Metafisica,
  • i quattro libri della Storia Naturale: Storia degli Animali, Parti degli Animali, Generazione degli Animali, Moto degli Animali,
  • i due libri della Psicologia: il De Anima e i Parva Naturalia,
  • i libri dell’Etica: Etica Nicomachea e Etica Eudemia,
  • i libri della Politica, rimasti incompleti, e le Costituzioni degli Ateniesi,
  • la Retorica e la Poetica, anch’essi rimasti incompleti.
Come potete notare, è facilmente comprensibile il motivo per il quale Aristotele è stata la massima autorità scientifica per quasi duemila anni: i suoi scritti comprendono ogni categoria dello scibile umano. Ora le andremo a esaminare nel dettaglio.

La logica aristotelica

In logica, Aristotele enuncia regole che se rispettate non condurranno mai a conclusioni false se le premesse sono vere (regole di validità) Gli elementi fondamentali della Logica Aristotelica, conosciuta come “Logica Classica” sono i sillogismi: proposizioni che, se considerate una in relazione all’altra, generano necessariamente una determinata conclusione, per esempio: “Se tutti gli uomini sono mortali e io che vi scrivo sono un uomo, allora anche io sono destinato a morire”.

La scienza, secondo il Filosofo è il risultato della costruzione di sistemi più complessi di ragionamento. Nelle sue opere logiche Aristotele fece una distinzione tra dialettica e apodittica. Egli sostiene che la dialettica esamina gli argomenti unicamente in merito ai criteri di coerenza; l’apodittica procede invece deduttiva-mente, dal generale al particolare, a partire da principi che si fondano sull’esperienza e su una scrupolosa osservazione.

Le scienze Teoretiche di Aristotele


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Le scienze teoretiche sono le scienze della Theoria (cioè della contemplazione), quindi quelle scienze che hanno come soggetto dello studio ciò che è necessario, quindi quella realtà che non può essere diversa da come effettivamente è. Il fine di queste scienze è la ricerca della verità e chi ricerca deve farlo soltanto per puro amore del sapere (filosofia) e non con un secondo fine, questo perché la conoscenza rappresenta uno scopo a sé e non un mezzo per raggiungere altri scopi.

Queste scienze, in ordine di importanza crescente sono la Matematica, che si occupa dei numeri e delle figure geometriche; la Fisica (anche detta Filosofia seconda), che ha come oggetto di studio la natura (oppure gli enti sensibili soggetti al divenire) e la più importante e alta di tutte, la Filosofia Prima, anche detta Teologia, che si occupa delle strutture generali della Realtà nella loro massima espressione, quella che Aristotele chiama “Dio”.

Questo Dio di cui Aristotele afferma l’esistenza, non è un vero e proprio Dio come lo si intende, ma è più un “motore immobile”: questo significa che Dio è la causa dell’unità e del fine che si pone la natura. Ciò vuol dire che tutte le cose del mondo dovrebbero aspirare a raggiungere la perfezione di questa entità. Secondo Aristotele, però, esistono anche altri motori, ovverosia le “intelligenze motrici” dei pianeti e delle stelle, quelle forze che permettono ai pianeti e alle stelle di gravitare intorno alla Terra (all’epoca vigeva il sistema geocentrico). Il motore immobile, che nella tradizione filosofica medievale è stato identificato con il Dio Cristiano, come vi dicevo prima nella descrizione di Aristotele non è un’entità religiosa, e questo è stato confermato anche da molti filosofi e teologi contemporanei. Il “Dio” di Aristotele, ad esempio, non si preoccupa di a ciò che accade nel mondo, e non è il Creatore. Aristotele limita, comunque, la sua “teologia”, a ciò che la scienza, a suo parere, richiede e può dimostrare.

Per quanto riguarda la Fisica, Aristotele ha pensato a un Universo limitato di forma sferica, con la Terra posta in un centro costituito da quattro elementi: terra, aria, acqua e fuoco. Ognuno di questi elementi occupa un luogo particolare, determinato in base alla sua pesantezza relativa, o, come diciamo oggi, al suo “peso specifico”. Ognuno di essi si muove secondo la sua natura in linea retta verso il suo “luogo naturale”, dove raggiungerà lo stato perfetto di quiete: la terra, che è l’elemento più pesante, tenderà verso il basso mentre il fuoco, che è il più leggero, verso l’alto. Secondo Aristotele, quindi, il moto dei corpi sulla Terra è sempre rettilineo e ha sempre termine. I cieli, che secondo Aristotele sono nove, al contrario ruotano incessantemente per loro natura secondo un moto circolare, questo perché sono costituiti da un quinto elemento diverso dagli altri, che Aristotele chiama aither (“etere”). Essendo un elemento superiore, l’etere è incapace di muoversi in linea retta come gli altri elementi ed è quindi costretto a muoversi di moto circolare.

All’interno della Fisica rientrano anche la Psicologia e la Biologia: la Psicologia è secondo Aristotele lo studio delle funzioni dell’anima. Aristotele definì l’anima come “quella particolare funzione del corpo che è costituita in modo tale da poter svolgere le operazioni vitali”, sottolineando che “forma” (l’essenza o gli elementi caratteristici di un oggetto) e “materia” (il comune e indifferenziato substrato delle cose) non possono esistere l’una senza l’altra. La dottrina di Aristotele è una sintesi tra la concezione più arcaica, secondo la quale l’anima non può esistere indipendentemente dal corpo, e l’idea platonica dell’anima come entità separata e immateriale

Per quanto riguarda invece la Biologia, Aristotele identifica un determinato sistema di generi naturali le “specie”, ciascuno dei quali si riproduce secondo il proprio tipo, tranne nel caso di alcune eccezioni. I cicli tipici della vita degli esseri viventi sono detti epicicloidali: si ripete quindi lo stesso modello attraverso una successione lineare di individui. Questi processi sono collocati a metà tra il movimento circolare e costante dei cieli e il semplice movimento lineare degli elementi terrestri. Le specie costituiscono una scala graduata che si estende dal semplice (vermi e mosche al gradino più basso) al complesso (esseri umani al gradino più alto). Questo tipo di organizzazione biologica non prevede l’esistenza dell’evoluzione.

La Matematica non occupa un ruolo di grande importanza nella filosofia Aristotelica, questo perché secondo Aristotele i numeri non hanno esistenza autonoma, ma sono un’astrazione intellettuale compiuta dal matematico, che li considera solo nell’ordine della quantità.

Le scienze Pratiche di Aristotele

Le scienze pratiche sono le scienze della Praxis, dell’azione, e riguardano in primo luogo il comportamento umano . Queste scienze cercano di individuare quale sia il bene per l’uomo e per la città e quali devono essere le norme e i principi affinché sia raggiunta la piena felicità. Esse sono l’Etica e la Politica.

 L’Etica è un’analisi di tipo induttivo del carattere e dell’intelletto umano in relazione alla felicità. Aristotele evidenzia due tipi di “virtù“, o perfezione umana: quella morale e quella intellettuale. La virtù morale è l’atteggiamento del carattere prodotto da quelle abitudini che riflettono l’adozione di scelte che vengono considerate moralmente preferibili, e costituisce sempre il giusto mezzo fra due estremi meno consigliabili. Le virtù intellettuali, invece, non si basano su questa dottrina.

Aristotele non considera la politica come la ricerca del modello ideale di comunità politica, ma piuttosto come un esame del rapporto fra esempi concreti di comunità politica da una parte e leggi, costumi e caratteristiche ideali dello Stato dall’altra. In questo modo, anche se accettava lo schiavismo, perché la società in cui viveva glielo imponeva, egli modera questa sua approvazione sostenendo che i padroni non dovrebbero abusare della loro autorità, perché gli interessi dei padroni e quelli degli schiavi sono i medesimi.

Le scienze Poietiche di Aristotele

Le scienze Poietiche sono invece le scienze che si occupano della produzione e della manipolazione degli oggetti e di ciò che, secondo Aristotele, la natura non è in grado di fare. A questa categoria appartengono sia le “tecniche”che le  belle arti, che a detta di Aristotele integrano la natura per soddisfare i bisogni dell’uomo. La più importante di queste scienze è la Poetica
Così come la retorica, che è una tecnica e rappresenta l’arte di saper parlare, esaminata nell’omonimo scritto aristotelico, la Poetica è considerata importantissima per l’azione politica e la vita quotidiana del cittadino.

La Poetica di Aristotele, di cui possediamo un solo libro rispetto ai due di cui si componeva originariamente, presenta la visione che Aristotele aveva dell’arte (in particolare dell’arte tragica), che è considerata un’imitazione della natura nella sua verosimiglianza, che porta svago e nello stesso tempo trasmette dei concetti. La Tragedia, in particolare, mette in scena le passioni umane e lo spettatore, per via della verosimiglianza del materiale tragico, si immedesima nella vicenda fino a ottenere la “catarsi”, un liberatorio distacco dalle passioni rappresentate, che interviene nel momento in cui si coglie la razionalità celata negli eventi. Proprio per questo valore conoscitivo Aristotele considera la poesia “più filosofica” della storia. 

Aristotele ha anche formulato la dottrina delle “tre unità” della tragedia (di luogo, di tempo e di azione), che hanno dominato incontrastate la storia della drammaturgia fino al XX secolo.

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