Uno degli autori più studiati a scuola è senza ombra di dubbio Giosué Carducci, il quale è uno dei perni della letteratura italiana. Oggi vedremo un riassunto.

Vita e formazione

Giosuè Carducci nasce nel 1835 a Valdicastello, in Versilia. Trascorre la sua infanzia principalmente in Maremma nei pressi di Bolgheri, luogo che canterà nella sua celeberrima poesia “Davanti San Guido”, perché il padre è costretto a trasferirvisi perché perseguitato per le sue idee politiche. Nel 1849, si trasferisce di nuovo, questa volta a Firenze, dove si iscrive alla scuola degli Scolopi. Successivamente, nel 1855, si laurea in lettere alla Scuola Normale di Pisa.
Gli anni successivi sono caratterizzati da un grande sconforto in seguito ad alcuni lutti familiari. Nel 1860 ottiene la cattedra di Letteratura Italiana presso l’università di Bologna, che manterrà fino al 1904, fra i suoi allievi è annoverato anche un giovane romagnolo di nome Giovanni Pascoli, che in seguito avrà successo nella poesia. Carducci sente Bologna come una seconda patria: in questa città, compie fondamentali esperienze politiche e culturali. 
Nel 1890 viene eletto senatore del Regno, ottenendo numerosi onori e riconoscimenti ufficiali. Nel 1906 diventa il primo autore italiano di sempre a vincere il premio Nobel per la letteratura.
Muore a Bologna nel 1907.
Per ripassare al meglio Giosuè Carducci, puoi leggere questo articolo sul poeta a lui contemporaneo Giovanni Pascoli.

Giosuè Carducci

Le opere

Sono moltissime le poesie che portano la firma di Carducci, annoverate in varie raccolte pubblicate in periodi diversi della vita del poeta.
Nella prima raccolta, dal titolo “Rime Nuove” (1861-1887), Carducci, abbandonato l’impeto della vita e della passione civile, esprime le voci più intime della sua anima. Temi ispiratori di quest’opera sono i ricordi autobiografici e le memorie storiche. Appartengono a questa raccolta le famosissime San Martino, Davanti San Guido e la Canzone di Legnano.
Nelle “Odi Barbare”, componimenti poetici scritti tra il 1871 e il 1889, il poeta sperimenta un nuovo tipo di metrica: abbandona gli schemi della metrica italiana tradizionale per tornare a scrivere come scrivevano gli antichi greci e latini. Il nome “Barbare” è dovuto al fatto che l’autore riteneva che tali sarebbero parse gli antichi se avessero mai avuto la possibilità di conoscerle. I temi trattati sono principalmente argomenti autobiografici e rievocazioni storiche. 
L’ultima raccolta, “Rime e ritmi” (1887-1889), racchiude componimenti a contenuto storico-celebrativo ma anche riflessioni più intime di un Carducci sempre più immerso nel suo tempo.

Odi Barbare

Stile e Temi trattati


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Carducci avverte nelle sue poesie tutto il disagio della società contemporanea. Essendo di formazione classica, egli si pone come primo obbiettivo la restaurazione della tradizione. In questo modo, nelle sue opere, si celebra il passato glorioso dell’Italia, per esaltarne la grandezza degli ideali. Per questo motivo viene definito “Poeta Vate”, cioè poeta “simbolo della nazione”.

Lo stile è principalmente legato alla tradizione classica, le strofe rievocano il ritmo e la musicalità della lirica greca e latina. La lingua usata è spesso colta e lontana dall’uso parlato.
Un  giovane studente di liceo, un certo Gabriele D’Annunzio, gli scrive un giorno una breve lettera:
«Illustre signore, quando ne le passate sere d’inverno leggevo avidamente i suoi bei versi, e gli ammiravo dal profondo dell’animo e sentivo il cuore battermi forte di affetti nuovi e liberi, mi venne mille volte il desiderio di scriverle una letterina in cui si racchiudessero tutti questi sentimenti e questi palpiti giovanili… Io voglio seguire le sue orme: voglio anch’io combattere coraggiosamente per questa scuola che chiamano nuova… anch’io mi sento nel cervello una scintilla di genio battagliero, che mi scuote tutte le fibre, e mi mette nell’anima una smania tormentosa di gloria e di pugne…».

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