Tema sulla pena di morte: elaborato argomentativo sul tema “pena di morte nel mondo” in cui, dopo una digressione storico/culturale, vengono presentate le opinioni contrapposte e alcune considerazioni personali.

Tema sulla pena di morte

Punire un reato con un altro reato

(adsbygoogle = window.adsbygoogle || []).push({});

Sono ancora troppi i paesi nel mondo in cui la pena di morte è ancora in vigore. È giusto che chi si macchia di reati gravi debba pagare le sue azioni con la vita? 

La pena capitale ha radici profondissime. Già agli albori dell’umanità le persone trovavano giusto uccidere chiunque si macchiasse di colpe più o meno gravi, questo avveniva molto di frequente e le faide erano un fenomeno comune, almeno fino a quando, in quella parte del mondo in mezzo ai fiumi Tigri e Eufrate chiamata Mesopotamia e più precisamente nella città di Babilonia, un tale Hammurabi darà all’umanità il primo codice di leggi scritte della storia, in cui, grazie all’invenzione della cosiddetta legge del taglione, il concetto di vendetta veniva limitato alla semplice “restituzione” del danno subito. Se uccidevi, quindi, dovevi essere ucciso.
Già, la vendetta. La vendetta è un carattere ricorrente nelle società antiche, anche in quelle più raffinate ed evolute. La civiltà greca arcaica, per esempio, pone la vendetta come uno di quei valori fondamentali che il guerriero καλὸς καὶ ἀγαθός (kalòs kai agathòs, bello e buono) dovesse avere e infatti l’episodio della vendetta è uno dei topoi ricorrenti nei poemi omerici. Questo tipo di legge della vendetta è anche presente nelle leggi delle XII tavole, il primo codice del diritto romano. A Roma inoltre, nel tardo periodo repubblicano, era frequentissima la pubblicazione delle cosiddette “liste di proscrizione”: ogni persona il cui nome si trovasse nella lista poteva essere liberamente uccisa da qualsiasi cittadino libero. Nell’alto medioevo, le Leges Wisigothorum (il codice di leggi dei Visigoti giunti in Spagna dopo la caduta dell’Impero Romano) e il longobardo Editto di Rotari si basavano ancora sul sistema della vendetta.
Con l’avvento del “secolo dei lumi”, la pena di morte inizia ad essere condannata dai pensatori illuministi. Uno di questi in particolare arriva addirittura a scrivere un libro in cui spiega perché è sbagliato punire con la morte i reati gravi e in cui suggerisce anche pene alternative, come per esempio i lavori forzati. Il libro in questione è Dei Delitti e Delle Pene, l’autore è il milanese Cesare Beccaria, nonno di Giuseppe Manzoni. Il primo paese ad abolirla definitivamente e per ogni tipo di reato è stato il Granducato di Toscana, nel 1786.
Le idee illuministe, però, hanno portato alla Rivoluzione Francese, che è stato il momento di maggiore successo della pena capitale, tanto che vengono inventate anche nuove macchine per far soffrire meno i condannati, come per esempio la Ghigliottina, sviluppata dal medico Joseph Guillotin.
Oggigiorno sono 40 i paesi del mondo in cui la pena di morte è in vigore e regolarmente utilizzata, a fronte di altri 47 paesi in cui è in vigore ma non viene esercitata da anni. In totale, in quasi la metà dei paesi del mondo è ancora favorevole all’estrema punizione.

(adsbygoogle = window.adsbygoogle || []).push({});

Chi è a favore della pena di morte probabilmente penserà che sia giusto che chi si macchia di colpe gravi, in genere omicidio ma in paesi come la Cina e alcuni paesi arabi anche reati come la rapina a mano armata o addirittura il consumo di alcolici da parte delle donne, debba pagare la propria colpa con la vita, in modo tale da essere sicuri che il colpevole non cada di nuovo in tentazione di commettere il detto reato. Chi invece si schiera contro è convinto che sia giusto concedere ai colpevoli una “seconda occasione”, sostituendo la pena capitale con un congruo numero di anni di carcere, che non sempre però, almeno in Italia, vengono interamente scontati.

Io mi colloco decisamente contro la pena di morte, perché sono convinto che sia sbagliato punire chi uccide uccidendolo, poiché in questo modo ci si macchia praticamente dello stesso reato. Certo è che, come purtroppo avviene a volte nel nostro paese, quando una persona responsabile di una strage in cui perdono la vita molte persone viene condannata all’ergastolo e dopo pochi anni viene tranquillamente scarcerata come se niente fosse, allora a quel punto mi verrebbe quasi da cambiare idea.

Albert Camus scriveva: “La pena di morte è l’assassinio più premeditato”.

LEAVE A REPLY