Saggio breve: sviluppa l’argomento proposto, utilizzando i documenti e i dati che lo corredano e facendo riferimento alle tue conoscenze in materia ed alle tue esperienze di studio.
Argomento: La Terra, il cibo e gli uomini.

Perché non si parla mai di cibo?

Saggio breve sul cibo

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L’EXPO di Milano 2015 sarà il primo grande evento mondiale sul cibo, sarà quindi la prima occasione in cui tutti i paesi del mondo saranno chiamati a discutere su uno degli argomenti più semplici ma al contempo più contraddittori, di cui si parla poco e male. Ma perché non parliamo mai di cibo? Perché quella che dovrebbe rappresentare una parte del nostro quotidiano ci presenta in realtà tutti questi problemi?

Fino alla seconda metà dell’Ottocento, in alcune parti del mondo prima, in altre un po’ più tardi, in altre ancora invece questo tipo di sistema sopravvive ancora; ogni famiglia produceva in proprio ciò che mangiava, ogni famiglia disponeva del necessario per sopravvivere anche se qualche volta capitava di dover soffrire la fame, magari perché il raccolto non aveva portato i frutti sperati. Con l’industrializzazione, i contadini si trasformarono in operai e gran parte delle famiglie lasciarono le campagne per trasferirsi in città, più vicino ai nuovi posti di lavoro.

Le persone, oberate da questo nuovo tipo di lavoro, non avendo quindi più tempo né terra per provvedere alla coltivazione o all’allevamento, dovettero iniziare ad acquistare il loro cibo dai pochi contadini rimasti. Questo portò alla nascita dei cosiddetti “brand” alimentari e il cibo si trasformò in un prodotto di massa. Si crearono industrie specializzate nella trasformazione dei prodotti alimentari e le materie prime, il frumento, il mais, il caffè e tutto ciò che fino a quel momento ognuno coltivava nel proprio orto, diventarono “commodities”, piccole quote, come l’oro e il petrolio, piccoli “pezzi di società” che chiunque può vendere e comprare e il cui prezzo viene stabilito dal mercato; come le azioni delle varie compagnie quotate in borsa. Il cibo è, ormai, un bene di consumo, e come tale viene prodotto in quantità industriali, consumato e sprecato.

Secondo i dati offerti dalla FAO, oggi produciamo cibo per dodici milioni di persone, quando al mondo rasentiamo quota sette miliardi. Nonostante ciò, sono quasi un miliardo le persone che soffrono e muoiono di fame. Perché non si riesce a far fronte a questo problema?

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Il fatto è che, come per altri settori, anche in quello alimentare il mondo si divide in paesi di “Serie A”, che possono permettersi di produrre, lavorare e esportare enormi quantità di cibo di cui gran parte viene sprecata in maniera irrecuperabile e paesi di “Serie B” , per esempio (non me ne vogliano gli amici cinesi e latinoamericani) la Cina e il Sudamerica, ex poveri che si stanno avviando verso quella direzione. A occupare l’ultimo anello della catena, poi, si trovano i paesi di “Serie C  zona retrocessione”, costretti alla fame dalle prime due categorie. Questa distinzione, per esempio, si vede nel fenomeno del Land Grabbing, una delle più terribili piaghe del nostro tempo. Cos’è il Land Grabbing? Land Grabbing, letteralmente, “sequestro di terra”, è quando la ricca multinazionale del cibo, il fondo sovranazionale o l’hedge found, si recano dal dittatore locale richiedendo, dietro l’esborso di notevoli somme di denaro, un appezzamento di terra da destinare alla coltivazione intensiva di un determinato prodotto. Il dittatore, che certo non può rifiutare tutti quei soldi “facili”, si appropria con la forza della terra togliendola ai contadini, i quali sono costretti a scegliere tra lasciare il loro paese o morire di fame.

In occasione dell’EXPO di Milano, verrà compilata una dichiarazione universale che prenderà il nome di “Carta di Milano”, la quale poi verrà anche ratificata dalle Nazioni Unite. Questo documento prevederà provvedimenti internazionali atti a sradicare definitivamente, si spera, la fame nel mondo attraverso lo sviluppo sostenibile e la lotta allo spreco. Sono obbiettivi molto ambiziosi, ma credo che con la collaborazione e con lo sforzo internazionali nessun obbiettivo sia precluso, e tutte le disuguaglianze ripianate. In fondo, basta solo prestare un minimo di attenzione in più a ciò che mangiamo.
(Giulio Scremin)

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