Tema sul viaggio

Tema sul viaggio: testo espositivo sul tema del viaggio in generale, dal bisogno umano di viaggiare al turismo di massa passando per il viaggio nella letteratura.

Il Viaggio della Vita

Sin da tempi antichissimi e per i motivi più svariati, l’uomo sente il bisogno di viaggiare. Il bisogno di esplorare, di scoprire, di immaginare il mondo che lo circonda, di uscire dalla banalità della vita quotidiana. Perché questo? Perché si tratta di una necessità senza tempo, che è dentro di noi da quando eravamo dei semplici ominidi che camminano curvi.
Questo tipo di bisogno è stato cantato dai più importanti poeti e letterati mai esistiti. Il tema del viaggio è infatti un topos letterario che ci accompagna attraverso i secoli e che ci aiuta anche  fornendoci una percezione concreta del succedersi delle civiltà. L’esempio senza dubbio più significativo è quello offerto da Omero nell’Odissea: in questo grande poema Ulisse, re di Itaca, per sete di conoscenza e per voglia di soddisfare questo bisogno fondamentale, sacrificò la sua bella vita da re per vivere tempeste, naufragi, mostri mangiauomini e donne malvagie che vorrebbero trattenerlo presso i loro talami. Come nel caso di Circe, la persecuzione e l’ira del dio Poseidone a cui è stato accecato il figlio, il ciclope Polifemo con uno dei suoi tanti inganni e stratagemmi per poter continuare, imperterrito e tenace, lo scopo della sua vita: conoscere, sapere, crearsi un bagagliaio più ampio possibile. Ulisse che per primo riuscì ad andare oltre le colonne d’Ercole, il non plus ultra del mondo antico, oltre il quale c’era solo mistero, paura, pericolo e l’ignoto, e, come Dante ci racconta nella sua Commedia, avrebbe pagato carissimo questo affronto agli Dei.
Da Omero passiamo quindi a Virgilio, grande poeta romano, che ci propone invece il viaggio di ricerca di una nuova patria. Passano i secoli, l’idea non cambia: si arriva a Dante, che attraverso il suo viaggio nell’aldilà offre una possibilità a tutti gli uomini di giungere alla redenzione. Più recentemente, Arthur Rimbaud nel suo Battello ebbro propone la metafora del viaggio come totale allontanamento da ciò che è noto. Si passa poi a Joyce, il quale invece si rifà a Omero, riproponendo il topos dell’eroe viaggiatore, ambientando il suo Ulysses nella moderna città di Dublino.
In epoche più recenti, l’uomo non ha perso il suo bisogno di viaggiare, al contrario questo si è molto rafforzato, perdendo però gran parte del suo bagaglio spirituale. Il viaggio moderno, quindi, perde il suo carattere di esperienza che forma la persona, per diventare soltanto una collezione di bei paesaggi da vedere o di manifestazioni “tipicamente locali” cui partecipare, spesso costruiti ad arte dall’industria del turismo. Il viaggio diventa quindi Turismo di massa, che è il risultato di un meccanismo che ha trasformato anche il viaggio in un’industria.
Concludo citando Oscar Wilde:

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“Solo facendo quel viaggio, si capirà perché lo si doveva fare, e si darà voce ad una parte di sé che chiede di venir fuori. E se qualche volta è difficile partire, le abitudini, il dovere, gli impegni, la mancanza di tempo, il dubbio, le aspettative della altre persone. sembrano ostacoli insormontabili, non dimentichiamo che

C’è solo una cosa peggiore del viaggiare, ed è il non viaggiare affatto.” 
Poi Seneca:
“Perché ti stupisci se i lunghi viaggi non ti servono, dal momento che porti in giro te stesso? Ti incalza il medesimo motivo che ti ha spinto fuori di casa, lontano”.
(Giulio Scremin)

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