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L’Odissea è un poema epico in 24 libri di versi in esametro greco, composto, come l’Iliade, in Grecia durante il periodo del Medioevo Ellenico (1200-800 a.C.).
Oggi vedremo un riassunto dell’Odissea, per inquadrare quelle che sono le caratteristiche generali dell’opera di Omero, e il motivo per il quale è un’opera di importanza enorme per la storia dell’umanità. Proprio grazie a quest’opera e all’Iliade possiamo conoscere quella che è la storia(presunta) più antica della Grecia, storia che prima della pubblicazione dell’Iliade e dell’Odissea veniva tramandata per via orale.
L’Odissea, insieme all’Iliade e all’Eneide fa parte delle cosiddette “grandi opere classiche”, quello che segue è un riassunto dell’Odissea per bambini e per adulti, abbiamo tenuto alta la qualità, ma scrivendo in maniera molto semplice, facendo in modo che il testo sia accessibile a tutte le età e livelli di studio.

Odissea: Riassunto

Odissea riassunto
Ulisse acceca il ciclope, particolare di un urna a figure nere

Alla fine del medioevo ellenico, la società greca cambia profondamente. L’Aristocrazia militare non occupa più il vertice della scala sociale perché si sta facendo sempre più forte il ceto dei mercanti. Anche i valori della società sono profondamente cambiati, il kalos kai agathos ormai non soddisfa più le esigenze di questa nuova classe emergente. I valori nuovi comprendono il senso di appartenenza alla  città e al gruppo (in forte contrapposizione con l’individualismo dell’eroe iliadico), l’astuzia, l’intelligenza e la curiosità: queste sono le caratteristiche del nuovo eroe mercante, che viaggia per mare e affronta ogni tipo di pericolo, anche al limite delle capacità umane. In questo nuovo periodo, sono particolarmente apprezzati i racconti che trattano il ritorno (nòstos) dell’eroe dalla guerra: ne sono stati prodotti molti nei secoli, ma soltanto quello riguardante il ritorno di Ulisse (in greco Odisseo, da cui Odissea) è giunto integro fino ai giorni nostri.

Di cosa parla l’Odissea?

É la storia del viaggio di ritorno di Ulisse, il re dell’isola di Itaca, dalla guerra di Troia. L’eroe, una volta partito dalla spiaggia della città, impiega la bellezza di dieci anni per fare ritorno a casa, dove da vent’anni (dieci di guerra più dieci di viaggio) è atteso dalla moglie Penelope, che nonostante le insistenze dei numerosi pretendenti (proci) che si fanno vivi a corte gli rimane sempre fedele e dal figlio Telemaco, che era appena nato al momento della partenza per Troia e che ora a vent’anni non l’ha mai visto.
Il poema si apre (Libro I) con gli dei riuniti a concilio sull’Olimpo, Atena, protettrice di Ulisse, convince il padre Zeus a intervenire e ottiene la facoltà di potere aiutare Ulisse. L’eroe si trova ormai da sette anni confinato sull’isola Ogigia dalla ninfa Calipso, per volere di Poseidone. Atena quindi si reca Itaca e sotto mentite spoglie allerta Telemaco dicendogli che suo padre era ancora vivo e lo induce a partire alla volta di Pilo e Sparta, patrie rispettivamente di Nestore e di Menelao, per cercare notizie. 
I libri dal I al IV sono incentrati sul viaggio di Telemaco a Pilo e a Sparta. Le più moderne teorie sostengono che in passato questi libri formassero un poema a parte, la “telemachia” con protagonista appunto il giovane.

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Nel libro V, Gli dei, approfittando della momentanea assenza di Poseidone, fanno uscire Ulisse dall’isola, il quale si mette subito in viaggio su di una zattera. La navigazione procede serena fino al ritorno del signore dei mari, che venuto a conoscenza del fatto che l’eroe è uscito dall’isola, provoca una violenta tempesta che fa naufragare il malcapitato sull’isola dei Feaci, qui Nausicaa, figlia del re dell’isola Alcinoo, invogliata in sogno dalla dea Atena, va in spiaggia a lavare gli abiti con alcune ancelle e qui incontra Ulisse, che riesce a convincere la principessa , sempre ispirata dalla dea, a condurlo al palazzo, dove gli viene offerta ospitalità e la promessa che sarebbe stato ricondotto in patria (libro VI e VII). Nel palazzo, sentendo il suo nome nominato dal cantore Demodoco, Ulisse inizia a piangere e il re Alcinoo viene a conoscere l’identità del suo ospite, quindi gli chiede di raccontare la sua storia (Libro VIII).

A questo punto inizia la narrazione in prima persona di Ulisse (Libri dal IX al XIII). Dopo essere salpato dal lido di Troia e dopo essere scampato dall’attacco dei Ciconi, una popolazione della Tracia alleata dei troiani, Ulisse e i suoi compagni si avvicinano al Capo Maleo senza problemi e da lì in lontananza   già si vede la sua rocciosa isola. Ulisse si sente restituito alla propria patria. Ma ecco che, una volta doppiato il capo, una nuova tempesta si abbatte sulla sua flotta. La tempesta infuria per sette lunghi giorni e alla fine i greci si trovano in un mondo che non si sarebbero mai immaginati. Doppiando il Capo Maleo, infatti, Ulisse e i suoi compagni escono da quello che è il mondo conosciuto, secondo i greci il mondo civile, l’oikoumene umana; dal mondo in cui loro vivono, un mondo in cui gli esseri umani rispettano gli Dei e le leggi dell’ospitalità, dove gli esseri umani hanno un nutrimento prestabilito e si nutrono di pane e di vino. D’ora in poi Ulisse incontrerà esseri di natura divina, che si nutrono di nettare e ambrosia, come Circe o Calipso; oppure mostri giganteschi, subumani, che si cibano di carne umana, come i Ciclopi o i Lestrigoni. Quando la tempesta si dissipa, Ulisse approda in una terra a lui sconosciuta, probabilmente l’Africa, una terra leggendaria di cui lui e i suoi compagni non sanno assolutamente niente. Appena approdato,Ulisse invia degli uomini in avanscoperta per scoprire chi abita quel luogo sconosciuto. Gli indigeni non si mostrano ostili come i Ciconi, ma al contrario si mostrano affabili e amichevoli nei confronti dei greci e offrono loro il cibo di cui si nutrono abitualmente. Ulisse e i suoi uomini sono capitati nel paese dei Lotofagi, cioè di coloro che si nutrono dei fiori del loto.

Il loto è una pianta conosciuta e ricercata nel mondo antico per le sue proprietà analgesiche, gli Egizi ne facevano largo uso e forse questa pianta era conosciuta anche dai greci.
Assunto in grandi quantità, però, il fiore del loto causa uno stato di annebbiamento mentale e a volte anche la perdita della memoria.
Secondo la mentalità greca non c’è nulla di più disdicevole dell’oblio, cioè la totale perdita della consapevolezza del proprio passato, della propria patria e della propria famiglia; perché significa perdere la consapevolezza di se stessi e secondo i greci ciò intaccava il pesantemente il valore di un uomo, che deve essere sempre lucido e presente a se stesso.

Le staffette inviate da Ulisse, ebbre della pianta, si rifiutano di tornare alle navi e di partire alla volta di Itaca quindi Ulisse si vede costretto a incatenarli e trascinarli con la forza.
Abbandonata la terra dei Lotofagi, Ulisse si imbarca e parte con la sua piccola flotta; ma appena partita, la piccola flotta di Ulisse si imbatte di colpo in una fitta nebbia e quando si dirada sbarca su un’ isola apparentemente disabitata. Astutamente Ulisse ormeggia la sua nave in una baia poco in vista, dopodiché scende con i suoi compagni ad esplorare l’isola e trova una grotta di dimensioni monumentali, ci entra, e scopre un vero e proprio spettacolo bucolico: dentro la grotta non ci sono cereali, ma soltanto formaggi, latte e una moltitudine di pecore e capre.
Probabilmente un altro eroe avrebbe rubato qualche formaggio e se ne sarebbe andato, ma Ulisse no: vuole scoprire quale essere gigantesco abita quella grotta.

Ulisse sull’isola dei Ciclopi

Ulisse e i suoi marinai si trovano sull’isola dei Ciclopi. I Ciclopi sono esseri enormi, con un solo occhio in mezzo alla fronte, che si nutrono di carne umana. Il Ciclope che abita la grotta in cui Ulisse si trova con i suoi compagni si chiama Polifemo. Con degli espedienti, Ulisse riesce ad ingannare il mostro, ad accecarlo e a tornare alla sua nave. Il ciclope, figlio di Poseidone, implora vendetta. Da questo momento in poi Ulisse e i suoi compagni saranno perseguitati dal Dio, che non concederà loro un facile ritorno in patria.

Isola dei Ciclopi
Abbandonata la terra dei Ciclopi, la flotta achea raggiunge l’ isola di Eolo. (Libro X) Eolo è il dio dei venti e abita su un’isola che molti viaggiatori hanno cercato ma che solo Odisseo è riuscito suo malgrado a trovare. L’Isola è sempre avvolta da una coltre di nubi e la sua reggia si trova arroccata su un un enorme monte roccioso. Lì vive il dio con la sua famiglia.

Ulisse viene accolto dal dio con grande ospitalità ed estrema gentilezza, lui è uno dei grandi eroi narrati dall’Iliade e Eolo è contento di accoglierlo nel suo palazzo; lo fa accomodare, banchetta con lui e i suoi compagni e quando gli achei devono partire, Eolo fa loro un regalo: un otre che al suo interno contiene tutti i venti, escluso Zefiro, il vento che soffia da ovest e che aiuterà i greci a raggiungere Itaca. I greci quindi lasciano l’isola e partono per Itaca.

Durante il viaggio comincia a compiersi la maledizione di Polifemo: Ulisse viene colpito dal Sonno, Hypnos, e cade addormentato.
I compagni, sobillati da Poseidone, cominciano a pensare che nell’otre ci siano oro e gioielli e che Ulisse se li voglia tenere tutti per sé. Allora prendono l’otre di Eolo e lo aprono.
In quel momento tutti i venti contenuti nell’otre escono e scatenano una tempesta che dirotta per l’ennesima volta la flotta degli Itacensi.

Questa volta approda in un luogo nuovo: L’Isola dei Lestrigoni.

Ulisse sull’isola dei Lestrigoni

Nell’isola non ci sono porti ben visibili, c’è però una grande insenatura che forma una specie di porto naturale; Ulisse però non attracca lì, ma in una baia più nascosta.
I Lestrigoni sono un popolo di giganti antropofagi come i Ciclopi, sono del tutto simili agli esseri umani, ma vivono in modo arretrato e quasi selvaggio.
All’inizio si mostrano benevoli, ma quando vengono condotti dal re, questi divora un gruppo di greci e con il suo esercito si lancia al loro assalto, costringendoli alla fuga.
Ulisse riesce a raggiungere le navi, ma appena levate le ancore, I Lestrigoni cominciano a gettare, dall’alto dei promontori della loro isola, enormi massi, distruggendo l’intera flotta di Ulisse e solo la sua nave si salva.
L’ultima nave raggiunge un altro luogo misterioso, L’isola di Eea; su quest’isola, collocata dagli esperti al largo del Lazio, vive Circe.

Maga Circe

Circe trasforma i compagni di Ulisse in animali

Circe è una donna bellissima, imparentata con la dinastia regnante della Colchide, regione orientale ai limiti del Mondo, zia di Medea e figlia del Sole. Come la nipote anche lei pratica le arti magiche.
Raggiunta l’isola, Ulisse manda in avanscoperta i suoi migliori uomini; ma dopo poco uno di loro, Euriloco, il migliore amico di Ulisse, torna alla nave disperato.
La maga aveva tramutato tutti i compagni in porci.

Circe ha infatti l’abitudine di trasformare tutti i visitatori che giungono alla sua corte in animali. Perché Circe trasforma tutti gli uomini in animali? La solitudine. Circe è una figura solitaria che però soffre la solitudine, quindi ama circondarsi di creature che non possono fuggire.
Ulisse scende dalla nave e viene accolto dal dio Hermes, che gli dona un antidoto contro la pozione di Circe.
L’eroe arriva al palazzo ed è accolto dalla maga con tutti gli onori. Ella gli offre la consueta pozione, ma Ulisse non si trasforma e si lancia, sguainando la spada, contro la maga.
Ella capisce di trovarsi davanti a Ulisse e, liberati i compagni, lo invita a restare come suo ospite.
Ulisse e i suoi si fermano dalla maga per un anno, Ulisse e Circe vivono un vero e proprio idillio insieme. Ulisse però è rimasto fedele alla moglie e chiede a Circe di partire, ella acconsenta ma gli intima di recarsi nel paese dei Cimmeri, un luogo ai confini del regno dell’Ade, per incontrare l’anima dell’indovino Tiresia, che lo informerà sulle prossime insidie che incontrerà.

Ulisse nel regno dei morti

Nel regno dei morti Ulisse incontra molte animi di suoi compagni della guerra di Troia.
Incontra Agamennone, ucciso dalla moglie subito dopo essere entrato a casa; Incontra Achille, il quale gli dice che avrebbe preferito essere l’ultimo dei bifolchi che abitano il mondo dei Vivi, piuttosto si essere il grande Achille nel regno dei Morti e per ultima incontra sua madre, morta di dolore non vedendo più il figlio tornare a casa.
Tiresia dice ad Ulisse che da ora il primo ostacolo che incontrerà saranno le Sirene, esseri mostruosi con corpo di rapace e testa di donna che con il loro canto fanno perdere la strada ai marinai. Ulisse impone ai suoi marinai di tapparsi le orecchie con la cera e di legarlo all’albero maestro: Ulisse, eroe curioso e inseguitore della conoscenza, voleva udirne il canto.
Esse cantano la Verità con la V maiuscola, che ogni uomo brama di conoscere.
Il secondo ostacolo menzionato da Tiresia è lo stretto di Scilla e Cariddi, che coincide all’attuale stretto di Messina, qui gli itacensi riescono in qualche modo a farsi strada e a passare quasi indenni, ma il peggio deve ancora venire, perché una volta superato lo stretto, ecco il terzo ostacolo di Tiresia. La ciurma approda su un isola (forse la Sicilia) dove i compagni, tormentati dalla fame, uccidono alcune vacche della mandria del Sole. Essi perdono la vita poi in mare durante una tempesta suscitata dal dio. Ulisse naufrago approda all’isola Ogigia, quindi finisce la narrazione e torniamo al punto da dove eravamo partiti: il palazzo dei Feaci.
Nel libro XIII, Ulisse rimette piede sulla sua isola, qui trasformato in mendicante da Atena, riesce ad escogitare una vendetta insieme al porcaro Eumeo, al pastore Filezio e a Telemaco, il quale nel frattempo era tornato da Sparta, i tre riescono in qualche modo a entrare nel palazzo preso d’assedio dai pretendenti di Penelope (Libri dal XIV al XXI). Sotto le spoglie del mendicante, nessuno riesce a riconoscere il re, nessuno eccetto il suo fedelissimo cane, di nome Argo, che per la felicità muore poco dopo (Libro XVII). Nel Libro XXII Ulisse,dopo aver rivelato la sua identità, dopo aver vinto la prova con l’arco riesce, aiutato dai suoi complici, a fare una strage eliminando tutti i pretendenti. Nel bagno di sangue si ricongiunge a Penelope, la quale, degna moglie di suo marito, non essendo certa di trovarsi di fronte a Ulisse, lo mette alla prova con un indovinello, che naturalmente Ulisse riesce a risolvere. La famiglia è quindi riunita (Libro XXIII). In coda al poema, Ulisse si reca a far visita al padre Laerte e lo riconduce alla reggia (Libro XXIV).

Il riassunto dell’Odissea termina qui, abbiamo provato ad essere più esaustivi possibili senza essere troppo prolissi, garantendo un’ottima qualità. Nel caso in cui qualcuno dovesse avere delle perplessità può contattarci tramite commento.

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