Una delle parti del mondo in cui si poterono ben vedere gli effetti della Guerra Fredda fu il Sud Est Asiatico: in questa parte del mondo, infatti, le tensioni fra comunisti e nazionalisti erano molto accese e alimentarono molti movimenti indipendentisti. Queste tensioni erano talmente forti che si scatenarono veri e propri scontri armati tra i regimi appoggiati dall’Unione Sovietica (e anche dalla Cina, il più grande e potente alleato dell’URSS) e quelli invece appoggiati dagli USA.
Il più sanguinoso fu senza dubbio la Guerra del Vietnam, di cui ora vi proponiamo un riassunto, in cui saranno esposti gli antefatti e le cause che portarono allo scoppio delle ostilità, le fasi dei combattimenti e come questi si conclusero.

Guerra del Vietnam

Il Vietnam prima della Guerra

Fin dalla fine del diciannovesimo secolo, la Francia possedeva delle importanti colonie nel Sud Est Asiatico: gli attuali Laos, Cambogia e Vietnam erano fusi insieme nella grande colonia dell’Indocina Francese.


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I Francesi avevano molto care queste terre per via delle importanti risorse commerciali che essa forniva: riso, tè, oppio, spezie ma anche zinco, piombo, stagno e sale; tutti prodotti che fecero la ricchezza della Francia tra Otto e Novecento. 

Durante la Seconda Guerra Mondiale, il Giappone si appropriò di questo territorio nell’ambito della sua espansione e ne conservò il dominio fino alla fine della guerra, quando questo passò nuovamente alla Francia. Nel 1946, però, i vietminh (la residenza nazional-comunista vietnamita), iniziarono a premere per l’indipendenza della colonia, scatenando una vera e propria guerra con i Francesi. Prima della fine del conflitto, la Francia accettò la dichiarazione d’indipendenza di Laos e Cambogia. Il Vietnam, sotto la guida di un nuovo capo, Ho Chi Minh, continuò la guerra coi Francesi e li sconfisse definitivamente nel 1954 a Dien Bien Phu. A quel punto, anche il Vietnam ottenne l’indipendenza ma la dichiarazione di pace sancì che il nuovo stato doveva essere temporaneamente diviso, seguendo l’esempio della Corea, lungo il 17esimo parallelo, almeno fino alle elezioni nazionali. Le elezioni, però, non ebbero mai luogo e nel Vietnam del Nord (con capitale Hanoi) si instaurò un regime comunista appoggiato dall’URSS e dalla Cina, al Sud invece prese il potere, con un colpo di stato, Ngo Dinh Diem, che instaurò una dittatura militare appoggiata dagli USA. 
Il capo di stato del Vietnam del Nord era il leader della guerra d’indipendenza Ho Chi Minh, il quale aiutava la resistenza al regime Sudvietnamita (i cosiddetti vietcong) nella lotta contro la dittatura, lotta che si intensificò sempre più dando vita a una vera e propria guerra civile. A partire dal 1961, gli aiuti da parte degli USA al regime del Sud si intensificarono, tanto che le navi americane presidiavano il golfo del Tonchino. Nel 1964, in un incidente, viene affondata la nave Maddox, un episodio di scarsa importanza, ma che venne ingigantito ad arte dai servizi segreti statunitensi. Da tempo gli americani cercavano una scusa per intervenire attivamente nella guerra.
Il presidente Lyndon Johnson, quindi, fece approvare il “Gulf of Tonkin Resolution Act” col quale erano autorizzate ““tutte le misure necessarie per respingere ogni attacco armato contro le forze degli Stati Uniti e per prevenire eventuali aggressioni”. Gli USA quindi poterono prendere parte attiva ai combattimenti, senza una vera e propria dichiarazione di guerra.

La Guerra del Vietnam era ufficialmente iniziata.

L’inizio della Guerra del Vietnam

Le prime azioni di guerra degli Stati Uniti (1964) furono sostanzialmente insistenti bombardamenti aerei sulle principali città Vietnam del Nord, atti soprattutto a cercare di fermare i flussi di aiuti della parte settentrionale alla resistenza vietcong nel Sud.


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Le prime truppe di terra iniziarono ad arrivare nel 1965, quando il presidente Johnson inviò il primo contingente americano nel paese con la scusa di difendere la base di Da Nang. Dal novembre di quell’anno l’impegno americano a sostegno del regime anticomunista del Vietnam del Sud divenne sempre più consistente, tanto che gli uomini coinvolti tra le file Statunitensi e Sud Vietnamite raggiunsero alla fine del Decennio quota due milioni di uomini.

Nonostante la grande e schiacciante superiorità numerica, le forze anticomuniste non riuscirono ad avere un successo decisivo. I vietcong erano abili a nascondersi nella foresta e a compiere azioni di guerriglia logorante, proprio come insegnava Sun Tzu, coinvolgendo anche la popolazione dei villaggi, la quale spesso faceva anche da vero e proprio scudo umano, soffrendo i pesanti attacchi americani. La tattica usata era quella del cosiddetto “seek and destroy” (scova e distruggi): americani e sudvietnamiti organizzavano spedizioni nella giungla e nei villaggi, uccidendo qualsiasi persona incontrassero sul proprio cammino, anche con opere di deforestazione e bombardamenti al napalm (un gas che doveva servire come defoliante ma che si rivelò una potentissima e micidiale arma asfissiante). I vietcong però erano molto abili e riuscivano molto spesso a sfuggire alle incursioni, spesso rifugiandosi in Cambogia (utilizzando il “Sentiero di Sihanouk”) e in Laos (attraverso il “Sentiero di Ho Chi Minh”), laddove gli anticomunisti non osavano addentrarsi per evitare di entrare in conflitto con questi altri due paesi, i quali segretamente appoggiavano i vietcong e il Vietnam del Nord. Le perdite vietcong venivano prontamente sostituite con milizie locali e con gli aiuti degli amici comunisti, quindi nel 1967 la guerra era caduta in una situazione di stallo.
Nel frattempo, gli Stati Uniti tentavano di risolvere il conflitto cercando di andare a colpire direttamente il cuore di Ho Chi Minh (naturalmente in senso figurato). Misero quindi a punto  e lanciarono l’operazione “Rolling Thunder”, consistente in ripetuti e pesanti bombardamenti a zona sul Vietnam del Nord. L’operazione iniziò nel 1965 e terminò all’inizio del 1968 e non furono risparmiate le città di  Hanoi e Haipong (la capitale e la seconda città per importanza). Durante questo periodo, furono lanciate più bombe di quelle lanciate dagli Stati Uniti contro il Giappone in tutta la Seconda Guerra Mondiale. La cessazione dell’operazione, avvenuta il 31 marzo del 1968, fu dovuta soprattutto al crescente movimento di contestazione e protesta interna e internazionale contro l’intervento statunitense in Vietnam, ma anche al fatto che era iniziata la cosiddetta “Offensiva del Tet

La seconda fase della guerra (1968-1973)

L’Offensiva del Tet doveva essere la contromossa comunista all’operazione “Rolling Thunder“. Il giorno del Capodanno Vietnamita (appunto, il Tet), il 30 gennaio del 1968, i vietcong, supportati dai nordvietnamiti e dai laotiani giunti al sud percorrendo il sentiero di Ho Chi Minh, fecero scattare l’attacco simultaneo a tutte le città che erano considerate come roccaforti anticomuniste, perché saldamente in mano ai sudvietnamiti e agli statunitensi. All’inizio il successo fu clamoroso, perché i comunisti erano riusciti a cogliere di sorpresa gli avversari e riuscirono anche momentaneamente il controllo di Saigon, ma a lungo andare, quando americani e sudvietnamiti ripresero il controllo della situazione, la repressione fu violentissima. L’offensiva del Tet, però, fu fondamentale dal punto di vista mediatico, perché fu l’occasione comunista per dimostrare al mondo che non erano stati schiacciati e che erano ancora in grado di sostenere la lotta. L’opinione pubblica mondiale, quindi, già indignata nei confronti degli Stati Uniti, si accese ancora di più e Johnson si rifiutò di ricandidarsi alle elezioni presidenziali. Il suo successore, Richard Nixon, era però determinato a continuare i combattimenti. Nel 1969, inoltre, morì Ho Chi Minh e il Vietnam del Nord cadde nel lutto.
Nixon, conscio dell’indignazione dell’opinione pubblica, ridefinì la situazione dell’intervento USA in Vietnam. Egli infatti premeva per “vietnamizzare” il conflitto, facendo rientrare tutti i marines americani e limitando i combattimenti di terra ai soli vietnamiti.  Nei quattro anni successivi, infatti, i combattimenti furono soprattutto nei cieli. Con un operazione segreta, sconosciuta anche al Congresso degli Stati Uniti, Nixon ordinò il lancio di un’offensiva aerea rivolta al totale sradicamento delle basi della guerriglia vietcong che si trovavano in territorio Laotiano e Cambogiano. I vietcong però resistettero e, nel 1972, quando tutti i marines furono rientrati, sferrarono quella che doveva essere l’offensiva definitiva, l’offensiva di Pasqua, la quale però non ebbe alcun effetto risolutivo, perché nessuna delle due opposte forze riuscì a prevalere. Contemporaneamente, gli Stati Uniti risposero con l’operazione Linebacker, bombardando il Vietnam del Nord e minando i principali porti. Gli unici risultati ottenuti furono soltanto le enormi perdite in termini di vite umane.

La fine della guerra del Vietnam (1973-1976 e oltre)

Il 23 gennaio del 1973, dopo cinque anni di trattative insistenti e in cui continuavano a volare le bombe, Vietnam del Nord, Vietnam del Sud e Stati Uniti raggiunsero finalmente ad un accordo e fu proclamato il “cessate il fuoco”. Gli Stati Uniti, complice anche la fuoriuscita del caso Watergate per il quale Nixon fu costretto a dimettersi, abbandonarono il paese da sconfitti e lasciarono il Vietnam del Sud al suo destino.
Il trattato prevedeva la riunificazione pacifica del Vietnam, anche se però in realtà la transizione fu tutt’altro che pacifica. I comunisti iniziarono ad avanzare pesantemente a Sud nei due anni successivi e il 1 maggio del 1975 erano già entrati a Saigon. Il Vietnam fu unificato definitivamente in nome del Comunismo nel 1976 e il nome della città di Saigon, la vecchia capitale del Vietnam del sud, fu cambiato in Ho Chi Minh, in memoria del grande leader comunista della rivoluzione.
La Guerra del Vietnam era quindi definitivamente conclusa, con un bilancio di oltre due milioni di morti.
L’obiettivo degli Stati Uniti, quello di eliminare ogni possibilità di creare un forte blocco comunista nell’Estremo Oriente fallì totalmente: oltre al Vietnam, anche Cambogia e Laos si unirono alla rivoluzione e sorsero anche in questi paesi sanguinosissimi regimi a stampo comunista, come quello dei famigerati Khmer Rossi di Pol Pot in Cambogia. Ciò spinse l’opinione pubblica a credere che, forse, le colpe degli Stati Uniti, seppur gravissime, rappresentavano comunque il “male minore”.

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