L’Iliade: Riassunto per scuola media e superiore

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L’Iliade è un poema epico, strutturato in 24 libri in versi a esametro greco, composto in Grecia nel periodo del cosiddetto Medioevo Ellenico. Si tratta di uno dei testi più studiati a scuola, ed è anche uno dei più interessanti.

Quest’opera di Omero è una delle opere più famose della storia, insieme all’altra sua opera, l’Odissea, ed è anche una delle più importanti, visto che grazie ad essa possiamo conoscere il passato dei greci.

In realtà quando sosteniamo che l’opera sia stata scritta da Omero, lo facciamo in via “ufficiosa”, in quanto essa è attribuita ad Omero, ma non vi è la certezza che l’abbia scritta lui.

Questo perché non ci sono documenti che sciolgano ogni dubbio sul fatto che a scrivere quest’opera sia stato proprio lui, anzi c’è da dire un’altra cosa molto importante: Non vi è nemmeno la certezza che Omero sia esistito realmente.

Di certo, non si sa in quale città sia nato, tant’è che nell’Antica Grecia(quando ormai lui era già scomparso da secoli) molte città sostenevano di avergli dato i natali.

Cos’è l’Epica?

L’Epica è la prima forma di racconti che conosce il mondo occidentale, si tratta di storie cantate (e accompagnate da musica) oralmente da “poeti” itineranti (aedi e rapsodi), che giravano per le corti dei signori aristocratici e le piazze delle grandi città micenee.

Le narrazioni avvenivano la sera nel mégaron del palazzo. Questi canti erano rivolti soprattutto ad un pubblico maschile formato dai maggiori esponenti dell’aristocrazia militare, che all’epoca era la classe dominante in Grecia.

Gli argomenti principali erano la guerra (di cui parla l’Iliade) oppure i viaggi di ritorno (nòstoi) degli eroi dalla guerra (l’Odissea).

Perché nasce l’epica?

L’epica nasce per soddisfare i bisogni secondari dell’uomo, quelli intellettuali, spirituali e affettivi, il bisogno di distrarsi, di sognare, di liberare la mente dai problemi della vita quotidiana.

Oltre a questo, l’epica aveva anche altre due funzioni: una celebrativa e una didattica.

Vuol dire che il popolo greco celebrava la sua gloria, il suo orgoglio e la sua identità “nazionale” attraverso l’epica e questa forniva un esempio alle nuove generazioni di come il vero greco dovesse comportarsi.

Attraverso l’ascolto delle storie dei grandi eroi, perché ricordo che questi poemi nascono orali e vengono poi resi in forma scritta dopo sei secoli di gestazione, il giovane greco imparava i valori di coraggio, forza, virtù, potenza e sprezzo del pericolo ma anche potenza interiore, intelligenza, onore che contraddistinguevano il “pacchetto di valori” (Kalos kai agathos, bello e buono) del “buon greco”.

Chi ha scritto l’Iliade e l’Odissea?

Come ho scritto, i poemi omerici, nascono in forma orale. Non si può dunque indicare un unico autore, come invece si può dire che l’autore dell’Eneide è Virgilio.

Questi poemi sono frutto di una collaborazione durata seicento anni.

La guerra di Troia finì nel dodicesimo secolo a.C., da quel momento si colloca l’inizio del periodo del medioevo ellenico e la fine di questo si colloca nel VIII secolo a.C., più o meno intorno alla data dell’800 a.C., si pensa che uno degli ultimi aedi abbia raccolto tutti i vari frammenti pensati dai suoi predecessori nei secoli e li abbia raccolti in un unico ciclo epico, una raccolta di poesie che includeva oltre all’Iliade e all’Odissea molti altri poemi minori ormai andati perduti.

A questa figura è stato dato il nome di “Omero”, che in greco significa “cieco, non vedente”. Questa è la teoria più accreditata sull’autore di questi due poemi.

Iliade e Odissea vennero poi fatti scrivere dal tiranno di Atene Pisistrato, nel VI secolo a.C., in modo che venissero declamati durante le processioni religiose durante le feste dedicate alla dea Atena.

Di cosa parla l’Iliade?

L’Iliade è basata su un fatto storico: racconta l’ultimo dei dieci anni in cui una coalizione di Achei (progenitori dei greci) cinse d’assedio la grande città di Troia (Ilio, da cui deriva Iliade), per vendicare il disonore che aveva colpito il re di Sparta, Menelao dal momento che un principe troiano, Paride, aveva rapito sua moglie, la Regina Elena, e l’aveva portata con sé.

Libro I Iliade

Viene fuori il tema centrale dell’Iliade: l’ira, l’ira che Achille, il più forte dei greci, prova nei confronti del suo suo re, Agamennone, fratello di Menelao e comandante in campo dell’esercito ellenico; ma anche l’ira che il dio Apollo prova nei confronti dei greci, poiché sempre Agamennone si era macchiato di sacrilegio nei suoi confronti. La spiegazione di queste ire dà inizio al poema.

Ma esattamente, cosa ha fatto arrabbiare in questo modo Achille e Apollo? Una schiava. Dopo il proemio (l’invocazione alla musa ispiratrice che apre il poema), infatti, ci viene raccontato che il sacerdote di Apollo Crise si reca da Agamennone per chiedere la restituzione di sua figlia, che con immensa fantasia ha chiamato Criseide, anch’ella sacerdotessa di Apollo, la quale nel frattempo era diventata schiava del re greco.

Questo, sdegnato, caccia via dalla sua tenda il vecchio sacerdote, contravvenendo a due importantissime regole del codice etico del kalos kai agathos: ha offeso un anziano, cosa gravissima perché gli anziani sono sacri a Zeus, il re degli dei, ma cosa ancor più grave l’anziano che ha offeso era anche un sacerdote, quindi la colpa è doppia.

Ettore

Il dio Apollo, per vendicare l’offesa fatta al suo sacerdote, scatena una pestilenza nel campo greco uccidendo decine e decine di soldati. Per placare l’ira del dio, Agamennone consulta l’indovino Calcante, il quale indica come unica soluzione la restituzione della giovane donna.

Nasce quindi la lite tra Agamennone e Achille: il re acconsente alla restituzione ma all’unica condizione di avere in cambio la schiava del Pelide.

Achille è obbligato ad accettare, ma offeso dalle parole del suo comandante, giura che non parteciperà più alla guerra e chiede aiuto alla madre Teti, la quale ottiene da Zeus la promessa che i Troiani avranno la meglio fin quando il figlio non avrà ottenuto riparazione all’affronto subito.

La pestilenza si placa. Il libro primo si conclude con uno spaccato di vita quotidiana dorica rappresentato sull’Olimpo da Zeus ed Era.

Libri II, III, IV e V

I libri dal II al V narrano l’evolversi dei combattimenti e l’intervento degli dei nel conflitto, evidenziano anche l’avverarsi della promessa fatta da Zeus a Teti. I Troiani sembrano prevalere sui greci.

Libri da VI a IX

Nel libro VI viene introdotto il personaggio di Ettore, il più valoroso dei figli del re troiano Priamo e comandante in campo dei Troiani, che subito prende in mano la situazione conducendo i suoi fino alle navi dei greci (libri dal VII al IX).

Libro X

Nel libro X fanno la loro comparsa Ulisse e Diomede, che grazie ad un imboscata notturna riescono a mettere fuori combattimento una buona parte dell’esercito troiano, anche se, quando all’indomani i combattimenti riprendono alla luce del sole, i troiani, sempre favoriti da Zeus, ancora prevalgono.

Libri dal XI al XVII

Nei libri dall’XI al XVIII si combatte ancora senza sosta, i troiani sono ancora superiori ai greci.

Agamennone quindi tenta disperatamente di riconciliarsi con Achille, ma quest’ultimo non vuole cambiare il suo atteggiamento.

Patroclo, il grande amico di sempre di Achille, addolorato dalle sorti dei compagni, vuole andare a combattere al posto del Pelide. Questo in un primo momento è restio ad accettare, ma in un secondo momento gli concede le sue armi.

Con Patroclo, i greci riescono a sollevare la testa, ma Patroclo viene ucciso da Ettore. Patroclo morente profetizza a Ettore la sua morte per mano di Achille (libro XVI). Morto Patroclo, greci e troiani si contendono il suo corpo in una lotta violenta, fino a quando Achille, appresa la notizia della morte dell’amico, disperato si riconcilia con Agamennone e, ricevute nuove armi forgiategli espressamente per lui dal dio Efesto, torna a combattere.

Libri dal XIX al XXI

I libri dal XIX al XXI vedono i greci superiori sul campo di battaglia.

Nel libro XXII, Achille e Ettore si sfidano a duello sotto le mura di Troia compiendo così il destino di Troia, che senza il suo eroe è ormai battuta.

Libri XXIII e XXIV

Nel XXIII viene celebrato il funerale di Patroclo con dei giochi, mentre nel XXIV e ultimo libro il vecchio re Priamo si reca supplice alla tenda di Achille implorando la restituzione del corpo del figlio morto in cambio di ricchi doni. L’Eroe, ricordando il padre, restituisce la salma e concede dodici giorni di tregua. L’Iliade si chiude con i funerali di Ettore.

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